Drake è ancora ossessionato dall'Italia?
Sì, ma non paragonatelo ad una «Italian grandma»
20 Novembre 2023
«Uh, after hours at Il Mulino, or Sotto Sotto just talkin' women and wino», cita la traccia Pound Cake / Paris Morton Music 2, contenuta all'interno di Nothing Was The Same, quarto album in studio di Drake. Al tempo (l'album è uscito circa dieci anni fa), lo scenario descritto dal rapper non destò alcun tipo di curiosità, perché dopotutto, Il Mulino e Sotto Sotto sono nomi che smuovono qualcosa solo nei più fini conoscitori della ristorazione di Toronto. Si tratta di due ristornati italiani dove Drake è solito recarsi, in solitaria o con i suoi amici. Locali che, nonostante la proposta di cucina dei loro menu, non sono arredati secondo cliché italiani: niente tovaglie bianche e rosse a scacchi, nessun oste con in mano quartini di vino rosso, sono solamente il "buen retiro" del canadese, location raffinate ma anonime con cantina a vista e qualificati sommelier. È per questo che Drake, oggi (e probabilmente anche allora), ce lo immaginiamo varcare la porta di tali location con indosso un cappotto in tweed e stivali di pelle. Insomma, lo stesso look che ha sfoggiato qualche giorno fa per recarsi al Mamo, ristorante italiano di New York che, stando ad un articolo di Highsnobiety, è solito negare l'accesso a chiunque voglia cenare quando Drake presenzia all'interno del locale. La stessa rivista ha anche sottolineato come l'outfit indossato da Drake rappresenti l'ennesima attestazione della spiccata fascinazione del rapper per la cultura italiana.
È lecito considerare quel fit "italianeggiante", è altresì vero che sarebbe un po' forzato affermare che «Drake is dressed like an Italian grandma», come se il bel cappotto che cade sinuosamente sul suo corpo lo rendesse il Lucky Luciano dei giorni nostri. Il formal wear non approda di certo nel 2023 nei circoli del rap. I marchi epitome del quiet luxury e i completi sartoriali sono stati simbolo di emancipazione e rivincita sociale sin dalla nascita e alla confluenza nel mainstream di questo genere musicale. Ricorderemo The Notorious B.I.G., solito abbinare pellicce e cappotti di pelle a gioielli e maglioni Coogi, oppure Snoop Dogg, immortalato con una pelliccia bianca sul palco dell'Aire Crown Theater di Chicago, nel 2006: era un modo per dimostrare a se stessi e al mondo di avercela fatta. Oltre ad essere sinonimo di una certa rivincita sociale, i capi eleganti sono spesso associati, all'interno del circuito rap statunitense nello specifico, all'immaginario della malavita italoamericana: un topos ricorrente nella discografia di tanti artisti, che, inevitabilmente, ha avuto modo di ripercuotersi anche sul lato estetico degli stessi, persino nei loro nomi d'arte - Yo Gotti, French Montana, Capone N Noreaga sono solamente alcuni esempi. Che Drake, tanto quanto - o forse più - dei suoi colleghi ami l'Italia è un dato di fatto: del resto l'ha dimostrato più volte, sfoggiando magliette da calcio del Napoli e della Juventus, fino ad arrivare a capi custom made ispirati all'estetica di Valentino Rossi.
Eppure è anche lecito uscire dallo stereotipo del formal wear come uniforme della little Italy anni '80. Nel 2019 Drake indossò, di fronte le telecamere di How Much is Your Outfit?, un cappotto custom made firmato Brioni. Il valore? $11.000, da sommare ai $2.000 del maglione a collo alto Tom Ford. Il canadese apprezza il formal wear da tempo, e non c'è assolutamente nulla, neanche in quell'outfit indossato quasi cinque anni fa, che possa richiamare un qualsiasi canone d'italianità. Molto più banalmente, è probabile che Drake possa mostrare un interesse più spiccato rispetto al passato nei confronti degli abiti eleganti, simbolo di un passaggio a una nuova fase della sua carriera. Un Drake stanco dopo anni di discografia intensissima, un Drake businessman, un Drake che preferisce sedersi sempre più spesso a riflettere in un angolo di Sotto Sotto o di Il Mulino, dove è più consono indossare completi sartoriali che bomber in pelle oversized con un "Vaffanculo" cucito sul retro. Che il rapper italiano ami il tricolore è un dato di fatto, ma non chiamatelo «Italian grandma».