5 show che vi siete persi alla London Fashion Week FW24
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20 Febbraio 2024
Questo inverno Londra ha portato in passerella una ventata d'aria ghiacciata. Scagliandosi contro la mascolinità tossica, le norme di genere e la produzione non sostenibile, i designer hanno scelto una narrazione apocalittica, figlia del tempo. Osservando le ultime collezioni dei marchi inglesi si intuiscono le parole chiave alla guida della moda contemporanea: funzionalità e sensualità. Oltre a questi, le collezioni hanno rispettato due fil rouge ben diversi tra loro, dalle cromie organiche che hanno accennato all'importanza della sostenibilità, alle silhouette storiche che hanno riportato in vita trend antichi. Ecco 5 show che vi siete persi alla London Fashion Week Donna FW24.
Le femme fatale di Dilara Findikoglu
Usare femme fatale per descrivere la donna Dilara Findikoglu è diminutivo, ma è il primo termine che salta alla mente quando si osserva uno dei suoi show. Questo febbraio, la FW24 è stata presentata su uno sfondo buio, un setting che ha permesso ai dettagli in rilievo sugli abiti di farsi notare ancora di più. Come ha raccontato la stilista dopo lo show, la presentazione voleva mettere in scena un rituale per terminare la mascolinità tossica e andare oltre, creando un mondo lontano dalle norme politiche e dalla realtà. Ogni look esplorava un lato della mondanità, riscrivendone le regole: i completi da ufficio sono stati destrutturati e trasformati in abiti vittoriani, i corsetti e i guanti sono stati indossati come armatura, più che come accessorio sontuoso. Ai tropi del guardaroba maschile, dalle maglie da calcio alle sciarpe, sono stati aggiunti cinture, reggiseni a cono e corpetti. Il finale ha introdotto invece abiti creati con materiale appositamente irrigidito, a formare silhouette cristallizzate in aria, voluminose e fluide. Anche negli episodi di nudità, la collezione trasmetteva potenza e dominio, un senso di ferocia femminile che ha raggiunto il suo apice nei look che includevano corazze di piume argento e blu elettriche.
Simone Rocha post Jean Paul Gaultier
Dopo aver presenziato come guest designer per un titano come Jean Paul Gaultier alla Paris Couture Week, è difficile sbagliare. Sarà che lavorare per l’enfant terrible le avrà lasciato nuovi insegnamenti, sarà che le sue ultime collezioni sono sempre costellate di elementi affascinanti, ma anche la FW24 di Simone Rocha ha presentato una collezione a prova d’urto. Questa volta con un leggero sentito dark, lo show ha sfilato nella chiesa anglicana di San Bartolomeo a Londra e ha esplorato i codici stilistici dell’abito da lutto della Regina Vittoria. Uniti a trasparenze e comodità della nostra epoca, pellicce, strass di diamanti e rouche di taffetà nero hanno riportato alla luce mode pluri-centenarie. Abbiamo visto una nuova Simone Rocha, pur riconoscendo nei fiocchi, negli appliqué a fiore e nelle ballerine la stessa delicatezza che ha fatto innamorare la fashion industry. Come se non bastasse, alla nuova collezione la designer ha affiancato il lancio inedito della sua nuova collaborazione con Crocs, una Platform Clog sommersi da perle r diamanti.
I nuovi talenti di Fashion East
Fashion East è una rete di supporto non-profit fondata negli anni 2000 per sostenere i talenti emergenti della moda inglese. Negli anni ha aiutato creativi affermati, tra cui JW Anderson, Simone Rocha, Kim Jones e Martine Rosa, e ogni stagione offre a più designer la possibilità di utilizzare spazi appositi per presentare le proprie collezioni. Questa FW24, Johanna Parv e Olly Shinder hanno rubato la scena, entrambi con abiti che sfidavano il confine tra funzionalità e sex appeal. La line-up di Parv era contraddistinta da silhouette e tessuti tecnici che trasformano la gonna in un’arma affilata, mentre i design di Shinder hanno riscritto le regole del latex-wear. Grembiuli da laboratorio e stivali alti in pelle hanno sfilato su un cast muscolosissimo, dando vita ad un’estetica industrial-chic in cui l’aderenza è sovrana.
Burberry in senso stretto
Il front row di Burberry, insieme a quello di JW Anderson, è tra i più gettonati dalle star durante la London Fashion Week, ma non è l’unico motivo per cui gli addetti ai lavori della fashion industry tengono gli occhi ben puntati sul brand. Finalmente uno show in cui la direzione artistica di Daniel Lee sembra aver preso una rotta precisa, la maison iper-Brit ha fatto sfilate sulle note di un mash-up di Amy Winehouse trench modernizzati da stampe, tagli geometrici, colli alti e spalle larghe, più “stretti” e ordinati rispetto alle collezioni precedenti. Tramite l’utilizzo di asimmetrie, zip e scolli profondi, la maglieria e i pantaloni cargo sono stati investiti di sensualità, mentre gli stivali e le borse si sono allargati a dismisura. Il verde muschio è andato a formare cappotti e giacche, hanno fatto il loro debutto afghan coat e stampe anni ’70 degne della Londra dei primi Rolling Stones, intanto che il nero e il verde foresta hanno infuso i look di un sentito più contemporaneo.
Da Paolo Carzana, lo studio dell’organico
Il designer gallese Paolo Carzana presenzia alla London Fashion Week da appena due anni, ma il suo lavoro entra a pieno titolo nella lista di brand da tenere d’occhio durante la settimana della moda della capitale inglese. Anche in questa FW24, dal titolo Melanchronic Mountain, il focus principale è stato lo studio dei materiali organici per la produzione degli abiti, oltre che la scoperta di nuove forme e silhouette in un panorama artistico che spesso preferisce conformarsi. Presentando una collezione che riprende le palette dei pittori romantici, Carzana ha lavorato con materiali vegetali, riciclati, organici e tinture naturali portando infine in passerella trasparenze e ombre, stratificazioni e arricciature. Il verde militare e il kaki hanno lasciato traspirare un’estetica degna di Dune, mentre una scala di grigi ha evocato sia la texture che l’imperfezione della roccia.