I 5 migliori trend del 2023
Il nostro preferito? L’officecore
07 Dicembre 2023
Ogni anno viene dominato dai suoi trend e la parte più bella del lavorare nella moda sta proprio nel riconoscerli prima degli altri, individuarli, interpretarli. Nessuno sa mai da dove verranno: può essere una certa sfilata, può essere un singolo TikTok postato da un remoto angolo del mondo, può essere infine l’espressione di un più largo movimento globale che emerge sotto forma di un certo look o una certa silhouette. Sia come sia, la redazione di nss magazine ne ha individuati cinque che hanno definito i 12 mesi appena trascorsi e che potrebbero senza sforzo estendersi nell’anno venturo. Ecco i cinque trend virali che hanno lasciato il segno questo 2023, scelti da nss, il vincitore spetta invece a voi lettori e potete votarlo sui nostri canali social.
1. Officecore
The Row, Miu Miu, Markgong – ma anche i completi grigi che erano ovunque alla scorsa Paris Fashion Week, specialmente da Ottolinger, e a quelle gonne e cappotti dal sapore bon-ton più vicini alla donna in carriera che alla party girl, l’enfasi sui cappotti, sulle camicie azzurre. Nemmeno le anarchiche passerelle di Undercover e Vivienne Westwood hanno potuto evitare questa trascinante richiamo mentre da Egonlab il classico doppiopetto da magnate dell’industria si fa vagamente perverso prevedendo un décolleté che scopre il petto degli uomini. Da Coperni, con indosso un’AI portatile, anche Naomi Campbell pareva pronta per il prossimo meeting nel suo completo gessato.
2. Indie Sleaze
Chiamatelo un po’ come volete: indie sleaze, neo-grunge, Y2K. Se quest’anno artisti rock come Damon Albarn e Julian Casablancas sono tornati nell’obiettivo della fantasia collettiva, bisogna ringraziare una ritrovata attitudine alla ribellione che smette di passare attraverso la lente del grunge di Kurt Cobain e si colora dei decadenti party immortalati da Supersnake. Colli a V, camicie a quadri, mega-occhiali da sole, leggins e skinny jeans, collant colorati, cappelli pelosi – oggi il ritorno dell’indie sleaze si assesta su colori più disciplinati e proporzioni più umane, ma il suo vocabolario è tutto lì.
3. Layering
In questo paragrafo vorremmo parlare di un layering più tridimensionale di quello comunemente inteso. E cioè di un layering che non solo coinvolge lo stratificarsi dei capi che si indossano, ma anche un layering che tenga conto dei deliberati effetti di trasparenza e quello che ha visto gli strati accumularsi orizzontalmente, come blocchi di colore ad esempio nel trend del blokecore che ha visto le maglie da calcio coi loro colori e il loro feel sintetico abbinarsi a denim o anche pantaloni in lana. In particolare, quest’anno il layering si è mosso attraverso le texture, con combinazioni di materiali spessi e pesanti e altri leggeri - altrove, si è assistito a un'esaltazione del layering, con look su cui si ammassano e mescolano numerosi strati tutti visibili, evidenziati da ricchi quanto opulenti drappeggi o da un'enfasi su bottoni aperti e cut-out che rivelano gli abiti sottostanti. Il premio lo porta a casa Miu Miu con il suo mix selvaggio di gonne e camicette trasparenti sormontato da enormi blazer in pelle texturata.
4. Nude Look
Impossibile contare quante donne celebri siano uscite di casa, quest’anno, senza indossare pantaloni di sorta. Silhouette falsamente provocatoria (dopo tutto, qualcosa la si indossa anche una versione in lana del classico tanga o un hot pants particolarmente corto) ma incredibilmente chic quando il resto dell’outfit ha un sapore beneducato e vagamente borghese. Caso esemplare: Kendall Jenner in Bottega Veneta ma anche Hailey Bieber e Bella Hadid nei loro frequenti avvistamenti per le strade di New York o Los Angeles. Per proteggersi dalle temperature, da eventuali spifferi o sguardi indiscreti, il look include anche un mega-giaccone oversize che funga da sipario per rivelare un baleno di gamba nuda.
5. Distressing
Mai come quest’anno il vecchio è piaciuto: e non solo sul piano della moda d’archivio, infinitamente ricercata, catalogata e collezionata; ma anche su quello dei materiali vissuti, rovinati, ricoperti dalla patina del tempo. Ovunque ci si giri, in qualunque città dotata di una fashion community, i giacconi in pelle che paiono passati sotto una schiacciasassi sono la norma, robusti come corazze, evocativi di un passato tangibile che può essere scalfito ma non cancellato. Lo stesso si dica dei denim strappati, orli vivi, maglioni dalla lana divorata, tessuti stinti e ricostruiti. Il nostro preferito, nel mezzo di tanta abbondanza, è insolito: Pieter Mulier che per la FW23 di Alaïa ha fatto di uno spesso collant smagliato un intero abito trasparente.