Il pragmatico romanticismo di Sabato De Sarno per la FW24 di Gucci
«Non sono alla ricerca di un altro mondo da abitare, piuttosto di modi per abitare questo mondo»
23 Febbraio 2024
Per Sabato De Sarno la moda è una maratona, non uno sprint. E dopo aver fatto il suo ingresso nel brand a gamba tesa, lo show FW24 di Gucci visto oggi a Milano ha dato l’abbrivio a una nuova e più risoluta fase della sua direzione creativa dopo le collezioni “gemelle” di esordio che ne avevano ristabilito le fondamenta e il linguaggio estetico. Più matura e complessa, la collezione vista oggi ha rappresentato con grande nitore la ricerca che De Sarno compie sulla sartorialità e sulla sua passione per una sorta di decostruzione gentile dei luoghi comuni del vestiario o, come il designer scrive nelle sue note di un «piccolo gesto sovversivo». De Sarno è un designer pratico ma un uomo romantico: due aspetti che hanno trovato un compimento perfetto nel cappotto che è stato un po’ il protagonista dello show, costruito con un’abbottonatura celata sul retro grazie al quale il capo “abbraccia” chi lo indossa. Una sartoria che simula un gesto d’amore. Lo stesso meccanismo di abbottonatura era presente su tutte le altre giacche e cappotti della collezione che, fra le altre cose rendevano evidente un notevole lavoro sulle proporzioni, che si fanno protettive ma sensuali allo stesso tempo, suggerendo una femminilità indomita e sicura di sé ma serena nella sua assenza di aggressività.
Un altro tipo di lavoro fatto è quello sulle consistenze, estremamente tattili, ma organizzate in una sorta di stratificazione tra lo spesso e l’impalpabile – tutto un lavoro riuscito grazie alla manipolazione dei tessuti che non includeva solo il panno dei cappotti ma anche pizzi ritagliati e ricomposti, ricami intarsiati e stampe jacquard geometriche che paiono più preziose man mano che le si guarda da vicino. Nell’uso di paillettes e cristalli, in continuità con le prime due collezioni, si intravede ora più chiaroscuro, più rotondità: alcuni di questi elementi brillanti erano fuori tono, creando un effetto che potremmo paragonare alla ricchezza visiva di un foliage autunnale. I capi sono pensati senza sbilanciarsi né verso un concept intraducibile sul corpo del cliente finale, né verso una ricerca di facile commercialità, così diffusa in tempi di quiet luxury: quello di De Sarno è un approccio no-nonsense che propone di rispondere alle domande che il mercato si fa sulla moda di questi tempi, alla ricerca di valore intrinseco che la moda stessa sta cercando dentro di se e all’esigenza della portabilità senza perdersi in una banale ricerca dell'essential fine a se stessa. O, per dirla insieme al designer: «i miei sogni, così come la mia moda, dialogano sempre con il reale. Perché non sono alla ricerca di un altro mondo da abitare, piuttosto di modi per abitare questo mondo».
Il che include anche capi in cui ornamento e struttura sono tutt'uno come il twin set che in realtà è composto da un singolo pezzo, le piogge di lustrini che animavano frange sui cappotti e la parte inferiori di alcuni top, ma anche la borsa dal logo bucato che fa intravedere ciò che si nasconde al suo interno, e pare la trasformazione in accessorio di un gesto quasi civettuolo; o la clutch arricciata chiusa da una barra dorata che cita il classico manico di bambù di Gucci. Altrove, De Sarno ha saputo bilanciare mirabilmente l'audacia con l'eleganza, ad esempio con gli stivali da cavallerizza (alcuni dei quali reinventati in una nuova versione cuissardes) che fasciano, nascondendone e suggerendone le forme insieme, le gambe nude delle modelle e i mocassini Horsebit trasformati in sandali plateau, che si fanno improvvisamente sensuali oppure collane in galvanica oro con motivi borchiati e intrecciate da un nastro e occhiali da sole cat-eye in acetato. Ogni elemento riflette un approccio concreto che non è funzionale e basta ma prova a tracciare un paradigma estetico nuovo sfidando le convenzioni del prêt-à-porter e invitando il pubblico a esplorare nuove prospettive sul quotidiano.