Ecco cosa è successo al 50° anniversario dello Yellow Boot di Timberland
Il documentario THIS IS NOT A BOOT: THE STORY OF AN ICON celebra l'iconico stivale
17 Ottobre 2023
Per celebrare il 50° anniversario dello Yellow Boot, Timberland ha collaborato con il regista neozelandese Tom Gould per la creazione di THIS IS NOT A BOOT: THE STORY OF AN ICON, un breve documentario narrato dai personaggi di punta delle community e delle diverse generazioni che hanno formato la strada percorsa dallo Yellow Boot in tutti questi anni - e che continuerà a percorrere. Oltre a contenere filmati d'archivio del figlio e del nipote del fondatore Nathan Swartz, il documentario ha visto la partecipazione di alcuni artisti rinomati in tutto il mondo come Jeff Staple, Ronnie Fieg, A$AP Ferg, Rakim, Veneda Carter e di figure influenti di nicchia come l'artista hip-hop italiano J-Ax e Takayuki Ohashi. L'anteprima del documentario è stata presentata all'Apollo di Milano, un ristorante-club che dispone di diverse sale, una delle quali è stata adattata a sala cinematografica per la serata. Cocktail, musica e popcorn hanno accompagnato i festeggiamenti, mentre rappresentanti di Timberland, veri paninari dell'epoca, personaggi della scena della moda milanese, sneakerhead e persino J-Ax si sono riuniti per rendere omaggio a una silhouette che non passerà mai di moda.
Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare J-Ax in merito al suo legame personale con Timberland, ponendogli alcune domande sull'impatto che lo Yellow Boot ha avuto nella sua carriera, nel suo stile e nella sua vita. Ci ha raccontato di come si sia innamorato dello stivale per ben due volte: prima negli anni '80, quando era visto come un oggetto di lusso desiderato dai famigerati paninari italiani (all'epoca costava l'equivalente di circa 500 euro, essendo importato dagli Stati Uniti), e poi negli anni '90, quando i rapper americani che ammirava ne facevano sfoggio in ogni video musicale. J-Ax ha anche ricordato con orgoglio la sua canzone Timberland Pro, che, secondo quanto ci ha raccontato, non era nemmeno una collaborazione, ma una lettera d'amore spontanea al marchio.