Com’è andato l'evento Saudi 100 Brands a Parigi
Il talento saudita in mostra alla Paris Fashion Week
15 Marzo 2024
In mezzo al turbinio di sfilate e presentazioni che hanno animato le strade e le molte venue di Parigi, l'iniziativa della Saudi Fashion Commission, di nome Saudi 100 Brands, ha fatto il suo ritorno trionfale portando in scena nei locali di Les Cordoliers il lavoro di 16 brand sauditi interamente posseduti e gestiti da donne. Approfondendo il proprio scopo di sostenere l'industria della moda del Regno dell'Arabia Saudita, la Saudi Fashion Commission ha voluto esaltare le voci femminili che vengono dal Regno – una serie di talenti che incarnano lo zenit dell’eccellenza saudita emergente nella moda. Come già l’anno scorso, l’evento è durato per ben tre giorni: il primo, il 28 febbraio, ha visto i diversi brand sfilare e le loro owner raccontare se stesse e il proprio lavoro alla stampa; mentre nei giorni successivi si sono svolti altri due eventi, uno in collaborazione con nss Magazine il 29 febbraio e un altro guidato da Caroline Issa, CEO e Fashion Director di Tank Magazine, il 1° marzo.
Tutte e sedici le designer che hanno partecipato allo showcase hanno rappresentato con il proprio valore tutta la ricchezza manifatturiera e culturale tipica dell’Arabia Saudita. Una delle presentazioni più importanti è stata quella di Mona Alshebil che ha mescolato la cultura tradizionale saudita e i vibe del design contemporaneo alla variegata ispirazione di Apoa che ha unito il linguaggio della moda saudita a quello dell’architettura, aprendo la mente verso nuovi orizzonti attraverso il suo amore del viaggio. Le creazioni di Ashwaq Almarshad, realizzate interamente a mano a Riyadh, hanno stupito gli astanti con la sofisticazione e l’opulenza dei loro dettagli, più selettiva, invece, Chador è specializzata nella rielaborazione moderna del grande protagonista del guardaroba saudita, il kaftan, interpretato e aggiornato secondo le esigenze della modernità. Altrove Charmaleena ha costruito la sua collezione basandosi sui simboli e sui riferimenti delle proprie tradizioni, mentre Dazluq ha colpito critica e pubblico con la ricchezza dei materiali selezionati e il rigore sartoriale delle costruzioni. Kaf by Kaf ha offerto una proposta di abiti di lusso made-to-order e del tutto personalizzabili mentre e Mashael Al Faris ha sperimentato con una collezione di demi-couture dai dettagli straordinariamente attenti.
Tra gli altri protagonisti ci sono stati MD29 brand emerso nel 2018 e affermatosi come uno dei più importanti dell'Arabia Saudita, alimentato da un impegno costante verso la propria creatività innovativa e design originali che hanno catturato l'attenzione dei giovani consumatori in tutto il Regno; Abadia, un marchio di lusso etico che mescola la cultura saudita attraverso design contemporanei senza tempo con una particolare cura per tessuti e dettagli sartoriali con l'idea che ogni capo debba essere apprezzato e considerato un investimento destinato a essere conservato e tramandato. Più moderno e sleek, il marchio di couture Pavone ha proposto abiti dalla spiccata femminilità, ricamati sotto la guida di Shouq Abdulrahman Almubarak che ha studiato il ricamo dal leggendario Lesage a Parigi e dal 2016 propone abiti di couture densi di eleganza e dalle linee moderne mentre RMRM giovane brand basato a Ryadh che ha raccontato la cultura saudita attraverso un approccio più streetwear attraverso camicie e giacche ricoperte di grafiche, felpe e pantaloni della tuta vivacemente colorati e dal taglio moderno che racconta la creatività della nuova generazione di designer sauditi. Samar Nasraldin una designer nata a Jeddah che ha portato a Parigi una collezione sobria ed essenziale dalle linee fluide, intenta a celebrare l'individualità femminile e che dal 2015 presenta interessanti variazioni sul costume saudita tradizionale come ad esempio l'integrazione del classico velo in abiti moderni secondo vestibilità nuove ma rispettose della tradizione, mentre The Dropped Collection, fondato su uno stile minimalista, ha incarnato la freschezza nel prêt-à-porter con modernità e semplicità concentrandosi sulla sartoria e su tagli impeccabili e qualità senza compromessi con forme e strutture creando un guardaroba capsule dall'artigianato eccezionale rispettando una politica di zero sprechi. Yasmina Q, il primo marchio saudita focalizzato sulla maglieria, che utilizza materiali provenienti da fonti sostenibili per promuovere la conservazione ambientale e la gentilezza verso il nostro mondo, sotto la direzione della founder Yasmina Qanzal coinvolgendo diverse comunità nel Regno Unito, in Indonesia e a Hong Kong nel proprio processo produttivo, con un'attenzione particolare alla vicinanza dei materiali, agli incentivi basati sulla comunità e al concetto di rigenerazione. Infine c'è stato Yataghan Jewellery, il brand fondato da Sarah Abudawood e indossato tra gli altri dalla regina Rania di Giordania, che ha fondato l'etichetta nel 2008, diventando presto celebre per i suoi collier e orecchini ispirandosi al nome dalla rinomata spada "YATAGHAN", un'opera d'arte esquisitamente realizzata famosa durante l'Impero Ottomano e che produce ancora tutti i propri gioielli artigianalmente con design squisitamente intricati.