Who Decides War, un’onesta espressione d’amore
Intervista a Ev Bravado e Téla D’Amore
10 Marzo 2023
Federico Earth
Il ruolo di un direttore creativo, oltre alla produzione artistica, è anche quello di costruire una community fedele e coesa. L’operato di Everard “Ev” Bravado e Téla D’Amore per Who Decides War, un brand nato sulle basi di una partnership intima oltre che professionale, ci è riuscito mantenendo le sue fondamenta a New York, immortalando l'anima della città collezione dopo collezione. Con chiari riferimenti al contesto metropolitano e Hip-Hop in cui ha preso vita, Who Decides War prende il denim e lo strappa, lo colora e lo rende patchwork. E anche se ancorare l’immaginario del proprio brand al luogo di nascita è una scelta tradizionalista, permette di rivolgere lo sguardo altrove e sperimentare, senza dover sacrificare l’heritage artistico del proprio lavoro.
Con radici ben salde a New York, per la nuova collezione Who Decides War ha intrecciato il suo cammino con quello di Add, il brand italiano esperto in tecnologia tessile all’avanguardia e outerwear di lusso. Insieme i due marchi hanno creato una linea di parka, piumini e gilet voluminosi e soffici, delineati da rifiniture bianche e da funi sottili che sposano il mondo dello sport all’aria aperta con la vita urbana. «Abbiamo unito la visione della moda di Bravado e D’Amore alla nostra esperienza e tecnicità di prodotto,» spiega il CEO di Add Marco Corbellini, «In questa capsule genderless il nostro DNA si è mantenuto interamente, con caratteristiche dell’outerwear tecnico e di lusso che si riconosce in Add.» La collaborazione, parte integrante della collezione Fall Winter 2023 di Who Decides War, ha sfilato a New York il mese scorso, ed è stata celebrata nel corso della Fashion Week milanese all’interno del Dazio di Ponente dell’Arco della Pace, un edificio dalle linee neoclassiche illuminato per l’evento da luci soffuse e riproduzioni digitali dei capi disegnati da Ev Bravado e Téla D’Amore, proiettate con installazioni artistiche high-tech. Poche ore prima del lancio, Bravado e D’Amore siedono sui divanetti del Dazio per discutere “Politics As Usual.”
«Volevamo sviluppare l’outerwear, e volevamo farlo nel modo giusto,» spiega D’Amore, «La collaborazione con Add è stata così fluida, hanno davvero capito cosa volevamo fare. Non avevamo mai lavorato con un marchio di abbigliamento tecnico prima d’ora.» Fin dal primo meeting, Add e Who Decides War hanno saputo unire al meglio i propri strumenti di produzione, diversi tra loro e perfettamente complementari. «Quando vedi il prodotto finito è così incontaminato,» dice D’Amore a proposito della tecnicità sartoriale di Add, «L’italianità è questo: il prestigio nella manifattura degli abiti.» Ricordando con grande ammirazione il lavoro che ha compiuto Add, Téla D’Amore traccia con le dita il movimento lineare di una macchina da cucito, riprendendo i motivi e il taglio delle giacche in esposizione al centro della stanza, mentre Bravado, seduto al suo fianco, annuisce.
Durante l’intervista D’Amore è sempre la prima a rispondere, e il compagno rimane in ascolto con molta serietà, senza mai intromettersi, e offrendo il suo punto di vista alla conversazione solo quando è certo che D’Amore abbia finito di parlare. Quando viene nominato l’aspetto inusuale di questa collezione, ossia l’introduzione di camicie e silhouette legate al mondo dell’office-wear, Bravado quasi si mette a ridere. «Il nostro stile sta cambiando molto, soprattutto il mio,» spiega, «Téla è sempre stata più raffinata, io sono più…» Si interrompe per cercare il termine adatto, ma D’Amore lo intercede. «Vistoso.»
«Sono un massimalista, ma crescendo sto notando la bellezza della sottigliezza»
Sebbene ci sia una componente “loud”, tipica dell’ambiente caotico newyorkese e dello stile di Bravado, questa collezione di Who Decides War propone una nuova rivisitazione della città attraverso tagli più geometrici, abbinando capi senza tempo ad altri moderni, e associando streetwear al classico completo da ufficio. «Questa volta volevo prestare maggiore attenzione alla delicatezza del lusso,» dice Bravado in merito al cambiamento di rotta della collezione Fall Winter 2023. I capi riflettono i codici del brand nella ricchezza dei ricami, lo sperimentalismo cromatico, le silhouette stratificate e, ovviamente, la presenza del denim, meno imponente rispetto al solito ma comunque notevole.
In questa collezione, Bravado e D’Amore hanno giocato con l’utilizzo di pelletteria in outfit marcatamente femminili, avvolgendo le gambe delle modelle fino alla punta dei piedi con gonne e abiti essenzialmente dark. Prendendo ispirazione dal quartiere di Wall Street e dai suoi abitanti, i broker, le camicie includono motivi gessati, e fanno capolino da sotto i piumini firmati Add. «Sono gli eroi non celebrati della moda a New York, molte persone che sono icone ma che non si notano,» dice D’Amore, «Il gessato ha avuto un ruolo importante nella collezione, ma poi c'era anche il puffer di Downtown».
Nascosta sotto il denim strutturato di Who Decides War c’è dell’intimità, non tanto perché il brand è stato fondato da una coppia, quanto più perché ogni capo racconta la storia del designer con rara onestà: Bravado ha lanciato il suo primo brand, Lease on Life Society ancor prima di finire il liceo, producendo intere collezioni che hanno riscosso un successo imminente, indirizzandolo conseguentemente verso una vita sfrenata, marcata da abitudini autodistruttive come l’uso sregolato di sostanze stupefacenti. Nel 2016 volta pagina, e fonda il brand Ev Bravado per riscrivere le sorti della propria carriera attirando l’attenzione di creativi come Virgil Abloh, che lo ospita da Off-White™ per creare look in total denim, e di Heron Preston, per cui disegna hoodies con la grafica Anti 666, la stampa simbolo dell’autentica devozione cattolica di Bravado, ripresa tutt’oggi dal logo di Who Decides War. «All'inizio eravamo molto letterali, c'erano molte immagini del crocifisso e della Madonna,» dice Bravado, spiegando di aver minimizzato i riferimenti al Cristianesimo dopo averne discusso con amici che appartenevano ad altre religioni. «Mi dicevano: "Vorrei indossarlo, ma c'è un crocifisso", così ci siamo orientati verso la strada delle vetrate.» In “Politics As Usual” il cattolicesimo è espresso velatamente nell’inserimento di pannelli in pizzo sul denim, nell’utilizzo di collane di perle, e anche nei manici delle borse, che imitano la corona di spine di Gesù.
L’unico diretto riferimento alla religione resta effettivamente nella toppa vetrata, sdoppiata e cucita simmetricamente su top e giacche, oppure ripresa in motivi cut-out su abiti e gonne. «L’immagine della vetrata, in fin dei conti, è utilizzata ovunque, dalle moschee alle cattedrali, chiunque può averci a che fare. Poiché stiamo diventando più grandi e più intelligenti con la comunicazione del nostro marchio, stiamo cercando di essere più inclusivi.» Su questo concetto, la coppia ha costruito una metafora moderna per allontanarsi dalla narrativa stricto sensu di culto e religione. «La vetrata si tratta anche di una finestra e di uno specchio,» aggiunge D’Amore, «È più che altro una conversazione sulla riflessione, che sia su se stessi o sulla politica.»
«La vetrata è una finestra e uno specchio, è più che altro una conversazione sulla riflessione, sia su se stessi che sulla politica»
Studiando la propria forma e mettendosi in discussione, Who Decides War sta lentamente evolvendo. Tra gli interessi maggiori di Bravado e D’Amore non spicca la necessità di emergere, di diventare famosi, ma quella di rispondere fedelmente alla domanda dei propri clienti, e di offrire loro una produzione sempre più di alto livello dal punto di vista artistico e tecnico. Di fronte alla crescente ondata di tendenze minimaliste non si scoraggiano, perché conoscono bene i gusti di chi ama Who Decides War. «La gente si aspetta il massimo da noi quando si tratta di denim, dobbiamo soddisfare i massimalisti,» spiega Bravado «Io sono un massimalista. Se si guarda alla nostra linea principale, ci sono pezzi che riguardano solo la texture, non hanno ricami in rilievo, ma hanno comunque una tecnica speciale.» Interrogato sul suo amore per i look eccentrici, Bravado si difende. «Credo di essere in lotta con l'idea di essere visto, quindi cerco di fare cose che si possono indossare per la città senza che la gente mi noti, ma allo stesso tempo che servono a farmi riconoscere.»
La visione personale del futuro del brand espressa da Bravado è poi messa su un piano professionale da D’Amore: «Questa stagione abbiamo sfidato noi stessi con la sartoria. Sono questi gli spunti a cui cerchiamo di prestare attenzione ora, una conversazione meno vistosa. Una delle cose più importanti da fare in futuro è cercare di creare un look che permetta di indossare qualsiasi cosa di Who Decides War e che calzi perfettamente; ci saranno componenti regolabili, e questa è la prossima conversazione sul lusso, l’inclusività.»
A questo punto dell’intervista, è ormai chiaro il rapporto di intesa reciproca tra i due, che si alternano nella conversazione con un ritmo lento e sicuro, dettato dalla consapevolezza che quello che sta per dire l’altro sarà la cosa giusta. Nonostante questo, lavorare insieme non è facile come fanno sembrare. «È difficile, ne parlavamo proprio ieri: le linee di comunicazione aperte sono d’obbligo,» dice D’Amore, ricordando il momento in cui con Bravado hanno capito che dietro alla loro relazione professionale c’erano sentimenti ben più profondi. «Abbiamo stabilito queste regole di base molto presto.» Questo forte senso di fiducia e trasparenza è trasmesso anche nella struttura aziendale del brand, in cui tutti hanno voce in capitolo. «Con le persone che vengono a lavorare con noi, è tutto o niente. In passato ho lavorato per aziende che mischiavano il lavoro al clima famigliare, può creare confusione, ma mi piace pensare che le persone nella stanza con me siano più intelligenti di me, le migliori in quello che fanno, quindi non vogliamo che le persone che lavorano per noi siano vincolate a noi, se hanno dei progetti su cui stanno lavorando, li supportiamo. È un dare e ricevere.»
Tuttora un’azienda di famiglia, Who Decides War e i suoi fondatori stanno ricevendo numerose opportunità di investimento, ma non si sentono ancora pronti a lasciare il comando a terzi. «In un certo senso, nessuno di noi due ha avuto questo tipo di formazione nel campo del design e della crescita aziendale, siamo molto autodidatti. Prima di espanderci in una posizione più grande, stiamo cercando di capire davvero cosa stiamo facendo come imprenditori e come persone destinate a crescere.» Dal discorso di D’Amore emerge grande positività rispetto al futuro, nel quale lei e Bravado sperimenteranno con altri media, dall’arte alla musica, per consolidare la community del brand e restituire a questa lo stesso supporto che ha dimostrato al brand fin’ora. L’immaginario di WDW narra una storia di guerra, religione e della vita urbana di New York, ma nel profondo, ha sempre espresso amore.