La battaglia per le tasche nei vestiti da donna
Si tratta di un vero e proprio gender gap
12 Ottobre 2023
Di recente è stato pubblicato un libro intitolato Pockets: An Intimate History of How We Keep Things Close, in cui l’autrice, l’esperta di fashion design Hannah Carlson, approfondisce la diversa funzione che le tasche hanno per le donne e per gli uomini, e i risvolti sociali di questa disparità. I capi d’abbigliamento femminili, infatti, a differenza di quelli maschili, spesso sono sprovvisti di tasche, e quando invece ci sono (e non sono finte) faticano a contenere realmente qualcosa, diventando di per sé quasi inutili. Nel 2018 la testata The Pudding ha affrontato questa vera e propria discriminazioni di genere partendo dai dati, dimostrando come – in media – le tasche nei jeans da donna fossero il 48 per cento più corte di quelle nei jeans da uomo. In sostanza significa che, nella maggior parte dei casi, le tasche negli abiti femminili non riescono a contenere per intero uno smartphone e non sono abbastanza grandi neanche per un portafoglio. La giornalista e attivista britannica Caroline Criado Perez – autrice del libro Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo – ha definito questo stato di cose «great gender pocket gap», cioè «il grande divario di genere delle tasche».
Perché nei vestiti femminili spesso non ci sono tasche
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Storicamente i capi d’abbigliamento da donna non prevedevano tasche perché si pensava che le donne avrebbero portato sempre con sé una borsetta; questo accessorio, però, occupando le mani o le braccia delle donne, limitava i loro movimenti, favorendo la disuguaglianza con gli uomini. Secondo quanto scrive Carlson nel suo libro, in passato gli abiti femminili erano sprovvisti di tasche perché «più cose le donne potevano portare e maggiore era la libertà che potevano esercitare». Nel libro del 2019 The Pocket: A Hidden History of Women’s Lives, 1660–1900, l’autrice Ariane Fennetaux sostiene che le tasche «rappresentavano uno spazio sotto il controllo delle donne in un periodo in cui non dovevano avere nessun tipo di proprietà». «Una tasca era un vero e proprio posto tutto per loro», sottolinea Fennetaux, e per questo rappresentava «una crepa nel sistema patriarcale basato sul controllo delle donne». Attorno al 1910 “la battaglia per le tasche” negli abiti femminili fu raccolta dall’American Ladies Tailors’ Association, che riempì di tasche il completo da suffragette. Per comprendere quanto fosse radicata l’idea che le tasche fossero una cosa da uomini, anche quando non c’era un valido motivo, basti pensare alle uniformi fornite al ramo femminile dell’esercito statunitense durante la Seconda guerra mondiale: non prevedevano alcuna tasca, mentre in quelle degli uomini c’erano. nel 1954 lo stesso Christian Dior disse che «gli uomini hanno le tasche per tenerci le cose, le donne per decorazione». In anni più recenti, l’adozione delle tasche negli abiti da donna è stata disincentivata dallo stesso mercato delle borse, diventando un asset fondamentale per i marchi di lusso. Nel suo libro Carlson racconta che quando la direttrice di Vogue America Diana Vreeland propose di dedicare un numero del magazine alle tasche e al superamento delle borse, da lei considerate «una noia», ma il fatto di dover rinunciare a molti inserzionisti la costrinse ad abbandonare l’idea.
La moda si sta accorgendo di questo problema?
Nell’ultimo anno, sulle passerelle e nei grandi eventi dello showbiz, si è assistito a un cambio di approccio, sia perché il guardaroba femminile si è ampiamente aggiornato con capi più pratici che includono tasche; sia perché le tasche stesse (specialmente quelle a soffietto più famose come “cargo”) sono diventate esse stesse elemento decorativo degli abiti. Il primo brand a cui si pensa è certamente Miu Miu e le gonne della collezione SS22; mentre le mani in tasca e l’aggiunta di tasche ulteriori sui classici blazer è stata la firma dell’ultimo show di Loewe, mentre in numerosi altri show erano gli stessi abiti da sera ad averne come a liberare l’archetipico capo femminile da questa limitazione un po’ arcaica. Altre tasche sono apparse, in maniera abbastanza cospicua, negli show di Saint Laurent, Diesel, The Attico e Peter Do, per citarne alcuni, mentre da Prada quando le tasche non erano parte dei completi in lana grigia che fasciavano il corpo delle modelle, si trovavano sovrapposte ai micro-abiti di frange grazie a cappotti e soprattutto a gilet multi-pocket dalla chiara vocazione funzionale. Altrove, da Undercover, Jun Takahashi ha letteralmente capovolto interno ed esterno di giacche e top, evidenziando la presenza delle tasche con oggetti visibili al loro interno attraverso la stoffa trasparente. Pressoché onnipresenti erano invece le tasche da Chanel ma qui urge una piccola nota storica: le tasche funzionanti sono da sempre una caratteristica delle giacche del brand proprio perché Coco Chanel voleva facilitare la vita alle donne della sua e di altre epoche – quasi un esempio dei valori fondanti del brand tradotti in design.
Il trend è stato favorito dal ritorno in auge dei pantaloni cargo, ma non è da escludere che «la vera “età delle tasche” potrebbe essere arrivata», ha detto Carlson al Guardian, soprattutto perché «tutto il necessario per la nostra vita quotidiana è diventato molto poco ingombrante». In ultimo, anche l’haute couture sembra che stia iniziando a recepire l’importanza delle tasche, di quello che significano e della loro importanza all’interno del dibattito femminista – viene in mente quanto detto nel documentario Dior & I da Raf Simons, durante la realizzazione della sua prima collezione per la casa di moda francese: «Volevo avere un approccio piuttosto radicale in termini di modernizzazione. Volevo diventare più dinamico, perché trovo le donne molto dinamiche. Pantaloni e tasche: per me è importante che le donne si muovano facilmente». Rispetto al passato si può quindi affermare che il problema delle tasche nei capi d’abbigliamento femminili si è notevolmente ridotto, grazie anche alla recente tendenza genderless della moda, ma non è scomparso e rimane ancora una questione rilevante. La battaglia per le tasche nei vestiti da donna, insomma, è ancora tutta da combattere.