Come si crea un occhiale di lusso?
Lo abbiamo chiesto al CEO del Gruppo Akoni, Rosario Toscano
05 Febbraio 2024
La scorsa settimana, alla vigilia dell’inzio di MIDO Milano, abbiamo incontrato il CEO del Gruppo Akoni, Rosario Toscano che ha condiviso con noi la straordinaria esperienza che lo ha portato a fondare il gruppo che oggi detiene le licenze di produzione eyewear di Valentino e Balmain. Toscano, inizialmente un ottico, ha deciso di fondare il gruppo dopo lunghi anni alla guida di Dita: «Nel 2019 ho pensato che fosse tempo di lavorare al mio progetto portandoci tutti i valori in cui credo. Alla fine dell’anno ho fondato Akoni Group in Svizzera, a Lugano, e il primo progetto che abbiamo sviluppato è stato con Balmain, che abbiamo lanciato a febbraio. Poi durante il lockdown ho deciso di presentare un brand nuovo all'interno del gruppo e già l'anno successivo abbiamo lanciato Akoni. L’anno scorso invece abbiamo avviato la partnership con Valentino». Parlando dei valori nell'industria dell'eyewear, Toscano sottolinea l'importanza dell'eyewear nella moda: «Il motivo per cui i brand in generale non producono occhiali è legato a due fattori fondamentali: il primo è che l'occhiale è un device medico e presenta difficoltà a livello di progettazione - che è profondamente diversa da quella del mondo moda; il secondo è la distribuzione, dato che scarpe e borse vengono vendute in negozio e gli occhiali vengono venduti per il 90% dagli ottici- un canale dove i brand non hanno nessun peso, nessuna distribuzione, nessun know-how. Storicamente questo ha portato alla nascita di Luxottica, che negli anni ha creato un impero facendo licenze per conto dei brand».
Ma questo mondo sta cambiando: Toscano cita la decisione di Kering e LVMH di aprire Kering Eyewear e Thelios come un momento spartiacque. «Quando ho fondato Akoni il mio intento era quello sicuramente di creare un brand mio, ma anche di cercare in qualche modo di elevare sia qualitativamente che a livello di distribuzione l’eyewear nel mondo fashion perché è stato sempre trattato da semplice moneymaker». Ma c’è di più: anche le più recenti evoluzioni del lusso hanno influenzato un settore che Toscano definisce «un elefante, un’industria che cambia con una lentezza imbarazzante rispetto alle altre» e lo hanno fatto provando a posizionare il proprio brand più in alto sul mercato. «Il concetto di brand equity è diventato molto importante, il che è il motivo per cui Hermès non fa occhiali, ad esempio, e le aziende a poco a poco stanno capendo che vendere tanti occhiali dà molta visibilità sul mercato ma non è più un vantaggio perché li fa diventare troppo accessibili». L’elevazione di cui parla Toscano si ottiene da un lato con lo sviluppo ingegneristico degli occhiali, dall’altro è quello dei materiali e della produzione, svolta del tutto in Giappone. «Il Made in Japan per gli occhiali è come il Made in Switzerland per gli orologi. Gli occhiali prodotti in Giappone sono superiori da un punto di vista tecnico, ma prima di tutto da quello dei materiali -noi per esempio utilizziamo soltanto titanio, il metallo più caro che ha un 30% di leggerezza e un 50% di durabilità e resistenza in più a qualsiasi altro. L'acetato giapponese invece è un cotton-based, non petrol-based e ha una caratteristica anche di solidità nettamente diversa da qualsiasi altra materia. In più il Made in Japan ha sicuramente una tecnologia nettamente superiore agli altri paesi».
Per quanto riguarda la longevità degli occhiali, Toscano spiega il concetto di "timeless" che ha voluto mettere in pratica con Akoni Group: «Un occhiale timeless si allinea al viso, al corpo, al modo di vestire di chi lo indossa in maniera neutrale. Prendi ad esempio questi occhiali», dice prendendo in mano un occhiale da sole con lente tonda e una montatura in titanio zigrinato che ricorda le ghiere degli orologi, «se lo prendi oggi nessuno ti dirà, tra tre anni, che l’occhiale sembra di diverse collezioni fa. Anche tanto deriva dalla comunicazione. Quando si tratta di occhiali, molti brand di moda spingono, martellano con la loro comunicazione per sei mesi e poi sei mesi dopo quell'occhiale non è più neanche in collezione e chi lo compra ha la sensazione di avere un modello antiquato. Per noi è essenziale il concetto di sviluppare un prodotto che non deve essere mordi e fuggi, ma che nel tempo può darti una profondità». L’etica di Toscano ha già portato il suo gruppo a ottenere importanti risultati, e lui ha anche fiducia nel futuro del proprio settore: «Il cambiamento maggiore che potrebbe avvenire nel futuro sarebbe avere la possibilità di ordinare lenti online, come negli Stati Uniti, tagliando il canale ottico e abbassando i costi», dice. «Direi che è un mercato in salute per diversi motivi: il primo è che siamo sempre di più sulla faccia della Terra e quindi l’occhiale è un prodotto che prima o poi dovrai avere; in più il pianeta invecchia, a fronte di una crescita della popolazione tendiamo a vivere molto più a lungo, quindi dai quarant'anni in su, in un modo o nell'altro, un'occhiale vista devi averlo. Poi, in passato si comprava un occhiale solo, oggi se ne comprano tre, quattro, cinque - c'è gente che ha dieci paia di occhiali». Infine, Toscano condivide la sua visione futura: «Se dovessi parlare di una di un obiettivo che ho come come leader di questa azienda per il futuro dell'azienda è sicuramente di continuare nel percorso che stiamo svolgendo». Un percorso intrapreso con determinazione e dedizione per posizionare il Gruppo Akoni come leader indiscusso nell'industria dell'eyewear di alto livello.