Tutti i trend del 2013 che stanno tornando
No, i leggings con stampa Galaxy non ancora
26 Novembre 2023
Si dice che la moda sia ciclica, che si ripeta ogni vent’anni. Questa teoria ha le sue radici nel lontano 1937, con la prima pubblicazione della Legge di Laver nel libro Taste and Fashion. Secondo il critico d’arte e curatore museale inglese James Laver, la percezione che i consumatori hanno delle tendenze nella moda si alterna con tempistiche fisse. Laver sosteneva che un trend fosse visto come indecente dieci anni prima, come smart durante il suo momento di gloria e come romantico un secolo dopo. Se riprodotto a dieci anni di distanza dalla sua prima uscita, spiegava Laver, veniva comunemente riconosciuto come hideous, orribile. La Teoria di Laver, sebbene rigida, si è dimostrata essere vera nella maggior parte dei casi (nel 2023, ciascuno di noi prova ribrezzo ripensando a quando usava indossare i jeans aderenti con il risvoltino o i leggings con la stampa Galaxy), ma oggi il ritmo di produzione dei trend ha subito un riassestamento generale. In parte, perché i designer stanno trovando ispirazione per le proprie collezioni nei momenti più intimi della propria vita, e quindi anche nella loro giovinezza, in parte in seguito alla passione per il vintage delle nuove generazioni. Dallo stile post-ironico, che recupera trend scomparsi e li ripropone prendendoli in giro, all’attenzione sempre maggiore che i consumatori riservano allo stile personale, adesso nella moda vale tutto, anche le tendenze di dieci anni fa. Non ci aspettavamo di tornare a parlare degli skinny jeans e degli inserti in pizzo così presto, eppure sono già tornati in passerella.
Ecco, dunque, cinque trend del 2013 che stanno tornando.
Il turchese
Ad un anno dal lancio effettivo di Instagram, (l’app è stata rilasciata per tutti i dispositivi nell’aprile del 2012), il feed di questa piattaforma consisteva principalmente in fotografie 1:1 super sature. Forse il risultato della necessità degli utenti di trovare soggetti colorati da postare sulle proprie pagine, le creazioni in pasta di zucchero sono presto diventate un hobby virale, finendo per ispirare anche le collezioni di moda di quegli anni. Per la SS13, Gucci ha portato in passerella palette dai colori brillanti, tra cui il giallo canarino e il turchese, mentre Versace ha drappeggiato di questa tinta le spalle dei suoi modelli per la Menswear SS13. La stagione seguente, la stessa sfumatura è stata scelta da Acne Studios per lunghi abiti in seta e da Prada per trench in pelle e tailleur in tweed, mentre oggi il turchese si ritrova in passerella da Fendi, da Paco Rabanne, da Bottega Veneta, da Prada, da Simone Rocha, da JW Anderson e da molti altri ancora.
Le borchie
Strascico dell’estetica emo che ha preso il sopravvento pochi anni prima in Italia, tra le giovani sottoculture di strada ben lontane dalle passerelle della Fashion Week, le borchie nel 2013 venivano distribuite dai designer su borse e vestiti come riso per piccioni. In quegli anni la moda ha provato a riscrivere la storia del punk “elegantizzandolo”, producendo collezioni che affiancavano tacchi a spillo e tube top a chiodi di pelle e leggings. Per la FW13, Isabel Marant ha ricoperto di piccole borchie sciarpe sottili, minigonne e giacche, mentre Anthony Vaccarello ha utilizzato questi dettagli scintillanti su maniche e spalline. Da Fendi, paillettes argentate sono andate a formare interi look della SS13, baguette comprese, e da Balmain, che dell’intarsia e del ricamo ha fatto un codice stilistico, innumerevoli appliqué metallizzate hanno ricoperto abiti e scialle in una collezione anni ’80. Dieci anni dopo, lo stesso rimasuglio delle sottoculture anti-moda sono state riprese in mano da Celine, da Valentino - maison che per anni ha amabilmente unito rockstud a ballerine e pochette - e da Blumarine..
Gli inserti in pizzo
Sempre perché in quegli anni andava di moda unire high e low in netto contrasto tra loro, la tendenza da parte dei brand di aggiungere dettagli in pizzo agli outfit più street rimane uno dei ricordi più sentiti dell'epoca. Dolce&Gabbana lo faceva già da tempo, seguendo il filone de La Dolce Vita, ma per le collezioni del 2013 lo hanno seguito anche Versace, Oscar De La Renta, Valentino e Chanel. Durante le ultime Fashion Week, il romanticismo del pizzo è stato sminuzzato e riproposto per la SS24 da Celine, da Dion Lee, da Gucci, e nuovamente da Dolce&Gabbana.
I cut out
Non possiamo parlare del 2013 senza ricordare gli abiti total black in cut out, un caposaldo della nightlife del tempo. Non si riesce a decifrare esattamente il movimento di appartenenza di questo stile, dato che nel 2013 appariva in ogni vetrina delle catene fast fashion. Il trend degli abiti cut out ha raggiunto il successo negli anni ’60 grazie a Pierre Cardin e nei ’90 grazie a Versace, ma ha ritrovato terreno fertile all’inizio del 2010 grazie all’estetica brutalista e distopica di designer come Rick Owens. In passerella, questo 2023 lo stile è stato adottato da Valentino, da Chloe, da Alexander McQueen, da Mugler e da Balmain.
Il peplo
Oltre ai colori e alle texture, anche una silhouette di dieci anni fa si sta lentamente riappropriando delle passerelle. Stiamo parlando del peplo, icona anni 2010 che al tempo permetteva ai tailleur di finire in discoteca e che quest’anno è stata riproposta sia nel settore della couture che del ready-to-wearm grazie ad uno studio artistico impegnato da parte dei designer. Se da Marni e da Loewe ha preso la forma di una baschina regale, Proenza Schouler, Cecile Bahnsen e Robert Wun hanno reso omaggio ai top che andavano di moda due lustri fa apportando modifiche tessili contemporanee. A meno che non sia indossato con gli skinny jeans, questa silhouette ha tutto il diritto di tornare in voga, prova ne sono gli ultimi look delle celebrity sul red carpet.