Il 2024 è l’anno della cuffia da bagno
Ma come farà chi ha i capelli lunghi?
28 Febbraio 2024
Cos’hanno in comune gli aviatori della Seconda Guerra Mondiale, la Morte de Il Settimo Sigillo di Bergman, i nuotatori olimpici e vostra nonna in vasca negli anni ’60? Tutti quanti stanno indossando una qualche forma di cuffia – e tutti quanti sembrano essere stati presenti sui moodboard dei designer della presente stagione invernale che hanno mandato in passerella una serie di cuffie più o meno avvolgenti, più o meno sintetiche, più o meno anni ’20 trasformano in maniera abbastanza radicale e impensata la silhouette dei loro modelli. Precisamente quanto fatto da Anthony Vaccarello ieri per il suo show FW24 di Saint Laurent, in cui una silhouette dai vaghi vibes anni '40, completamente eseguita su chiffon trasparente e completa di cuffia, è stata ripetuta per 48 diversi look. A fare scuola però è stato, come spesso capita, Prada che un mese fa ha mandato in passerella una serie di look da ufficio decorati da cuffie da nuoto e ciabatte, qualcosa di simile (e questa volta davvero come citazione vintage) è apparso agli show di Burberry, Dior Homme e di Fforme. Simili stili, più coprenti, si sono visti sulla passerella dell'Amazing Mostro Show di Puma e anche da Rick Owens, Helmut Lang, Tory Burch, Chet Lo e Simone Rocha – mentre da Eckhaus Latta l’effetto era reso tramite un maglione rosa, da Lemaire tramite un cappello con paraorecchi. Qualche mese prima, durante la scorsa stagione SS24, si era visto un simile copricapo anche sulla passerelle di Emporio Armani, Balenciaga, Jil Sander, Alaïa, Dion Lee, Acne Studios e anche Saint Laurent avevano portato queste cuffie nella sua ultima sfilata in omaggio ad Amelia Earhart. Ma perché all’improvviso è piovuto sulle nostre teste (letteralmente) questo diluvio di cuffie aderenti?
In primissima analisi, bisogna decostruire il procedere del trend. Come si menzionava prima (ancorché en passant) i primi segni dell’apparizione di questi copricapi sono arrivati circa l’anno scorso, moltiplicandosi poi nel corso delle stagioni: potremmo identificare il momento zero come la collezione ispirata all’aviazione di Emporio Armani, senza che però tutte le altre apparizioni successive di quella silhouette ne derivino direttamente. In diversi altri casi, poi, le ispirazioni seguite sono state disparate: gli aviatori per Armani e Saint Laurent; i look anni ’20 per Dior Homme, Alaïa e Fforme; i balaclava tecnici per Puma, le cuffie da bagno o da nuoto in stile ’60 per diversi altri e, infine, come si diceva, la trasformazione della classica hoodie che viene alterata per far sì che il look possieda una propria unità estetica anche con il cappuccio tirato. Da Burberry l’effetto cuffia è stato dato da una sciarpa strettamente avvolta attorno al capo; da Helmut Lang, invece, la cuffia ha preso la forma di un cappuccio di lana con zip; da Eckhaus Latta di un semplice maglione; da Balenciaga e Dion Lee invece era una vera e propria hoodie appositamente ristretta, che creava a seconda dei casi un effetto diverso: eccentrico e futuristico per il primo brand, sensuale e sportivo per il secondo. Cosa significa? Che il trend di cui parliamo non riguarda un accessorio, come ad esempio un tipo di stivale o di cappello, ma una silhouette e una soluzione di styling e le sue interpretazioni corrispondono alle diverse maniere in cui implementare queste soluzioni.
Il discorso sulla silhouette non è secondario: il “cappello distintivo” è stato sicuramente un espediente diffusissimo nelle ultime quattro stagioni – cosa per altro notata anche da The Cut che ha parlato di «funny little hats» visti un po’ ovunque a New York (ma anche a Londra) negli scorsi giorni di fashion week. Il compito del cappello, oggi come in passato, è sempre stato quello di dare carattere ad outfit ordinari e proprio i cappelli fanno parte di quegli accessori facilmente accessibili che tanta prosperità portano alle vendite. Coprire la testa per intero con una cuffia aderente, sia essa un balaclava come per Rick Owens o un intero abito lungo con cappuccio come da Acne Studios, significa alterare la silhouette in una zona chiave portando un senso di diversità anche al resto del look che, a quel punto, può anche essere leggermente più commerciale ma dotandosi di un’eccentricità che fa molto avant-garde. L’ampiezza delle reference alle dimensioni storiche, alla campiness delle cuffie da bagno anni ’60 e ai cappelli delle flappers dell’età del jazz passando anche per l’atletica rende l’impiego delle cuffie quasi invitante – resta solo da capire se questo trend troverà mai una traduzione al di fuori delle passerelle: in quanti sono disposti a rovinarsi l’acconciatura in nome della moda?