Che cosa farà adesso Jeremy Scott?
Tra gli indizi, una macchina e una dichiarazione esclusiva
23 Marzo 2023
L’addio a Moschino di Jeremy Scott, oltre che uno shock per gli appassionati del brand, è stata una sorpresa per molti rappresentanti Aeffe. Solo poche settimane prima, durante la fashion week milanese, Scott aveva esplicitamente affermato di sentirsi pronto a rimanere da Moschino per «altri 10 anni,» avendo ricoperto il ruolo di direttore creativo della Maison dal 2013. A parte una breve dichiarazione di buon auspicio per Scott, il presidente di Aeffe Massimo Ferretti non ha ancora esposto i piani che verranno messi in atto per Moschino. Il lavoro di Scott per Moschino ha prodotto negli anni quasi l'80% dei ricavi di Aeffe, quindi è chiaro che, se si è effettivamente trattato di una mossa inaspettata, questo cambiamento deve aver scardinato molte delle certezze finanziarie che da anni sorreggevano la società.
Ma cosa riserva il futuro della carriera di Scott? Dopo aver annunciato la separazione da casa Moschino, il designer è salito su un aereo per Seoul per lanciare una collaborazione con l’azienda automobilistica Hyundai Motor Co, e anche se il comunicato stampa cita Jeremy Scott come «il rinomato direttore creativo di Moschino,» il progetto include solo il suo nome. All'evento Hyundai è stata scoperta una linea di couture upcycled caratterizzata da look cuciti insieme ad alcune parti d’auto, come il vestito dallo strascico-tergicristallo e quello interamente fatto di catene. Per l'occasione, Scott ha rilasciato un’intervista esclusiva con Vogue Business in cui il designer sembra più che pronto a mettere in marcia il suo brand omonimo. Nonostante la produzione sia stata interrotta nel 2019, Scott ha dichiarato di avere già prodotto alcuni capi: «Sì, ho disegnato un’altra collezione,» ha detto Scott, «sto cercando di capire cosa voglio fare.»
Le scelte di carriera di Jeremy Scott sembrano essere tutte volutamente singolari, come del resto è il DNA della sua visione artistica. Ancor prima di mettere piedi nell’atelier di Moschino il designer usava sperimentare con oggetti d’uso quotidiano, con il concetto di decadenza e con quello che oggi è un suo tratto distintivo: l’ironia. Per la sua prima collezione, nel 1997 ha utilizzato scarti di camici ospedalieri, per la seconda avanzi del mercato delle pulci di Parigi, e anche quando è poi riuscito ad ottenere l’attenzione della stampa internazionale, facendo esordire in passerella una tredicenne Devon Aoki e vestendo in seguito l’artista Bjork durante il suo tour Homogenic, non si è lasciato ammaliare dalla fama e la “voglia di piacere,” ma anzi, si è sentito motivato ancor di più ad andare controcorrente. Combattendo la moda del momento, l’asciutto minimalismo, negli anni ’90 Scott ha disegnato collezioni che riprendevano le linee esplosive anni ’80, aggiudicandosi il disappunto di Vogue. Tanta è stata la provocazione di Scott nella moda da attirare l’attenzione di Karl Lagerfeld, che, secondo un articolo di W Magazine, aveva visto in Scott uno degli pochi designer che avrebbero potuto prendere il suo posto alla guida di Chanel dopo di lui. Che dietro all’abbandono della direzione di Moschino si celi qualche proposta segreta? Non ci resta che stare a guardare e aspettare la prossima sorpresa.