I fashion prize aiutano davvero i brand emergenti?
Un riconoscimento non paga le bollette, neanche nel fantastico mondo della moda
05 Dicembre 2023
I giovani designer che ce la stanno facendo sanno come funziona il sistema moda, forse meglio di chiunque altro. Durante gli anni di formazione in cui stare svegli tutta la notte a fare ricerca è la normalità, si viene formati per diventare designer più che dipendenti d'azienda, un processo che porta la maggior parte degli studenti di design a sognare di aprire un brand. Ma se durante il corso di laurea viaggiare con la fantasia e puntare in alto sembra lecito, una volta conseguito il titolo di studio ci si ritrova spaesati, soli di fronte ad una montagna di possibilità e di ostacoli. Per il successo di un nuovo brand occorrono contatti e denaro, ma come fare per ottenerli? C'è chi punta su premi come i British Fashion Awards di Londra o i Fashion Graduate in Italia. Ma a cosa - e a chi - servono, esattamente? Ieri sera, su un red carpet stellato, celebrity ed esponenti del settore hanno celebrato la moda britannica ai Fashion Awards londinesi. Jonathan Anderson, Paloma Elsesser, Martine Rose e Sarah Burton sono stati premiati per i loro successi, mentre Bianca Saunders e Chopova Lowena hanno vinto il riconoscimento New Establishment. Due brand che ormai si possono dire affermati, ma che hanno ancora tanta strada da fare, i marchi delle due designer sono stati festeggiati per una sera soltanto. Il resto dell'anno si sono tirati su le maniche da soli.
Al mondo esistono diversi concorsi di moda a cui poter partecipare in quanto giovane designer per ottenere finanziamenti e, cosa altrettanto importante, visibilità. I più popolari sono ITS, il festival internazionale della moda di Hyères, e il più grande, l'LVMH prize. La maggior parte offre denaro, collaborazioni o, nel caso dell'ultimo esempio, un lavoro presso una delle maison del conglomerato francese. A prima vista, tutto questo potrebbe sembrare allettante, ma vale la pena chiedersi quali siano le intenzioni dietro a questo tipo di iniziative: si tratta di un vero e proprio sostegno ai giovani talenti o di un altro mezzo di autopromozione velato di filantropia? Da qualche anno a questa parte, tra le star della moda è cresciuto il trend della beneficienza. In un mondo in cui il capitalismo regna supremo ma che ha subito gli effetti della cosiddetta "woke culture", l'unica scelta plausibile per rimanere in passerella e dietro i DJ booth degli afterparty senza venire criticati sui social è promettere e dimostrare di avere un cuore tramite donazioni. Se da un lato la presente trazione mediatica che stanno ricevendo i premi per i giovani designer si dimostra promettente per il futuro della moda, dall'altro rispecchia la realtà multiforme del sistema: gli insider del settore sanno che l'ambiente è esclusivo, quindi perché fare finta che non lo sia?
Igor Dieryck, diplomato al master del 2022 della Royal Academy of the Arts di Antwerp, è il vincitore del 38° Festival internazionale della moda di Hyères. A poche settimane dalla vittoria, racconta che il premio gli è servito soprattutto per incontrare molte persone. «Non sono sicuro che [il festival] ti aiuti direttamente a trovare un lavoro, ma per alcune persone è così. Ho sentito alcuni miei amici che sono riusciti a trovare lavoro grazie a questo evento. Aiuta molto ad avviare un brand, ad incontrare molti addetti ai lavori e buyer», racconta. L'aspetto più importante è che designer diversi ottengono cose diverse dal festival, quindi bisogna approcciarlo nel modo giusto per sé. «Può valerne la pena: una sola persona che crede in te può fare una grande differenza», aggiunge. Per Dieryck, incontrare giovani designer è stata la cosa più importante. «È bello incontrare designer ambiziosi e motivati come te. Hanno lavorato alla loro collezione, e a volte hanno dovuto farlo parallelamente ad un altro lavoro. Sono entusiasta di vedere come tutti si evolveranno nei prossimi anni.» Anche un recente tweet della fashion consultant ed editor Brenda Weischer, alias Brenda Hashtag, ha sottolineato l'importanza di partecipare ai concorsi di moda: anche una sola persona che pronuncia il tuo nome potrebbe cambiarti la vita.
im serious. apply to ALL prizes at all times if you have a brand. don’t miss the deadlines. even if you think you don’t stand a chance, it’s free pr, even if ONE person on the panel reads your name. so many free resources out there, make use of them
— brenda (@brendahashtag) November 8, 2023
Nonostante la partecipazione ad un evento come i British Fashion Awards o l'LVMH prize possa essere un'ottima scelta per le pubbliche relazioni del tuo brand - e nel caso di vittoria anche per le finanze - un premio non è sufficiente a mantenere in vita un marchio. Nella moda ci sono due valute: il denaro e la reputazione. Così come per sostenere se stesso e il suo brand un designer ha bisogno di soldi, allo stesso tempo necessita di una reputazione, che può essere circoscritta al fashion system o sforare nel mainstream. La designer londinese Dilara Findikoglu ha recentemente raccontato al New York Times di essere stata costretta a cancellare la sua sfilata a causa di difficoltà finanziarie, esattamente una stagione dopo che il suo brand ha riconosciuto una fama indescrivibile, dalla sfilata FW24 fino ai red carpet di tutto il mondo. Malgrado il suo knife dress, uno dei look più acclamati della London Fashion Week FW24, sia poi apparso su diverse copertine e sia stato scelto da Hari Nef alla prima di Barbie a Londra, la fama raggiunta nei mesi precedenti non è riuscita a trasformarsi in vendite.
harinef being the first person to wear this knife dress from the dilara findikoglu ss23 collection is A SERVE!! pic.twitter.com/FN9XIKbJ4r
— DIDU (@muglare) July 12, 2023
La vittoria al 38° Festival internazionale della moda di Hyères ha concesso ad Dieryck un premio in denaro. «Ho ricevuto un po' di soldi per realizzare la collezione, ma non credo che saranno sufficienti», racconta il designer. «Oggi è molto costoso lanciare un proprio brand. Le città stanno diventando super costose. Se si vuole rimanere nell'hub della moda, bisogna avere un grosso budget. Per far funzionare il tutto servono investitori esterni al festival.» I premi di moda, che si tratti di Hyères, di ITS, dei British Fashion Awards o del premio per laureati LVMH, non sono davvero fatti per gli studenti appena usciti dall'università che hanno bisogno di una mano, ma per i designer emergenti che hanno già raggiunto il successo - il premio non è un aiuto, ma un riconoscimento. Naturalmente offrono ricche opportunità di networking, ma purtroppo non risolvono il problema di disparità da sempre presente nel fashion system: per sostenere un brand ci vuole un'enorme quantità di denaro: senza un investitore, le aziende indipendenti hanno le gambe corte.