Il revival gotico delle croci nella moda
Blumarine, Dolce&Gabbana, Gucci: la simbologia cristiana in passerella
08 Marzo 2023
«Occupandosi a pieno titolo del mondo, il cristianesimo ha rinunciato alla gestione del sacro» scrive Umberto Galimberti nel suo libro Cristianesimo, la religione del cielo vuoto. In effetti, che ci si definisca credenti, agnostici o atei, è innegabile che la religione cristiana e in particolare il cattolicesimo abbia segnato profondamente la società occidentale, sino al sistema economico che la definisce, uscendo spesso dal seminato della trascendenza. Ed è così che una simbologia che ci si aspetterebbe essere relegata agli altari delle chiese o ai rosari di donne devote, invade il nostro modo di vivere, pensare, agire, e diluita nella sua essenza ideologica atterra su capi in poliestere prodotti in fabbriche del terzo mondo, su t-shirt di gruppi rock indossate da ragazzine emo in piena crisi adolescenziale, su piatti di plastica come decorazione a forma di ex-voto fiammeggianti. La croce in particolare, l’emblema di Cristo e del suo sacrificio, ha saputo sopravvivere allo scorrere del tempo e mutare, da primo rudimentale segno inciso dalle popolazione preistoriche a faro di una rivoluzione goth, che, da Blumarine a Dolce&Gabbana, ha segnato un revival tutto italiano della simbologia cristiana sulle passerelle delle scorse stagioni.
È il simbolo più antico del mondo ed esprime un'imago mundi costitutiva di uno degli atti che definiscono la natura stessa dell’uomo, quello di orientarsi in senso spaziale, temporale, trascendente. Una croce in un cerchio era il simbolo di Odino nella mitologia norrena, una croce con un cerchio posto in alto indicava invece l'ankh egizio, mentre la religione cristiana l’ha interiorizzata come immagine della crocifissione di Gesù e della salvezza portata dalla sua passione, sinonimo di amore, preghiera, benedizione e molto altro, prima che la controcultura non iniziasse a sfruttare la simbologia come segno di irriverenza contro la stessa. In primo luogo, ci sono quei designer che sono (o sono stati) effettivamente cattolici – Elsa Schiaparelli, John Galliano, Riccardo Tisci, Christian Lacroix, Coco Chanel, Jeanne Lanvin, Norman Norell o Thom Browne - e poi c'è chi ha semplicemente tratto ispirazione dal mistero della fede, senza prendervi parte in prima persona. Nel 1996, Ambientata alla Christ Church di Spitalfields, Londra, la collezione intitolate Dante di Alexander McQueen prevedeva una passerella a forma di croce, un organo come colonna sonora e modelle vestite con veli di pizzo nero e maschere con l’applique di un crocifisso.
Un discorso a parte va fatto per i designer italiani, profondamente influenzati dalla vicinanza, spirituale e geografica, con lo Stato Vaticano. Le passerelle di Gianni Versace presentavano croci disseminate in ogni collezione, dalle collane agli applique sui capi, in particolare è passata alla storia dal FW97 in cui un abito in cotta di maglia abbinato ad un candido velo da sposa, presentava croci lungo tutta la silhouette. Similmente il duo di designer siciliani, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, ha fatto della propria tradizione natia un vanto internazionale, con pattern che riproducono maioliche di madonne e un tripudio di croci, che in una versione più sobria persiste nelle collezioni attuali tramite sottili ciondoli argentati (niente in confronto ai mastodontici orecchini del 2013). Un revival a cui si aggiunge Nicola Brognano da Blumarine con una SS23 disseminati di croci gotiche, in denim o in strass, con il sapiente styling di Lotta Volkova, oltre a Mowalola, Dilara Findikoglu, Aniye Records, Gucci e la gioielleria di Veneda Carter.
Ci sono poi brand che sull’identità grafica della croce hanno fondato la propria intera estetica, persino il logo, da Alexander Levy con Enfants Riches Deprimes alla famiglia Stark per Chrome Hearts. Celeberrimo il denim da 1.750 dollari ornato da croci in pelle del brand, diventato onnipresente tra i grandi rapper come Drake e Offset, ed erano proprio Chrome Hearts le due croci sfoggiate da Kim Kardashian durante l’ultima sfilata di Dolce & Gabbana, sulla scia di una passione per gli accessori importanti che aveva portato la star ad acquistare all’asta il pendente appartenuto a Lady D per 197 mila dollari.