I bellissimi nerd di Miu Miu
Cardigan, occhiali, chignon incasinati – e Mia Goth!
07 Marzo 2023
Quando Mia Goth, moderna dea del cinema horror contemporaneo, ha aperto lo show FW23 di Miu Miu a molti suoi fan sarà venuto in mente l’iconico momento di Pearl in cui l’attrice grida a pieni polmoni: «I’m a star!» E il suo ingresso a sorpresa, in effetti, nei panni di una signorina scarmigliata con i collant indossati sopra il cardigan e una fragile, trasparente gonnellina a pois è stato quello che solo una vera star può fare lasciando il segno. Le sorprese (poi nemmeno tanto, Goth era stata il volto della campagna SS15 del brand quando era ancora giovanissima) non sono poi finite dato che Emma Corrin ha chiuso lo show incedendo sulla passerella con notevole spavalderia oltre che con indosso un paio di mutande fatte interamente di cristalli color topazio, un dolcevita beige e tacchi decolleté anni ’50. Altri notevoli membri del cast dello show sono stati il principe di TikTok Noen Eubanks e la cantante southern gothic Ethel Cain. In mezzo alle due giovani attrici si è dispiegata una vasta collezione popolata da nerd, topi da biblioteca, ragazze dei quartieri bene uscite al volo con la tuta e il cappotto per una commissione dell’ultimo minuto. La collezione era uno studio sull'idea dell'osservazione come riflessione e ripensamento delle categorie - gli strati di abiti invertiti, con l'intimo esposto o gli abiti di chiffon trasparente, invitano a osservare e ripensare l'ordine costituito di uno stile familiare e codificato. L'idea è quella di guardare qualcosa di insolito per scoprire combinazioni inattese. «Questa collezione esplora l’idea del guardare, il concetto che - attraverso uno studio attento - i capi possono essere trasformati sia nel modello che nel modo in cui vengono indossati», ha spiegato Miuccia Prada in una nota alla stampa. «Come la moda e il disegno possano cambiare le percezioni, anche di cose che pensiamo di conoscere. È un invito a riconsiderare».
La coolness di questa collezione è stata quella degli outfit composti in fretta e furia, quelli in cui si mescola la hoodie al cappotto, il leggins alla borsetta elegante, ma con singoli pezzi così classici e bene eseguiti che, rimescolati, non appaiono incongrui ma, anzi, restituiscono un senso di imprevedibile grazia insouciant. Tra i tanti capi visti sulla passerella, sicuramente spicca come una novità la zip-up hoodie in scultoreo tessuto scuba, probabilmente più una sorta di cotone pressato che neoprene, che rappresenta bene quel leisure-chic che ha dominato l’intero show. Altro grande protagonista è stato il twin set di maglione e cardigan coordinati e sovrapposti – una combinazione normalmente nonnesca che però diviene l’ennesima divisa da sovvertire, manipolare e amalgamare finché non torna a essere giovanile, più civettuola che anarchica. Alcuni hanno notato, come elemento eccentrico, la presenza di piumini e giacche workwear accanto ai più raffinati caban e cappotti a doppio petto. In realtà l’intera collezione sembra spingere quest’idea di lusso informale, senza complicazioni: ci sono gonne corte, ci sono leggins, ci sono semplici pantaloni gessati del tutto genderless – niente che intralci, niente di complicato. Ma dai loro orli emerge uno slip con un logo così piccolo che non si può fare a meno di spingere lo sguardo oltre gli strati di apparenze, come si diceva, osservando magari come il pantalone cada in un certo modo o come le proporzioni del twin set siano leggermente croppate ma in una maniera del tutto impercettibile.
Il diavolo si nasconde nei dettagli: abitini da cocktail fatti con la lana spinata dei cappotti e ricoperti di gemme, kitten heels con cinghie troppo lunghe, abitini in pelle, appliques di fiori e quei maliziosi slip ingioielliati del finale. Nella marea di giacche e di cappotti spicca il ritorno del classico loden – il più severo, medio-borghese capotto di tutti che però diventa vezzo dal sapore vintage come, del resto, se ne vedono a centinaia in giro per Milano combinati ai più diversi outfit. Ultima nota va alla palette dei colori, deliziosamente autunnale, che andava dall’austera comodità del nero e del grigio al calore dei beige fino al corallo, al senape, al viola, al verde e all’acquamarina. Le loro combinazioni non erano squillanti ma quiete – quasi esprimessero la volontà di esprimersi senza fare chiasso. Una palette sempre dinamica (grazie allo styling di Lotta Volkova che, sospettiamo, sia anche la responsabile di quegli occhialetti così simili a quelli di Nicole Kidman in Eyes Wide Shut) ma anche controllata, gestita con una misura che nell’epoca della moda strillante di oggi raramente esiste in una così bilanciata varietà.