Il variopinto futuro del Regno Unito immaginato da Charles Jeffrey Loverboy
Come sarebbero i reali inglese dell’era Regency se corressero a una maratona?
19 Giugno 2023
Eseniya Araslanova
Giunto al suo secondo show alla Milan Fashion Week, Charles Jeffrey pare sentirsi abbastanza a casa qui a Milano. Con uno show dal respiro assai più ampio del precedente, il designer scozzese ha portato sulla passerella una visione completamente nuova per la nuova stagione estiva, con una collezione che apre un dialogo tra il presente e il passato più mitico del Regno Unito – fatto di cavalieri arturiani, di cappelli a tricorno, colletti degni di Oliver Cromwell e farsetti elisabettiani. Il ragionamento è chiaro: ora che la Gran Bretagna si trova in una congiuntura storica, in cui sono in gioco tutti i suoi valori e le sue idee identitarie, usare il passato come filtro narrativo del presente significa porsi domande sul futuro. Un futuro tanto incerto quanto è esuberante e variopinta la nuova collezione concepita da Jeffrey, che abbiamo raggiunto nel backstage dopo lo show per farci raccontare meglio l’idea dietro la sua ultima sfilata.
Cosa puoi dirci della collezione?
La collezione è nata in un periodo piuttosto turbolento per il Regno Unito. La Regina era morta, io stavo facendo ricerche a settembre, e sentivo di star perdere il controllo su molte cose, quindi per me è stato interessante usare una collezione per creare un mio spazio all'interno della turbolenza. Ho scoperto che eravamo in un'epoca... Carleiana? Prima eravamo nell'era elisabettiana, ora però abbiamo Re Carlo e anche il mio nome è Charles. E dunque ho pensato a come sarebbe stata un'epoca Carleiana - provando anche a raccontare di una realtà in cui tutti possono indossare la corona in una sorta di gioiosa controcultura: è colorata, apprezza le arti e la cultura, ma anche il benessere e l'abbigliamento sportivo.
Ho guardato all'epoca di Carlo II, il XVII secolo, ho guardato al romanticismo, all'euforia dei costumi - e all'epoca correvo molto. Mi piace l'idea di coltivare una sensazione di euforia e di rifletterla attraverso l'abbigliamento. È da qui che la palette di colori si orienta verso uno spazio più sportivo e luminoso, pur utilizzando opere d'arte del XVII secolo e una serie di accessori che riflettono l'animismo. È la mia proposta di una nuova società che punta sulla positività, perché ne abbiamo abbastanza di questo pessimismo.
Anche la venue ha riflesso questa idea?
Sì! Siamo noti per la teatralità delle nostre scenografie, ma volevamo ridurla e far sì che solo l'abbigliamento risultasse teatrale. Ho creato la colonna sonora con un mio amico, sto cercando di usare la mia piattaforma per creare un progetto a tutto tondo. Un'altra cosa importante è che, essendo a Milano, abbiamo dovuto pensare al business, quindi questa è una collezione molto ben commercializzata e la maggior parte è disponibile per la vendita, mentre l'ultima volta la maggior parte dei pezzi erano concettuali e solo per la passerella.
Ti piace Milano?
Mi piace molto. La trovo molto simile a Glasgow, per come sono le persone. È un bel posto per essere un marchio. Londra è un bel posto per promuovere un marchio e crescere, ma per il punto in cui siamo in questo momento Milano è fantastica. A Milano ci sono molti talenti straordinari.