5 cose che puoi trovare solo sul profilo IG di Jonathan Anderson
E perché il suo feed è l’antidoto al quiet luxury
13 Gennaio 2024
«Riesco a concentrarmi su due cose contemporaneamente» racconta Jonathan Anderson, direttore creativo di Loewe e di JW Anderson, a Luke Leitch, storica firma di Vogue US. Di dualismi, in effetti, la sua biografia personale ne è un riflesso incondizionato: oltre a farsi carico della direzione creativa di due brand, il designer nordirlandese si divide per lo più tra Londra e Parigi e si è fatto portavoce di una visione creativa secondo cui il business e l’arte possono essere visti come binomi inseparabili. Lo switch, tra Parigi e Londra, Loewe e JW Anderson, creatività e fatturato, avviene in un minuto sull’Eurostar - «sono due progetti totalmente diversi». Una laurea, conseguita nel 2005, presso il London College of Fashion in menswear design che lo ha portato dritto da Prada nel reparto visual sotto la tutela di Miuccia Prada e Manuela Pavesi. Nel 2008 riapproda nel menswear design, lanciando la sua prima collezione di abbigliamento maschile. «Uno da tenere sotto d’occhio» già nel 2010 secondo il Newgen Committee del British Fashion Council, un talento su cui investire per l’ecosistema editoriale britannico e una fanbase prematura che, da subito, ha reclamato collezioni firmate dal designer: il percorso professionale di Jonathan Anderson ha beneficiato, fin da subito, di buoni riscontri e supporti. Arrivano così la seconda sponsorizzazione da parte del Newgen, la nomina a “Emerging Talent, Ready-to-wear” dal British Fashion Council nel 2012 e i numerosi riconoscimenti che lo hanno portato ad essere eletto come International Designer of the Year ai CFDA Awards 2023.
Anderson è stato il protagonista indiscusso di questo 2023 - i suoi abiti hanno contribuito alla costruzione dell’iconografia Renaissance di Beyoncé, hanno accompagnato la performance di Rihanna al Super Bowl lo scorso febbraio e hanno delimitato i contorni di Maggie Smith, protagonista di una campagna per Loewe fagocitata sui social in un istante. Ha infine coronato il sogno di qualsiasi designer: plasmare una silhouette. Abbiamo interrogato così il suo feed Instagram, consapevoli che i profili dei direttori creativi dei brand sono diventati asset strategici per lo storytelling delle maison.
Ecco, dunque, 5 cose che puoi trovare solo sul profilo IG di Jonathan Anderson.
1. La borsa a forma di canarino
Anderson, nel corso del tempo, ci ha abituati a silhouette stravaganti, design d’impatto e a prodotti destinati a diventare virali. Dopo averci tenuti con i piedi ben saldi a terra grazie ai sabot JW con le catene dorate, fatto volare con la borsa a forma di piccione, portato nel digitale con le felpe pixelate di Loewe o restituito un ambiente reale con l'erba che cresce dagli abiti, recentemente è stata la volta della borsa a forma di canarino. «Back to work» si legge sotto al reel pubblicato sul suo account personale, taggando il brand JW Anderson. Potrebbe trattarsi di un leak gentilmente concesso sullo show del 14 gennaio alla MFW o, più semplicemente, di una conferma del suo modus operandi: «il mio lavoro consiste nel costruire qualcosa sulla pietra, altrimenti farei un pessimo lavoro di progettazione se dovesse crollare».
2. Jacob Elordi che salta in un cardigan JW
Harry Styles lo aveva reso virale nel 2020, indossandolo alla presentazione del suo singolo Watermelon Sugar al The Today Show presso la Rockefeller Plaza di New York. Quel cardigan a scacchiera non è diventato soltanto l’oggetto del desiderio degli adepti del DIY e dei colori sgargianti, ma è finito dritto nella collezione permanente del Victoria & Albert Museum di Londra. Se per i fan del cantautore britannico lo stesso Anderson aveva condiviso un tutorial su Youtube su come realizzarne una copia perfetta, nel caso di Jacob Elordi la dritta è sullo styling e sul fitting: basterà letteralmente saltarci dentro come testimonia il video in cui si sente, in sottofondo, la voce dello screenwriter di Euphoria Jeremy O. Harris. Il manifesto creativo del designer è lì dietro l’angolo: mettere al centro le idee, il movimento, il senso di abitare un abito.
3. Una zucca di Hamilton Anthea
Scorrendo il suo feed l’occhio, tra una campagna di Loewe o post più intimi, lo sguardo si sofferma su una foto di una zucca. Come specifica lo stesso Anderson nel copy, in realtà, si tratterebbe di un riferimento all’opera dell’artista britannica Anthea Hamilton la cui zucca è stata selezionata dal direttore creativo di Loewe in persona per celebrare la riapertura di Casa Loewe Omotesando a Tokyo. Il visual è stato concepito come la casa di un collezionista in cui la Giant Pumpkin No. 7 di Hamilton, originariamente ideata per la sfilata FW22 di Loewe, è affianco alle ceramiche di Picasso, Bernard Leach e Lucia Rie. «Nei prossimi 10 anni penso che la moda e l'arte si avvicineranno sempre di più perché ritengo che entrambe inizieranno a fare affidamento l'una sull'altra per la pubblicità e l'endorsement» ha spiegato il designer a Luke Leitch. «E l’arte non è la cosa più semplice perché… devi essere ossessionato dal capire cosa sta succedendo e cosa è interessante in questo momento per capire cosa è davvero importante in questo momento».
4. Una foto di Luca Guadagnino
Un quadro di L.S. Lowry sullo sfondo della galleria d’arte Offer Waterman e il regista italiano Luca Guadagnino con una camicia bianca a righe blu - sintetizzato, in un post Instagram pubblicato da Jonathan Anderson, con «Guadagnino x Lowry». Un sodalizio che, dalla macchina da ripresa prende forma nello script vestimentario del designer incaricato di realizzare i costumi prima di Challengers e poi di Queer, adattamento del libro di William S. Burroughs. «Jonathan è la persona più sorprendentemente intelligente che conosca. È così smart e ha un incredibile senso dell'ironia, così disarmante e profondo» ha confessato il regista Luca Guadagnino. «Per me, l'ignoto, lo scomodo, l'esperimento sono estremamente importanti. Sento che questo è ciò di cui parla Jonathan. Il bello del rischio potremmo dire. Ma allo stesso tempo, Jonathan è strategico in un modo mai scontato. È come un generale. Sì, c’è qualcosa di meravigliosamente militare in lui».
5. Una foto con una maglia della nazionale di rugby irlandese
Non è una maglia da rugby qualsiasi, né un trend assimilabile al blokecore di turno: la tee che Anderson ha indossato durante la presentazione della sfilata JW SS24 a Milano è un omaggio al padre Willie, ex rugbista. «Buona festa del papà, papà» scrive il direttore creativo di JW Anderson - l’ambizione e il valore del riconoscimento gli sono stati direttamente trasmessi da lui. «Tutti amano il riconoscimento e chiunque finga di no, lo ama ancora di più. Ne sono molto onorato. Lavoro da un po’ di tempo ormai e sento di aver dato il massimo per essere arrivato fin qui. Adoro il (mio) lavoro. E mi piace anche poter cambiare lungo il percorso, perché penso sempre che quando le cose vanno davvero bene devi cambiarle. E questa è la cosa più difficile».