Benvenuti nell'era della cyborg-couture
La trasformazione del corpo umano secondo i designer di alta moda
23 Gennaio 2024
Riunendo in un’unica stanza star e editor, da Robin Givan a Zendaya e Hunter Schafer, Daniel Roseberry ha portato in passerella uno show che ha unito il fantastico mondo di Hollywood alla sartoria di moda. Modelle ricoperte di piume e silhouette scheletriche hanno ripreso in mano i codici stilistici preferiti della fondatrice della maison Elsa Schiaparelli, come l’anatomia umana e il surrealismo, mentre due look ancoravano la collezione al 2024. Si dice che sia stato lo zio della designer a coniare il termine marziano, e così l’ispirazione per la Spring Summer 2024 sono stati gli alieni, un tema portato all’estremo del vero in un abito con scheda madre e microchip, ricoperto di “artefatti” tecnologici risalenti a prima del 2007, e un bambolotto realizzato in pannelli elettronici, perle e Swarovski tenuto in braccio da Maggie Maurer, vestita di bianco. Si potrebbe dire che l’estetica cyborg non abbia mai toccato vette così eleganti, eppure la prima volta che la moda ha scoperto il fascino dei robot era l’ormai lontano 1999. A pochi mesi dall’inizio del nuovo millennio, mentre il mondo intero temeva il virus Y2K o addirittura “un’apocalissi tecnologica”, designer e direttori creativi si misuravano con le nuove tecnologie per stupire - e terrorizzare. Siamo ufficialmente giunti nell’era della cyborg-couture, in cui l’evasione dal proprio corpo ce ne fa scoprire uno nuovo.
Le collezioni che nel 1999 raccontavano le relazioni cibernetiche erano motivate dalla paura dell’avanzamento tecnologico. Il mondo intero si preparava al peggio, costretto a festeggiare il capodanno di una nuova era in concomitanza con l’avvento di internet. Per la FW99 di Givenchy, sull’onda di un’estetica metallizzata presentata precedentemente da Blade Runner (1982), Alexander McQueen aveva portato in passerella questo esatto timore, riflesso in una serie di uniformi dal sapore brutalista e in look che sommergevano le modelle in luci e circuiti accesi. Lo stesso anno, John Galliano aveva realizzato una collezione per Dior che ripescava riferimenti storici e altri tratti da The Matrix, uscito poco prima, mentre la stagione seguente Hussein Chalayan aveva incorporato pannelli robotici nel leggendario airplane dress. Anticipando la filosofia creativa di brand contemporanei come Coperni, che della tecnologia ha fatto un codice stilistico, i tre grandi innovatori del 1999 avevano previsto in maniera esemplare quella che sarebbe stata considerata la moda di domani. Parallelamente, nell’industria della musica, la visionaria Björk lanciava il video musicale ora multipremiato All Is Full of Love, in cui veniva raffigurata come un robot innamorato.
Malgrado i contenuti mediatici e le collezioni del 1999 abbiano effettivamente anticipato una tendenza, gli esseri cyborg che abbiamo visto in passerella negli ultimi anni hanno ricoperto solo un ruolo estetico. I droni sono apparsi per la prima volta ad un fashion show durante la sfilata FW14 di Fendi per filmare l’evento, tornando poi sotto forma di modelli in occasione della FW18 di Dolce&Gabbana. Karl Lagerfeld ha voluto che le giacche in tweed di Chanel fossero indossate da personaggi in metallo bianco candido per la SS17, mentre il set della Pre Fall 2019 di Dior Men ha visto la partecipazione eccezionale di una donna robot gigantesca. Nel 2021, i social hanno scalpitato per l’arrivo al Met Gala di Frank Ocean ed il suo pupazzo verde, creato per pubblicizzare il lancio del suo nuovo brand, Homer, mentre nel 2023 Coperni ha lasciato che i cani robotici di Boston Dynamics interagissero con le modelle in passerella.
«Esistiamo per riprodurci, ma ormai siamo andati oltre. Siamo sicuramente in un'era post-umana; è in corso», aveva dichiarato Alessandro Michele dopo la sfilata FW18 di Gucci. Una delle collezioni più rappresentative della sua tenuta artistica, lo show aveva raccontato attraverso gli abiti, il casting, il trucco e qualche espediente tecnologico come gli umani siano diventati «il Dr. Frankestein della nostra vita». Un concetto esposto in Manifesto Cyborg dalla filosofa statunitense Donna Haraway, da cui ha tratto ispirazione anche Lady Gaga nella sua era Born This Way, i cyborg che sono stati portati in passerella da Michele e da Roseberry diventano uno strumento simbolico, e si differenziano così dai brand che nei robot hanno visto invece oggetti dal valore puramente visivo. Così come l'alta moda ha sempre offerto una finestra su un mondo alternativo, gli alieni di Schiaparelli superano i limiti imposti dalla società e ci liberano. La realtà cibernetica non è più qualcosa da temere, ma un costume che ci fa accedere ad un nuovo mondo. In questo caso, quello dell'haute couture.