Il grunge olistico di Marie Lueder
Tra silhouette oversized, armature e club culture
20 Febbraio 2024
La prima sfilata di Marie Lueder si è tenuta di fronte ad un'enorme sfera luminosa alta più di 4 metri, a simboleggiare "una nuova rinascita e un momento di unione". Mono-Myth ha trasportato a Berlino, nella sede di un ex studio cinematografico abbandonato, un immaginario grunge-olistico fatto di knitwear, di felpe e di denim abbinati al modello FiveFingers di Vibram per "mantenere il contatto con il terreno anche in un contesto urbano". «Lo scopo della sfilata era creare un mito, una sorta di realtà fittizia, la fine del mondo ma con un lieto fine. Qualcosa che potesse essere anche sintetico, una sorta di palla incandescente che i modelli potessero circondare come il muschio attorno ad una lampadina. A simboleggiare un imprevisto che accadrà in futuro ma a cui sopravviveremo perchè saremo forti insieme, una visione ottimista su qualcosa che non possiamo cambiare» ha raccontato Lauder, mentre dietro le quinte una sfilza di amici la avvolgevano con fiori e abbracci, celebrando un grande traguardo per la designer che vive tra Londra e Berlino, con un passato come sarta all’Opera di Amburgo.
Il marchio nasce nel 2019 come "spazio performativo" ed indaga le nuove identità maschili spaziando tra abbigliamento sportivo ed estetica funzionale, ma con un twist sartoriale inedito. Le influenze di Londra e di Berlino, le due capitali che fungono da base operativa per l'ideazione e la produzione dei capi si vedono tutte: denim, jersey ed eco-nylon assumono silhouette genderless, slouchy e oversize, mentre i colori sono al limite del primordiale, mai del tutto saturi, a evocare i quattro elementi con un focus sulle fasi di trasformazione del fuoco. Le tinte sono state realizzate a mano in collaborazione con la tintoria Emiliana di Stone Island, mentre un’innovativa tecnica dona una rifinitura "cristallizzata" ai bomber rouched. «Mi piace che gli abiti abbraccino il corpo come una coperta pesante, è la stessa sensazione di un abito su misura».
Un’idea di morbidezza e accoglienza che rema contro i trend di mercato, le spalle squadrate e le linee rigide, il brand preferisce giacche a guscio con gomiti accentuati e con una vestibilità oversize. La fluidità delle silhouette si giustappone a sua volta all’idea di armatura medievale, un tropo ricorrente nell'estetica di Lueder che risale a un ricordo d'infanzia della deigner, un festival medioevale ad Amburgo che ha servito d'ispirazione nel Charcoal Warriors dal busto asimmetrico. Un abito che può apparire al contempo androgino e femminile e in cui i gomiti sono accentuati tramite un tessuto ingegnerizzato che ricorda la cotta di maglia. «Ho pensato di abbinare i capi alle Vibram FiveFingers perché raccontano di un approccio olistico verso se stessi, l’idea è di sperimentare la natura anche in città, quando ci rechiamo alla fermata dell’autobus per andare a lavoro e lungo il percorso ci imbattiamo in un albero o in un pezzo di prato. Tentare di percepire la natura nei luoghi più inaspettati: è un modo diverso di approcciarsi alla quotidianità.»
E ancora cappotti in maglia, denim capri, borse a fascia, cappelli elfici in collaborazione con 4FSB, tee upcycled e aerografate a mano dall'artista Mia Violet: il risultato finale è il mix psichedelico che indosserebbe un surfista medievale reduce da un rave. Del clubbing, non a caso, Lueder parla come di "una forte ispirazione". «Le migliori feste sono sempre, penso, le più spontanee, in spazi autonomi, squat o da qualche parte dove semplicemente le persone si riuniscono e passano una bella serata senza che a nessuno importi del tuo background economico o di cosa fai nella vita. È la parte dei club culture che mi ha più ispirato, insieme al concetto di layering e travestitismo. Se dovessi riassumere la filosofia del mio brand parlerei di un approccio olistico, di consapevolezza per la salute mentale e l’aspirazione di una sostenibilità completa.»