Quando le passerelle sono bestiali
Tutte le zampe della Fashion Week Men’s SS24
27 Giugno 2023
Zampe, zoccoli, e artigli; mai come adesso la moda ama il look animalier, preso alla lettera. Sulla stessa scia delle Tabi disegnate da Martin Margiela nel 1988 - che però guardavano anche alla cultura giapponese del 15esimo secolo - numerose nuove proposte calzaturiere mandate in passerella durante le ultime fashion week prendono ispirazione dalla forma un po’ ridicola delle zampe degli animali, scaturendo una vera e propria scissione di pensiero tra gli appassionati del settore: da un lato i seguaci delle nuove tendenze, sempre pronti a riconoscere in un nuovo look il suo potenziale, e dall’altro gli obiettori di tutto ciò che cerca di sfidare le convenzioni, sostenitori del tradizionalismo anche in un settore creativo come la moda. Nonostante le critiche di questi ultimi, i brand che hanno portato in passerella scarpe dalla silhouette bestiali sono stati così tanti, però, che sarà quasi impossibile fermare l'ascesa dell’estetica furry-chic.
JW Anderson
Partiamo da JW Anderson, un brand che per i propri show è solito sfruttare l’ironia e l’energia nostalgica dei ricordi d’infanzia per suscitare stupore negli spettatori: oltre ad una vasta gamma di zoccoli in diversi colori e materiali, tra i design presentati alla sfilata spiccavano mules e scarpe stringate in pelle che, sulla punta, si arricciavano come se i modelli che le indossavano avessero al posto dei piedi delle grandi zampe da felino. Un design già presentato a febbraio in versione tacco a spillo durante la Fashion Week FW23, e che aveva invogliato giornalisti e critici a divertirsi con tutti i giochi di parole del caso, dopo che Jonathan Anderson stesso aveva incluso nella caption di un post che le svelava anticipatamente, «CATWALK show fittings…»
Charles Jeffrey Loverboy
Di simile estro anche le calzature di Charles Jeffrey Loverboy, una particolare fusion tra le brogue e le ballerine, goffrate con una tecnica simile a quella di JW che rendeva la loro forma un rimando agli arti di un cane, e poi maryjane e loafer decorate da affilati artigli argentati - i simpatici direbbero «un design graffiante.» Al limite dell’assurdo, lo show di Charles Jeffrey non era punk, nonostante gli spunzoni appuntiti e il plaid inglese che si alternava in ogni look, ma si rifaceva all’epoca Carleiana del XVII secolo, proprio perché l’Inghilterra in questo momento sta vivendo un rinascimento di quell’era, come ci ha spiegato il designer in un’intervista prima dello show.
Louis Vuitton
Da Louis Vuitton, le zampe d’orso erano ben più docili rispetto a quelle di Charles Jeffrey, morbide pantofole di peluche logate la cui suola imitava l’impronta di un urside, anch'essa logata e ripresa sui palmi di un paio di guanti. In fondo, il titolo della collezione era proprio LVers, cosa c’è più adorabile di un’orsacchiotto di peluche? Insomma, da Milano a Parigi sono state due settimane all’insegna della trasformazione animalesca. Chissà se anche la couture seguirà le stesse orme, letteralmente. Guardandoci indietro, in effetti, anche Daniel Rosberry aveva fatto lo stesso nel suo show couture di Schiaparelli dello scorso gennaio, quando aveva fatto sfilare sulla passerella pargina delle teste di animale che, nelle intenzioni del designer americano, dovevano omaggirare La Divina Commedia di Dante. Una scelte che all'epoca, ovviamente, non aveva mancato di generare polemiche.