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Ve li ricordate i Power Balance?

Ecco che fine hanno fatto i braccialetti capaci di aumentare le capacità fisiche di chi li indossa

Ve li ricordate i Power Balance?  Ecco che fine hanno fatto i braccialetti capaci di aumentare le capacità fisiche di chi li indossa

Immaginate la scena. È il 2010, pieno boom tecnologico. L’iPhone fa ormai  parte delle nostre vite da anni mentre Apple si prepara a presentare la sua ultima invenzione, l’iPad. Lo stesso anno nascono Kickstarter, l’auto senza pilota di Google e una serie di invenzioni che di lì a qualche anno avrebbero rivoluzionato le nostre vite. Ecco, in mezzo a questo groviglio di tecnologia, di cavi e microchip, immaginate un braccialetto di plastica venduto per $30 come una delle più grandi invenzioni degli ultimi anni, capace di ammaliare non solo il vostro compagno di università ma anche celebrities e sportivi di tutto il mondo. Quello era il Power Balance.

Come sono nati i Power Balance?

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In realtà la storia dell’invenzione frutto delle menti di Troy e Josh Rodarmel nasce qualche anno prima, quando nel 2006 i due presentarono la loro idea in alcune fiere di settore raccontando delle sue capacità uniche  e capaci, attraverso la chinesiologia applicata, di aumentare la potenza, la forza e l’equilibrio di chi li indossava. Realtà o finzione? Poco importava, perché l’anno successivo alla sua messa in vendita il Power Balance era ovunque: dalle squadre sportive delle scuole superiori fino a quelle universitarie, al punto che il giornalista Darren Rovell scriveva che «un numero crescente di sportivi professionisti e dei loro assistenti stava iniziando a sembrare dei guaritori di cristalli New Age». Nel suo primo anno di attività l’azienda aveva venduto bracciali per oltre 8mila dollari, mentre nel 2010 si sarebbero messi in tasca più di 35 milioni. Un trionfo possibile grazie al continuo endorsement da parte di celebrities di qualsiasi tipo: Shaquille O’Neal, Lamar Odom, Gerard Butler, Diddy, Leonardo DiCaprio, Cristiano Ronaldo e Robert De Niro. Invece di fare affidamento su una base scientifica per promuovere il loro prodotto, Troy e Josh Rodarmel avevano scelto di puntare tutto su testimonial e volti celebri dello sport per innescare uno spirito d’emulazione di chi non voleva perdere l’occasione di portare al polso il segreto del successo del suo cestista preferito. Ma se Shaq era pronto a giurare sui benefici del Power Balance, le autorità Australiane la pensavano diversamente.

Le accuse e la bancarotta

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Nel 2011 la commissione locale per la tutela dei consumatori era intervenuta dopo che un comitato di revisione aveva rivelato che quanto affermato dall’azienda violava il codice sulla promozione degli articoli medici e terapeutici al punto che il Therapeutic Goods Complaints Resolution Panel chiese a Power Balance di eliminare dal proprio sito qualsiasi affermazione fuorviante. «Ammettiamo che non esistono prove scientifiche credibili a sostegno delle nostre affermazioni» aveva scritto l’azienda, pronta a risarcire chiunque si fosse sentito truffato. Negli Stati Uniti i consumatori organizzarono una class action da 57.4 milioni di dollari, abbastanza da costringere l’azienda a dichiarare bancarotta prima di poter rimborsare i suoi ormai ex clienti. Finita qui? Ovviamente no, perché nonostante la bancarotta Troy e Josh non si diedero per vinti, provando in tutti i modi a rivitalizzare un’azienda ormai abbandonata da tutti. I risultati furono disastrosi, con un debito di 50 milioni di dollari alla fine del 2011 tra cui 250mila contratti con la squadra di hockey LA Kings, 100mila con i Sacramento Kings, 400mila dollari con Kobe Bryant e 20mila dollari con Blake Griffin. Avendo un capitale ben inferiore alla cifra dovuta, l’azienda fu costretta ancora una volta a dichiarare bancarotta con un epilogo molto simile a quello precedente. Oggi Power Balance esiste ancora, e sul loro sito ufficiale è possibile acquistare uno dei loro iconici braccialetti per poco meno di 30$, mentre per 54$ potete portarvi a casa la versione in acciaio,  per le uscite più eleganti che richiedono comunque il massimo dell’equilibrio. Nonostante sia cambiato poco rispetto a tredici anni fa - l’azienda è tornata a parlare di misteriosi benefici donati dai suoi prodotti - adesso siamo tutti un po’ meno fessi da credere che un pezzo di silicone sia davvero in grado di farci correre più velocemente.