PRODUCTS di Betsy Johnson: spalline, lady D, voler cambiare
«Psicologia inversa all'attivo.»
16 Ottobre 2023
Nel cuore di Parigi, la designer britannica Betsy Johnson ci ha accolto nel suo showroom, che funge anche da intimo spazio creativo per la stessa e per il suo team. Lì, tra i sorprendenti capi della sua nuova collezione, abbiamo approfondito le ispirazioni dietro al brand, PRODUCTS, e i potenti messaggi che spera di trasmettere. Entrando, salta subito all'occhio una modella, comodamente distesa su un divano rivestito in lattice, con indosso un vestito nero aderente dallo scollo profondo, abbinato a un aristocratico cappello, entrambi con la scritta "STAY COMMERCIAL" in bianco. Le mani infilate in un innovativo dispositivo riscaldante porta-telefono. Conversare con Betsy Johnson significa scoprire cosa si cela dietro ad una figura elusiva ed enigmatica. Anche se appare molto riservata sui social media, Betsy è una persona vivace, energica e complessa, indossa un paio di pantaloni da ginnastica oversize Balenciaga, visibilmente usurati sul retro per via dei tacchi a spillo che li trafiggono ad ogni passo in una sorta di dichiarazione di noncuranza. I suoi capelli sono tirati indietro, metà biondi e a metà neri, quasi a simboleggiare la divisione tra anticonformismo e desiderio di apparire, una lotta intestina che emerge spesso nelle sue creazioni. Guardando la collezione, su molti outfit spiccano le spalle scolpite. È stato naturale chiederle: "Perché le spalline?".
La sua risposta ci riporta ai ricordi d'infanzia, alla madre parrucchiera che indossava abiti con spalline rinforzate. Betsy ha ricordato con affetto: «Ricordo che doveva toglierle quando tagliava i capelli.» Ma il significato delle spalline nella sua collezione ha radici più profonde, ci riporta alla sua educazione e ai gusti musicali della sua famiglia, in particolare dei suoi genitori: «Mentre tutti i miei amici a scuola potevano ascoltare la musica commerciale di MTV, i miei genitori mi permettevano solo di ascoltare musica indie, punk e ska.» Il padre la introdusse presto ad artisti come Blondie e Madonna, entrambe solite all'utilizzo di prominenti di spalline oltre che icone della moda anni '80, fondamentali per plasmare il suo senso del design. Mentre assorbiamo queste storie di influenza familiare, un'altra presenza aleggia nella stanza: Lady Diana. La collezione di Betsy trae difatti evidente ispirazione dallo stile distintivo della principessa inglese. Betsy riflette: «È stata oggettivata come questa nuova ondata nella famiglia reale. Ma in realtà non lo era. Era diventata oggetto di osservazione e consumo per la stampa.» La presenza si materializza nello showroom attraverso copertine di riviste raffiguranti la principessa Diana con un vestito con la scritta 'Stay Commercial': «Ecco perché ho fatto le copertine delle riviste, perché è davvero ciò che stai guardando quando leggi Vogue oggi.»
Betsy ci ha poi chiesto se volevamo che la sua modella cambiasse abiti per poter avere una migliore percezione dei capi. Ci ha mostrato un outfit total black - un colore che, insieme al bianco e rosso, risuona fortemente in tutta la collezione: calze con una piega centrale fissate negli stivali con un cinturino con su scritto "SALE", un completo con spalle squadrate tagliato poco sotto il busto per rivelare un corsetto allacciato con una cintura dalla fibbia metallica che nuovamente recita "SALE". I filamenti derivanti dalla lavorazione restano appesi languidamente, conferendogli un aspetto studiato ma disfatto. Mentre Betsy gironzola intorno alla modella, sistemando alcuni elementi e aggiungendo gli ultimi tocchi, ci ha rivelato il significato più profondo della sua collezione. Nata in una famiglia appartenete alla working class e testimone delle difficoltà del fratello dopo aver lasciato l'esercito, Betsy sfida la feticizzazione occasionale dell'industria per la cultura operaia e militare. Mira a rovesciare lo script, appropriandosi in modo ingegnoso di simboli di ricchezza e aristocrazia nei suoi design, una tattica che definisce brillantemente come "psicologia inversa nel processo." Mentre la nostra conversazione raggiunge il suo epilogo, Betsy ha condiviso la sua convinzione nel potere trasformativo della lotta interna a un sistema. Ricordando il suo passato da attivista, ha detto: «Ero solita svegliarmi alle 5 del mattino per accamparmi fuori dai mattatoi e protestare ogni fine settimana solo per rendermi conto che nulla cambiava.» Oggi, il suo approccio è sfumato: lavorare insieme alle strutture di potere che vorremmo cambiare, «giocare la partita per apportare cambiamenti profondi dall'interno.»