Le zip che contengono sostanze chimiche tossiche
Un'azienda che produce accessori da chiusura ha rivelato i brand che le usano
25 Ottobre 2023
YKK, una delle aziende più famose nella produzione accessori da chiusura per capi d'abbigliamento, ha scoperto che le zip utilizzate da alcuni brand contengono sostanze nocive per l'uomo. Alcuni marchi hanno già preso dei provvedimenti a riguardo, altri invece hanno dichiarato che oramai è troppo tardi per interrompere la produzione di accessori e capi che vedono l'utilizzo delle zip. Le sostanze chimiche non sono state rinvenute all'interno del materiale delle zip stesse, quanto nella vernice colorante con cui spesso sono rivestite per renderle flame e water resistant. È stata YKK stessa a scoprire la presenza di sostanze polifluoroalchiliche (PFA) e a mettere al corrente i brand interessati: si tratta di una scoperta che è stata comunicata solamente ora, ma emersa già dai primi mesi del 2023. Sempre YKK ha dichiarato che dall'inizio di quest'anno l'azienda si è mossa affinché la propria supply chain si occupasse di eliminare le sostanze chimiche tossiche. Il vice presidente del reparto di global marketing, Chris Gleeson, ha dichiarato «La vernice contenente PFAS proveniva da più fornitori». La situazione è la seguente: Fjällräven non avrebbe fatto in tempo a sostituire le nuove zip con quelle vecchie, la collezione FW24 è oramai andata in produzione con tanto di zip che vedrebbero la presenza di sostanze cancerogene. Stando a quanto riporta Bloomberg, ci sono altre aziende specializzate nella produzione di abbigliamento outdoor che avrebbero dato il proprio contributo in merito alla questione.
VF Corp, l'azienda che possiede - tra i tanti marchi - The North Face, ha dichiarato che nessun prodotto d'abbigliamento uscito sul mercato in questa stagione contiene sostanze polifluoroalchiliche. Ted Manning, importante figura manageriale di Patagonia, ha invece sottolineato «Siamo arrivati al successo che abbiamo avuto eliminando queste sostanze dai luoghi ovvi (tessuti, laminati e rivestimenti) e stiamo cercando di capire se possa esse presente in altre parti». Marchi come Eddie Bauer, Lululemon, L.L. Bean e Columbia hanno invece deciso di non esprimersi a riguardo. La questione che riguarda la presenza di sostanze polifluoroalchiliche può suonare come un intoppo di poco conto, eppure potrebbe trasformarsi in un'importantissima battuta d'arresto per marchi che avevano fatto di un determinato tipo di vernice la fortuna di alcuni dei loro pezzi di abbigliamento. I prodotti che contengono PFA dimostrano notevole durabilità e resistenza, quindi tutti i brand in causa si ritrovano obbligati a riorganizzare in men che non si dica la propria supply chain - una sfida non da poco, soprattutto se si considera che, negli Stati Uniti si sta lavorando alla promulgazione di leggi pronte a punire coloro che utilizzano e mettono in commercio prodotti chimici tossici.