I nuovi stivali Astro Boy prendono in giro i clienti MSCHF?
Quando il troppo stroppia
07 Febbraio 2023
L’ultima trovata del collettivo artistico americano MSCHF è stata creare un paio di stivali abbastanza strani da poter essere tranquillamente parte di un cartone animato. E non intendiamo solo nei colori e nelle forme, ma anche nell'ispirazione. Li hanno chiamati “Big Red Boots”, e non sono altro che l’esatta riproduzione delle scarpe di Astro Boy, il bambino meccanico protagonista del manga e anime anni ’60. Gli stivali in gomma, che verranno messi in vendita il 16 febbraio al prezzo di $350, hanno immediatamente invaso i feed social - come del resto è successo a tutte le creazioni del brand in passato - dividendo però i clienti MSCHF, combattuti tra l’emozione di poter investire in un loro nuovo drop, e il timore che il collettivo abbia perso credibilità.
MSCHF, dall’inglese mischief, dispetto, è sempre stato un brand ironico, fin dai suoi inizi nel 2016. In un’intervista con ArtNews, i co-fondatori hanno spiegato che l’idea di partenza per la loro azienda è nata dall’unione dei loro dottorati: quello di Lukas Bentel in musica, e quello di Kevin Weisner in ingegneria dei materiali. Il loro scopo, assieme agli altri otto membri del gruppo, è sempre stato quello di evitare di finire nel mondo dell’arte. «Volevamo creare oggetti che si spingessero oltre le gallerie d’arte, al contrario dei lavori che facevamo in college», ha spiegato Bentel. Da questo concept, i due si sono affacciati ad un mondo molto più inclusivo, in modo da poter creare un forte legame con il proprio pubblico caricando su internet i loro lavori e mettendoli in vendita a prezzi pressoché accessibili. Fin dalla sua apertura, MSCHF ha provocato il mondo della moda, creando oggetti che confondevano l’audience e potenziali rivali, tanto da essere citato in giudizio da Vans per aver imitato un loro paio di sneaker. Ma già l'estate scorsa, con il drop dei rossetti a forma di ketchup della collaborazione con Fenty Beauty, una parte dei consumatori si era posta la fatidica domanda: quando comprate, in cosa state investendo veramente?
Tutto, degli oggetti di MSCHF, ricorda i mini giocattoli che da bambini compravamo in edicola: pupazzetti di gomma e plastica, portachiavi, bamboline, trottole. Un giorno, convincevamo in lacrime i nostri genitori a comprarci questi aggeggi di plastica, il giorno dopo ce ne eravamo già dimenticati. Allo stesso modo, i clienti del brand anelano il nuovo drop, e poi rimangono delusi quando dopo un paio di settimane questo ha già perso rilevanza sui social. Se in passato l'ironia è stata usata moltissime volte da designer più o meno celebri - su tutti Jeremy Scott da Moschino, dall'altra è innegabile che nel gioco provocatorio di MSCHF qualcosa sembrerebbe essersi rotto: nato come critica al consume e all'hype culture, il collettivo è forse diventato vittima del suo stesso gioco?