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Perché gli operai del fast fashion sono in sciopero

Nonostante il loro stipendio aumenterà del 60%, il loro stipendio è ancora troppo basso

Perché gli operai del fast fashion sono in sciopero  Nonostante il loro stipendio aumenterà del 60%, il loro stipendio è ancora troppo basso

La battaglia dei lavoratori delle compagnie fast fashion continua contro gli stipendi troppo bassi, nonostante diversi governi abbiano già iniziato ad assecondare le richieste avanzate dai protestanti. Il Bangladesh è uno dei paesi in cui il problema stipendi è particolarmente sentito: grazie agli ultimi provvedimenti dello Stato, gli operai delle fabbriche del fast fashion guadagneranno circa $113 al mese, una cifra che però non raggiunge i $210 mensili richiesti dei sindacati locali e che risulta ancora insufficiente per resistere al costo della vita che anche in Bangladesh diventa sempre più alto. Dalla fine del mese di ottobre, i lavoratori hanno dato vita ad animose proteste per le strade di Dacca, ma ad aver avuto la peggio sono stati i dimostranti stessi: dall'inizio delle manifestazioni, sono già tre gli operai che hanno perso la vita negli scontri con la polizia. 

Perché gli operai del fast fashion sono in sciopero  Nonostante il loro stipendio aumenterà del 60%, il loro stipendio è ancora troppo basso | Image 476685
Perché gli operai del fast fashion sono in sciopero  Nonostante il loro stipendio aumenterà del 60%, il loro stipendio è ancora troppo basso | Image 476684

Il Bangladesh è (purtroppo) ancora una miniera d'oro per realtà come come H&M Group, Inditex e PVH Corp, l'azienda che possiede Calvin Klein e Tommy Hilfiger. Nonostante gli stessi abbiano dichiarato in passato di essere intenzionati ad alzare gli stipendi, i lavoratori continuano ad insistere per ottenere di più. È qui che si genera il paradosso del sistema fast fashion: l'aumento degli stipendi dei lavoratori non è direttamente proporzionale alla crescita del fatturato delle aziende che lo alimentano. Stando a questo articolo di Business of Fashion, che ha condiviso un report di H&M Group, i lavoratori dell'azienda in Bangladesh guadagnano $134 al mese, una cifra bassa, ben inferiore a quanto richiesto dagli stessi e ancor di più rispetto ai $293 mensili percepiti dagli operai di H&M Group in Cambogia, ma che purtroppo supera del 50% la cifra minima (e legale) prevista dal Paese.

La situazione è drammatica agli occhi di tutti. La BGMFEA (Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association) ha chiesto alle aziende di fast fashion di alzare i prezzi dei propri prodotti nel mese di dicembre in modo tale da poter sostenere un incremento dello stipendio ai loro lavoratori. La richiesta sarebbe stata accettata, ma sta alle autorità locali placare l'insoddisfazione degli operai. La domanda che sorge spontanea è: basterà l'aumento dei salari a risolvere il problema? Considerando che molte aziende fanno leva su prezzi di retail estremamente bassi, pagare di più i lavoratori significherebbe che la convenienza degli stessi verrebbe meno. Si aggraverebbe dunque uno scenario che già ora non è dei migliori: i brand inizierebbero a incrementare ancor di più il proprio price point, e così, seguendo un effetto domino, farebbero anche gli altri protagonisti del settore dell'abbigliamento. Si possono davvero aumentare i salari degli operai dei marchi del fast fashion senza generare ripercussioni ad ampio raggio? Al momento sembrerebbe essere questo il grande problema.