Il nuovo minimalismo nipponico di Marni
Colori primari, stampe check alla Clueless, pois alla Kusama e una nuova umanità
02 Febbraio 2023
Linee nette, nessun cut out, poco mohair, un tripudio di stampe cheque, pois, colori primari: la FW23 di Marni, a una stagione di distanza dallo spettacolo psichedelico consumatosi a New York nel lugubre tunnel appena al di sotto il Manhattan Bridge, svela una nuovo lato dell'immaginario di Francesco Risso. Sotto l'influenza della disciplina nipponica e di una tendenza alla semplificazione che ha dominato la Fashion Week milanese appena conclusa, la nuova collezione del brand si è rivelata "rigorosa e intima al tempo stesso", il risultato di una riflessione che ha portato Risso a interrogarsi sul significato stesso del “fare vestiti”, spingendosi verso nuovi orizzonti (stilistici e geografici). «È una collezione con un piede nella tradizione e l'altro in un futuro non impossibile - ha rivelato a Vogue nel backstage - È una sorta di alternanza ritmica di orgogliosa normalità e orgogliosa creatività».
Durante lo show tenutosi a Tokyo nell’arena interna dello Yoyogi National Gymnasium, costruita dall'architetto Kenzo Tange per le Olimpiadi estive del 1964, 1.800 ospiti sono stati inglobati dal bianco ottico. Ad applaudire Risso dalla prima fila c'erano le superstar del K-pop Mingyu e Joshua dei Seventeen, l'attrice Tessa Thompson e ancora Ghali, Skepta, Iann Dior, King Princess e 24kGoldn. I musicisti della Tokyo Chamber Orchestra, guidati dal direttore musicale e fedele collaboratore di Risso Dev Hynes, erano vestiti in tinta con la carta bianca che ricopriva il pavimento e il podio dell'arena. Sebbene Risso non possa essere definito in alcun modo un minimalista, la collezione ha scambiato le sue solite stravaganze con linee più nette e pulite, mentre la tavolozza dei colori è stata ridotta a poche nuance primarie, sotto forma di stampe check alla Clueless o pois alla Kusama: giallo, rosso, bianco, nero. Ogni look era una proposta all-over, sia per gli uomini che per le donne del cast, per lo più locale (oltre ai favoriti di Marni come Paloma Elsesser e Angel Prost), in un'alternanza tra silhouette slanciate e aderenti o ingombranti e voluminose. Per le donne abiti midi attillati, scolli alla bardot, pump a punta, nessun accessorio, look dall’allure vintage hanno restituito il ritratto di moderne femme fatale nipponiche, con un trucco scuro a contornare gli occhi e cascate di capelli corvini. Blazer strutturati, gonne mini, decolleté spaiate con calzini, seguivano invece la scia business chic-y2k su cui miu miu ha fondato il successo delle scorse stagioni. Il mohair che ha reso Risso celebre nel mondo è stato declinato in piumini jumbo dal taglio rotondo, in linea con la ritrovata passione per le bomber jacket che caratterizzerà tutto il 2023, mentre l’influenza del minimalismo giapponese era evidente nelle tuniche rettangolari e in spigolosi abiti a grembiule. Il tutto si è concluso in una spirale onirica vista dall'alto, in un turbinio di capi posti in ordine per colore.
Optare per Tokyo come meta della propria collezione non è stata per Risso una mera decisione geografica, quanto un modo di incorporare nuove influenze nella sua visione artistica. «Un anno fa ho deciso di mettere in scena una serie di spettacoli itineranti con il nostro team e una troupe di musicisti per portare una ventata di energia in diverse città e restituire il favore ai nostri amici e alle comunità di tutto il mondo» aveva dichiarato Risso a WWD. La scelta di sfilare nella capitale nipponica risponde anche a esigenze legate alla strategia commerciale di Marni: il Giappone rappresenta il 23% delle vendite totali di Marni e la percentuale di vendite registrate in territorio dovrebbero aumentare del 30% rispetto al 2021 secondo quanto dichiarato dall'amministratore delegato Barbara Calò. Una strategia che si è rivelata sicuramente vincente dal punto di vista stilistico e creativo: «Qui in Giappone ho trovato un profondo senso di pazienza, di quiete, di rispetto, qualcosa che in Occidente credo si stia perdendo».