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Da Prada la natura prende d'assedio l'office-chic

Apocalisse in giacca e cravatta

Da Prada la natura prende d'assedio l'office-chic Apocalisse in giacca e cravatta

Lascia fare a Prada a trasformare tonalità divisorie come il verde acido e l’arancione fluorescente in colori mainstream, a far tornare di moda gli skinny jeans e i dolcevita. Questo gennaio, nel cuore pulsante di Fondazione Prada, la direzione creativa di Miuccia Prada e Raf Simons ha preso una piega nostalgica sulle orme delle collezioni del decennio scorso portando in passerella due mondi a confronto: la natura e il computer. Una stanza divisa in cubicoli con muri in cartonato blu elettrico, il setting della Menswear FW24 evocava gli spazi impersonali degli uffici di una volta, prima dell’open space e del lavoro in remoto. Sotto le suole delle scarpe, coperta da uno strato di Perspex riciclato, si poteva però intravedere una foresta, completa di muschio e di una piccola sorgente. L’accostamento tra lo stile asettico dell’ufficio e l’irregolarità delle pietruzze è un codice tipico dell’immaginario apocalittico-artistico Prada, ma questa volta sembra essere stato portato all’estremo. Siamo di fronte ad un impiegato che sogna la libertà, o a ciò che vedremo prima della fine del mondo? 

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All’apparire dei primi look in passerella il messaggio di Prada e di Simons si è fatto più chiaro. Completi da ufficio con camicie in giallo e rosa pallido hanno percorso la prima navata della passerella suscitando sguardi sorpresi tra il pubblico; se da un lato il taglio sartoriale e geometrico Prada è sempre una gioia per gli occhi, era impossibile non soffermare lo sguardo sulle cuffie da piscina in verde acido, viola e arancione sulle teste dei modelli, o sui sandali dalle suole colorate che imitavano le calzature tipiche dei più piccoli al mare. Lo show, interamente dedicato all’office-wear, è servito da palcoscenico per una nuova proposta di accessori-statement. Grandi cinture a catena dominavano la scena su maglieria e pantaloni senza asole, un accessorio creato da giganti triangoli in metallo che, con il muoversi dei modelli, creava un’illusione ottica portando maggiore movimento ad altezza vita. Le cravatte, sottili strisce di raso, distraevano dalla mondanità delle nuove silhouette Prada, un fenomeno di contrapposti tra le giacche in tweed inglese oversize e i trench avvolgenti che quasi formavano forme cilindriche. Come di consueto secondo il lessico Prada e Simons, lo show ha trasformato i look di chi durante la pausa caffè di solito non parla di moda in un’operazione chirurgica di abbinamenti sorprendenti. Le cuffie tingevano di brillantezza abbigliamento altresì completamente privo di eccentricità, mentre il layering, una citazione diretta alle ultime collezioni di Miu Miu, ha reso la collezione un bouquet di tonalità atipiche, dal giallo e il viola all’arancione fluorescente e l’azzurro. Completamente distratti dalla qualità della pelletteria delle nuove borse e dalla palette inusuale della collezione, in pochi si sono accorti che lo show riportava in passerella tutti i capi dimenticati della Fashion Week, dal dolcevita agli skinny jeans in denim scolorito. C’erano persino un paio di marinai, in cappello da capitano e montone dai bottoni dorati. 

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Da un lato, la collezione appariva come un commento ironico sui tempi che stiamo vivendo, il riflesso di un mondo incastrato tra la rigorosità del lavoro e la ricerca di svago nella natura da parte dell’uomo; dall’altro, il duo artistico Prada ha portato in passerella un presagio. Quanto tempo abbiamo ancora prima che la Terra ci si ritorcerà contro e ci ritroveremo con l’acqua alla gola? Per gli ospiti della sfilata, che includevano la star della nuova campagna della maison Troye Sivan, l’attore del reboot di Mean Girls, Christopher Briney, Jake Gyllenhaal, James McAvoy, Mamhood e Louis Patridge, l’ottica su cui puntare è stata senza dubbio la prima - già che le loro giornate non aderiscono esattamente a quelle dei pendolari incastrati in un 9-to-5.