Che fine ha fatto il minimalismo scandinavo?
Un termine univoco non è più sufficiente a racchiudere direzioni tanto diverse tra loro
14 Luglio 2023
La moda scandinava è da tempo associata a design minimalisti, colori tenui, linee pulite e un'attenzione alla funzionalità. Tuttavia, alla luce della Settimana della Moda Uomo di Parigi SS24, diversi segnali evidenziano che l'attuale rappresentazione della moda scandinava nella scena internazionale potrebbe non essere più in linea con la sua matrice d'origine, e che l'uso di un termine univoco non è più sufficiente a racchiudere direzioni tanto diverse tra loro. E se la moda scandinava si fosse allontanata dalla realtà? E se non fosse più fedele alle nostre aspettative?
Ad oggi le traiettorie all'interno del vasta dicitura "moda scandinava" sono molteplici. Acne Studios ha da poco debuttato con la collezione Grand Tour, ispirata al XVII secolo e alla sperimentazione di un rinnovamento guardaroba turistico. Tratta dall'esperienza del direttore creativo Jonny Johansson in viaggio a Venezia, la collezione include leggings aderenti, maglie da calcio e maglioni pelosi in colori accesi e contrastanti. Decisamente una deviazione dal minimalismo scandinavo che posiziona il brand al di là di quei limiti che già da diverse stagioni aveva cercato di sorpassare. Nello stesso spettro troviamo marchi come HOPE, Won Hundred e Our Legacy, quest'ultimo in particolare ha incluso grafiche di film horror giapponesi, stratificazioni estensive, scollature profonde a V abbinate a collane di metallo robuste per la SS24. Dettagli massimalisti che tuttavia si sposano con tonalità monocromatiche, tra marroni polverosi, beige e tanto nero. Le nuance e un'attenzione per la funzionalità enfatizzata dal nome stesso della collezione, Snow In April, ci permettono di ascrivere Our Legacy alla moda scandinava, seppur con qualche deviazione. (di)vison, un giovane marchio danese che ha scalato le vette della moda nordica con capi di abbigliamento upcycled e un approccio sostenibile, presenta invece un linguaggio Y2K, un'interpretazione più moderna e chiassosa del trend scandinavo. I brand del territorio si stanno evolvendo verso linguaggi più personali, mantenendo comunque la stessa attenzione verso la funzionalità e il minimalismo che li ha resi celebri nel mondo.
All'interno dello spettro troviamo infatti ancora marchi che attribuiscono maggiore enfasi sulla semplicità. La collezione SS24 di Filippa K cattura l'essenza degli anni '90, concentrandosi su una sartoria rilassata, abbigliamento sportivo e denim, comprendendo capi che richiamano le estati in Finlandia, tra costumi da bagno, parka in nylon, maglioni in cachemire e zoccoli. Nel complesso, un'espressione molto più minimalista e meno sfidante del trend scandi-chic. Funzionalità e linee asciutte sono aspetti chiave anche nella collezione A Habitual Man di Berner Kühl, tra blazer deliziosamente tagliati con chiusure a un bottone, camicie di seta e pantaloncini pratici. L'uniformità dei capi - resa anche tramite una densa palette di colori in cui spicca solo l'uso pervasivo del rosso - rende l'estetica leggera, ma le conferisce anche profondità e pienezza. Fuori dallo spettro troviamo PLN e Vain, due nuovi attori nella scena. Entrambi presenteranno le loro collezioni Primavera/Estate durante la prossima settimana della moda di Copenaghen ad agosto. PLN è un progetto molto personale che, attraverso la reinterpretazione della cultura punk europea, coltiva una sperimentale inedita per la moda scandinava. Vain invece si è fatto un nome attraverso collaborazioni notevoli - incluso McDonald's - e collezioni upcycled realizzate con vecchie divise da lavoro. Attraverso il design sperimentale e una narrativa che prende spunto dalle subculture, questi due marchi sono una novità assoluta per la scena scandinava.
Alla luce di un panorama così variegato e in fermento, in cui gli attori spesso si discostano dalle aspettative, sorge spontaneo chiedersi se la definizione "moda scandinava" non sia un limite o se debba evolversi assumendo una nuova accezione, per riconoscere e apprezzare al meglio tutte le sfaccettature che la scena realmente racchiude. È essenziale definire con fermezza ciò che il termine significa in senso più ampio per incoraggiare i linguaggi di design indipendenti all'interno di un raccoglitore sempre più vasto.