Le inutili polemiche sulla consulente d'immagine di Elly Schlein
Essere di sinistra significa non curare la propria immagine?
28 Aprile 2023
In un’intervista a Vogue, uscita ieri, la leader del Partito Democratico Elly Schlein ha rivelato di rivolgersi a una consulente d’immagine e personal shopper, Enrica Chicchio. Il web è impazzito nel giro di poche ore, con utenti Twitter che hanno iniziato a parlare di privilegi sociali, a paragonare la Schlein a Chiara Ferragni, parlando di comunisti col Rolex e in generale evidenziando l’apparente contraddizione tra l’essere portavoce di politiche di sinistra e curare il proprio aspetto. La reazione dei social riguarda, più che Schlein in sé, una specie di associazione tra moda e politica per cui è normale che un politico di destra abbia e spenda denaro e invece un politico di sinistra (che nel ragionamento semplicistico di qualcuno è “un comunista”) dovrebbe aderire a quell'immaginario di stile fatto di una trasandatezza che appartiene solo all'immaginario stereotipato di qualcuno. In realtà potremmo supporre che Schlein sarebbe stata duramente criticata per qualunque scelta di outfit avesse fatto: se si fosse vestita con troppa eleganza le avrebbero dato della champagne socialist privilegiata, se si fosse vestita con capi di Zara o di altri brand fast-fashion, le avrebbero contestato di aver scelto marchi poco sostenibili, se si fosse vestita con completa trascuratezza avrebbero criticato la sua mancanza di decoro ed eleganza. La verità è che, mai come oggi, è normalissimo che un personaggio pubblico (perlopiù leader del secondo partito più importante d’Italia) si avvalga di un consulente per il proprio guardaroba e make-up.
Leggendo quanto dichiarato dalla sua consulente, l’obiettivo di Schlein non era quello di riempire il proprio armadio di brand di lusso, ma semplicemente creare un look più elegante per lasciarsi alle spalle quello che l’aveva accompagnata nella sua precedente fase politica. «Abbiamo sostituito l'eskimo con un trench di taglio sartoriale» ha detto Chicchio a La Repubblica, evidenziando l’importanza della simbologia degli abiti nella comunicazione politica. «Elly non ha un look da centro sociale» ha detto la consulente, segnalando, con ogni probabilità, il desiderio di discostarsi visualmente dall’immagine stereotipata del militante di sinistra presentandosi al pubblico in una veste più relatable. Dopotutto anche Giorgia Meloni fa shopping da Armani senza che nessuno si senta di fare obiezioni, ma più in generale la politica passa anche per l’abito che fa il monaco, che connota il politico che lo indossa ancora prima delle idee che vuole mettere in campo. Sono passati solo pochi anni da quando Stefano Bonaccini, che per una bizzarra volontà del caso ha sfidato proprio Schlein nelle primarie del PD, aveva fatto parlare di sé per il restyling a cui si era sottoposto in occasione della campagna elettorale per le regionali. Un’operazione che all’epoca, più che sollevare polemiche per il nuovo look del politico modenese, aveva destato curiosità in un paese che sembra avere ancora un’idea datata quando si parla di comunicazione politica. Tanto più che ora, come scrive Davide Angelucci del Centro Italiano Studi Elettorali, «il principale sostegno [al Partito Democratico] arriva dalle fasce più istruite della popolazione e da classi sociali relativamente più agiate» mettendo il partito nella condizione di dover dialogare e rappresetare una pluralità di voci con idee e visioni diverse anche quando si parla di un discorso banale come il guardaroba.
Ho letto da qualche parte che Bonaccini dopo il restyling sembra il buttafuori del Berghain e ora non riesco a togliermi quest’immagine dalla testa pic.twitter.com/oglWin9HCq
— F(i)ko Twigs (@ciccimitterrand) January 2, 2021
Infine, in riferimento all’armocromia, sarebbe difficile definire questa pratica come propria delle èlite. Nata come applicazione alle arti decorative della teoria del colore tra gli anni’50 e gli anni ‘80, oggi è diventata prassi per specialiste dell’immagine, estetiste e life coach che ruotano nelle orbite più esterne e remote del mondo della moda e ne sfruttano l’aspirazionalità. Un enorme numero di saloni di parrucchieri oggi offrono consulenze di armocromia, così come la gran parte dei centri estetici – questo per dire che Schlein non si è rivolta ai celebri stylist milanesi delle celebrità, ma si è avvalsa di un servizio di consulenza affatto esclusivo, anzi, del tutto popolare. Sui risultati di questo servizio non sta a noi giudicare, anche se non si può certo dire che i completi di Schlein abbiano un taglio proprio impeccabile – ma il discorso è un altro. Rappresentare un partito politico di sinistra, in breve, non significa votarsi alla povertà come i francescani mentre molti degli insorti sui social media dovrebbero domandarsi se non darebbero dell’ipocrita a Schlein se indossasse il collare blu come ai tempi del “presidente operaio”.