A Londra, l'ingresso in Borsa di Shein sta ricevendo aspre critiche
Anche dal British Fashion Council
11 Giugno 2024
Il possibile ingresso in borsa da parte di Shein nel Regno Unito ha sollevato diverse polemiche tra i sostenitori dei diritti dei lavoratori e tra i consigli di moda, che sostengono che lasciare entrare l'azienda di fast fashion nel FTSE londinese rappresenterebbe un «tradimento» per i lavoratori e per l'ambiente, malgrado la quotazione potrebbe essere valutata a 50 miliardi di sterline. Secondo una ricerca di Public Eye, organizzazione no profit svizzera, gli impiegati di Shein lavorerebbero oltre 70 ore alla settimana; in più nell'ultimo anno sono emerse diverse accuse di lavoro forzato nella regione in cui sono prodotti gli articoli del brand, nello Xinjiang in Cina. Le criticità riguardo il trattamento dei lavoratori dell'azienda si affiancano alle numerose controversie circa l'impatto ambientale di Shein, che si dice carichi oltre 10mila nuovi articoli sul sito ogni giorno. L'ingresso in borsa della società nel Regno Unito potrebbe spronare una forte crescita di Shein in Europa, affermano i sostenitori dei diritti dei lavoratori che stanno protestando contro i politici che lo starebbero favorendo, andando contro tutti i valori per cui lo Stato dovrebbe battersi. Alla richiesta di commentare la questione, i rappresentanti di Shein hanno dichiarato: «In quanto azienda privata, non commentiamo su speculazioni».
@dannyrayes The truth about fast fashion
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Tra le parti che si stanno opponendo alla quotazione in borsa di Shein c'è anche il British Fashion Council (BFC), che include brand come Burberry e Victoria Beckham. Il BFC si è detto preoccupato dell'ingresso nel FTSE londinese dell'azienda, ha riportato il The Guardian, e l'amministratore delegato del Consiglio, Caroline Rush, ha dichiarato che, se la quotazione avrà luogo, il governo dovrà imporre ulteriori regolamentazioni sul mercato dell'abbigliamento per garantire una giusta concorrenza tra aziende. Tra i gruppi per l'ambiente e i lavoratori che si stanno muovendo per fermare la quotazione ci sono Labour Behind the Label, una no-profit di Bristol che si batte per i diritti dei lavoratori nella fashion industry, e UNI Global Union, Federazione sindacale che unisce 150 Paesi e rappresenta 20 milioni di lavoratori. Per Mathias Bolton, responsabile del commercio di UNI Global Union, «Shein non dovrebbe essere premiata con la credibilità di essere quotata nella City, o altrove, data la mancanza di trasparenza nella sua catena di approvvigionamento e le scioccanti notizie di gravi violazioni del lavoro».
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Nonostante i movimenti contro la quotazione di Shein, l'azienda sarebbe pronta a pubblicare i piani per l'ingresso in Borsa a Londra, anche se potrebbe posticipare l'azione a settembre, dopo le elezioni governative. Il Partito Laburista, che si prevede avrà la meglio, si è detto pronto a supportare la quotazione di Shein nella FTSE londinese per permettere maggiori investimenti e crescita nel Paese, che rispetto a qualche anno fa sta diventando una scelta minore per le quotazioni delle grandi aziende. Shein sostiene di avere una politica di tolleranza zero per il lavoro forzato e di aver investito milioni di sterline per migliorare la governance e la conformità della supply chain, mentre il Partito Laburista ha dichiarato di aspettarsi i più alti standard regolamentari e le migliori pratiche commerciali da qualsiasi azienda operante nel Regno Unito.