I migliori set della stagione Fall/Winter 23
Dal lussurioso velluto verde di Gucci ai cubi di coriandoli pressati di Loewe
08 Marzo 2023
Per la stagione Fall Winter 23 i brand di sono messi una mano sulla loro coscienza ecologica e hanno deciso di sfilare “in casa” piuttosto che avventurarsi in dannose e dispendiose gite fuori porta. In mancanza di background tropicali o esotici (come quella volta che Jacquemus scelse le Hawaii e Vaccarello piazzò un’enorme sfera infuocata nel deserto) l’attenzione e la cura nei dettagli della scenografia ha raggiunto nuovi livelli di sofisticazione lasciandoci spesso a bocca aperta. Dal lussurioso velluto verde di Gucci ai cubi di coriandoli pressati di Loewe, ecco i migliori setting di questa Fashion Week.
Una tundra biblica per Acne studios
Immerso nell’oscurità, il set della sfilata di Acne Studios è stato trasformato dalla creativa e multidisciplinare scenografa britannica Shona Heath in un Giardino dell’Eden dalle sfumature dark. «Ho chiesto a Shona di creare un luogo magico che catturasse la topografia di una foresta oscura in modo creativo. Adoro il modo in cui le foreste cambiano sempre, crescono, si trasformano» ha raccontato il direttore creativo Jonny Johansson, che per la FW23 del brand ha esplorato il tema del progressivo distanziamento tra uomo e natura. Parlando della sua creazione, Shona Heath ha dichiarato: «La fauna fantastica, acre e cruda, cresce e si contorce nell’oblio. Viti aggressive si fanno strada verso l’alto, alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi. È uno strano mondo scintillante, in cui l’oscurità ci avvolge e ci dà conforto, così come le dimensioni, che ci fanno sentire piccoli e protetti da questa terra meravigliosa e tranquilla.»
Lo spazio asettico di Balenciaga
Per il suo debutto a Parigi dopo le aspre critiche dello scorso novembre, Demna ha scelto di astenersi dalla metodologia di mega-set. Dopo il “mud show” aperto da Kanye West, la nuova collezione è stata presentata in uno spazio minimale avvolto da una tela bianca, non lontano dai sotterranei in cui il designer georgiano era solito esporre i suoi capi Vetements a metà degli anni Duemila. In assenza di celebrità in prima fila, il pubblico era composto da 700 addetti ai lavori in un setting pensato proprio per il settore. Carrousel du Louvre, costruito per le sfilate degli anni Novanta come punto di riferimento dell’intera scena parigina di quel periodo, è il luogo designato da Balenciaga per affrontare l’arduo compito di portare avanti il suo vasto business minato dalle critiche.
L'italianità di Bottega Veneta
Davanti ai Corridori di Ercolano, copia romana del primo secolo a.C. di una coppia di statue greche ritrovate negli scavi della Villa dei Papiri Ercolano (attualmente conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli), e alla scultura futurista Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni del 1913, Matthey Blazy ha presento una sfilata all’insegna della sartorialità e della perfezione formale. Giunto alla sua terza sfilata come direttore creativo dello storico brand vicentino, il designer è partito proprio dalla celebrazione dell'italianità e dell’arte artigiana che ha reso il bel paese celebre nel mondo. La statua di Boccioni e i bronzi romani prestati dai musei per la mostra erano "parte dello show", ha spiegato Blazy: «L'idea era di riconnettere l'Italia attraverso la sua storia. Il dibattito che abbiamo con il team è sull'idea di nazionalismo buono, sul fatto che ci si può riappropriare della propria storia in modo molto positivo».
Loewe, castelli medievali e installazioni contemporanee
La FW23 di Loewe è stata la prosecuzione di un processo di semplificazione che ha visto Jonathan Anderson allontanarsi dai gimmick che lo hanno reso celebre come direttore creativo del suo omonimo brand, preferendo uno studio maggiore sulla fattura dei capi piuttosto che sulla loro rappresentazione. Un tripudio di pattern trompe d’oeil (pelle che sembra tessuto, tessuto che sembra pelle, lamine che sembrano seta e così via) sono stati accolti in un cubo neutro costruito nel cortile di ingresso del Chateau de Vincenne, a 10 km dal centro di Parigi, un luogo ricco di storia (costruito nel Medioevo, da qui è partito il re Luigi per le crociate, nonché sede della fucilazione Mata Hari) divenuto spettacolare tela bianca in occasione della sfilata. Una struttura neutra arredata con 21 cubi dai colori sgargianti costruiti con 10 tonnellate di coriandoli compressi ad opera dell’artista italiana Lara Favaretto, celebre nel mondo per le sue installazioni pop.
Il mondo onirico di Dior
«Penso a tre donne che nella vita di Mr Dior e nella cultura francese hanno avuto un ruolo da protagoniste: Catherine Dior, la sorella che ha avuto un ruolo fondamentale sulla formazione e sulla creatività del fratello, Juliette Greco, amica di Dior e cliente, legata all’Esistenzialismo francese, e Édith Piaf che non ha bisogno di presentazioni, con la sua vita, la sua storia, la sua voce, la sua arte: l’immagine più pop della cultura francese» così Maria Grazia Chiuri ha spiegato l’ispirazione dietro la sua nuova collezione per la maison di lusso francese. Il set della sfilata, costruito dall’artista portoghese Joana Vasconcelos come un nuovo Giardino dei Tarocchi rispetto a quello realizzato da Niki de Saint Phalle a Capalbio, ha riprodotto un mondo onirico in cui enormi installazioni tondeggianti ricoperte da perline multicolore si sovrapponevano sullo sfondo cobalto.
Il fascino anni '70 di Gucci
Gucci ha accolto gli ospiti nella sua sede centrale, il Gucci Hub, che per l’occasione si è trasformata in una passerella ispirata ai saloni delle penthouse newyorkesi negli anni Settanta. Una serie di conversation pit in velluto verde hanno accolto ospiti e testimonial del brand (Maneskin, Asap Rocky e Florence Welch compresi) mentre le modelle entravano e uscivano dagli ascensori come in una lontana scenografia di Marc Jacobs per Louis Vuitton nella Cour Carré du Louvre.
Spazi lunari per Off-White™
L'ingresso al Tennis Club de Paris si è trasformato in un desolato panorama post apocalittico per la sfilata di Off -White™ sotto la direzione creativa di Ib Kamara. Sul set le modelle, Naomi Campbell compresa, emergevano da una sorta di paesaggio lunare illuminato dal sole, fatto di sabbia rossastra e rocce. Il fulcro era un'enorme sfera specchiata il cui riflesso fish eye permetteva ai presenti di vedere i capi da più angolazioni.