Alessandro Michele è tornato a sorpresa
Il primo lookbook del nuovo Valentino è uscito nello stesso giorno dello show di Gucci
17 Giugno 2024
Colpo di scena calcolato o puro dispetto che sia, il ritorno di Alessandro Michele con il lookbook a sorpresa della Resort 2025 di Valentino ha gettato il mondo della moda giù dal letto questo venerdì. Parliamo di dispetto e colpo di scena perché l’enorme collezione (189 look, ma c’è anche un lookbook dedicato ai soli accessori) è arrivata a sorpresa a poche ore dal debutto dello show di Gucci, una mossa che non può ritenersi casuale considerata l’ampia premeditazione che il numero di look, la cura del lookbook stesso e il tempismo suggeriscono. Online, le prime reazioni sono state divisive: alcuni hanno detto che il nuovo Valentino è un remake dello stile già proposto da Michele per anni; altri hanno salutato con favore il ritorno di quel massimalismo che nell’ultimo anno era sparito in favore di una sobrietà più opulenta un po’ ovunque nell’industria. Come spesso capita nel caso di Michele, hanno ragione un po’ di tutti e due. Da un lato infatti i look della collezione ricalcano parecchio da vicino quelli che il designer aveva proposto durante i suoi anni di assoluto dominio sul mercato (e specialmente una versione più disciplinata della FW20 di Gucci) ma dall’altro, guardando da vicino, molti degli abiti citano gli archivi di Valentino degli anni ’60 e ’70 che Michele ha affermato di aver esplorato come una miniera d’oro.
In queste ore, Michele viene paragonato su Twitter e altre piattaforme a un Hedi Slimane la cui estetica finisce per torreggiare sempre su quella originaria del brand – ma in tempi dubbiosi come i nostri, in cui brand come Berluti, Lanvin, Givenchy e (almeno per questa stagione) Chanel possono permettersi di fare a meno di un direttore creativo, forse è necessario che la mano di un certo autore, specialmente se costoso da ingaggiare come Michele, si senta moltissimo o per nulla. La percezione comunque è che si sia voluto segnalare a quella fetta di clienti ancora attaccata all’heritage del designer romano che adesso lo chef, per così dire, lavora in un altro ristorante. Ci sono segnali di continuità con il passato: osservando qui e lì attraverso il labirinto dello styling, si notano prodotti logati che proseguiranno sicuramente nella collezione carry-over o comunque certi design animati da monogrammi il cui scopo pare quello di garantire una transizione morbida per la clientela del brand. Una nota sicuramente positiva è l’assenza di quegli eterogenei elementi streetwear che, specialmente negli ultimi tempi da Gucci, avevano iniziato a sfiorare il confine dello stravagante come i leggins logati color neon, i pepli di spandex luccicante, le borse e le maglie decorate da personaggi Disney e via dicendo. Questo è un Michele più calmo e più misurato, la sua mano è sicura ancorché autoindulgente.
Quello di Valentino è un Alessandro Michele alla prima maniera, pieno di carattere, che dosa la sua eccentricità e conosce se stesso, fornendo anche una forte dose di nostalgia per epoche in cui si viveva il vestire con una sorta di edonistico abbandono - non un edonismo alla Tom Ford, ma di chi affonda piacevolmente nel passato. Funzionerà nell'era del vintage e del secondhand? Sicuramente è dotato di quell’esuberanza e di quella visione compiuta e ricca di dettagli e chiaroscuri che, nel clima riduzionista nato anche in reazione alla predominanza dello stile di Michele stesso, era andata esaurendosi insieme a quella volontà di collocare il discorso sull’archivio in una cornice estetica più esplicitamente narrativa. La collezione inoltre fa presagire potenziali interessanti sviluppi specialmente per la Haute Couture considerato come, nella precedente tenure, la ricerca di una linea iper-pulita e iper-disciplinata, anche se animata da un romanticismo tutto cromatico, fosse stata predominante. Michele sta esplorando l’enorme, ricchissimo passato del brand di cui ora è il nuovo custode e intende portare il pubblico con sé nel suo scavo. E ha la nostra attenzione.