Quando la sfilata è a casa del direttore creativo
Due giorni fa la sfilata Alaïa si è tenuta, stranamente, nell'appartamento personale di Pieter Mulier
30 Gennaio 2023
Due giorni fa, Pieter Mulier, direttore creativo di Alaïa, ha tenuto lo show per la quarta collezione couture della sua tenure creativa presso il brand in un luogo molto insolito per una sfilata: casa sua. Gli ospiti, che si sono ritrovati al 21esimo piano di un edificio anni ’70 della città di Anversa, sono stati fatti accomodare tra ceramiche e opere d’arte moderna su panchine e sedie in stile Mid-Century, e hanno potuto assaggiare la birra preferita di Mulier mentre osservavano le modelle passare attraverso corridoi e librerie. Qualcuno, per assistere allo show, ha persino trovato il proprio segnaposto sugli angoli del lettoper l’occasione attentamente coperto da lenzuola in pelle nera. La situazione era singolare: invece che in una venue monumentale, le celebrity e i maggiori esponenti della stampa di moda mondiale si sono trovati stipati lungo corridoi che non erano stati pensati per ospitare una passerella - oltre che catapultati senza mezzi termini nell’intimità domestica del direttore creativo. Al passare delle modelle, gli spettatori sentivano i tessuti sfiorare le loro ginocchia, potendo così ammirare la collazione attraverso il tatto in un’atmosfera intima e suggestiva. L’idea di Mulier, oltre che un suggerimento del terapista, è stata un gesto generoso e personale, come anche un’ode al fondatore Azzadine Alaïa, che negli anni ’80 viveva, disegnava, tagliava tessuti e presentava collezioni nella stessa casa parigina di Rue de Moussy.
Molti anni prima di Alaïa, tutti i couturier ospitavano i clienti a casa per mostrare le collezioni o eseguire fitting. Le “case” di alta moda, come quella aperta da Charles Frederick Worth nel 1858, nacquero proprio così. È stato Worth, per gli storici il padre della haute couture, a cominciare ad invitare i clienti nel suo atelier, quando prima di lui i designer si dovevano recare a casa delle signore con manichini e stoffe. Nelle ampie sale del designer inglese, le clienti potevano rilassarsi sorseggiando tè o champagne mentre assistevano alla sfilata delle modelle; Worth fece diventare le presentazioni di moda parigina hub sociali, non solo silenziosi incontri tra una donna e il suo sarto. Il suo metodo rivoluzionario, poi copiato dai grandi Christian Dior, Coco Chanel e Elsa Schiaparelli, ha resistito fino al 1966, anno in cui l’allora giovane Yves Saint Laurent ha inaugurato la sua linea Rive Gauche, segnando l’inizio della moda prêt-à-porter e tendendo un orecchio ai giovani che brulicavano per le strade parigine.
for alaïa sf23, cd pieter mulier utilized his own apartment (shared with matthieu blazy) in linkeroever, antwerp to as the collection’s show space pic.twitter.com/bmD8b5tRnZ
— maIgosia (@maIgosia) January 28, 2023
Oggi, come un pittore, i designer hanno la possibilità di incorniciare il proprio lavoro come vogliono: c’è chi sceglie profondi spazi bianchi, chi le luci della Tour Eiffel, chi costruisce fontane, chi accende falò. Negli ultimi anni non sono stati in molti ad aprire le porte di casa propria come Alaïa negli anni ’80 e Mulier la settimana scorsa, sebbene ci sia stato qualche designer che ha scelto contesti domestici per suscitare un clima accogliente per le proprie collezioni. Primo tra tutti Ralph Lauren, che sull’estetica “cozy” ha costruito un impero. A partire dai suoi negozi fino ai setting dei suoi show, ogni dettaglio dell’interior design dedicato all’abbigliamento Ralph Lauren evoca immagini di comfort, anche se per molti inaccessibile: mobili antichi in mogano scuro, tappeti persiani, soffitti in legno che ricordano chalet di montagna o i sottocoperta degli yacht. Tutto, da Ralph Lauren, rende l’ambiente confortevole. A novembre dell’anno scorso, Ralph Lauren ha persino ospitato la nuova collezione Home nella sua casa di Milano, un edificio del 1941 progettato dall’architetto Mino Fiocchi, a dimostrazione del grande ruolo che l’estetica vintage ha nell’immaginario del brand.
Anche da Chanel, la dimensione domestica è stata presente, anche se in termini diversi, in alcuni show. Nello specifico, per la Resort 2023, tutta un omaggio alle atmosfere monegasche amate da Lagerfeld. La venue di quello show all’aperto fu l’Hotel Monte-Carlo Beach, a brevissima distanza sia dalla Villa La Vigie che era stata lo sfondo domestico di molte campagne del brand, sia dall’appartamento che Lagerfeld possedeva lì. Ai suoi tempi invece Karl Lagerfeld ha voluto sfruttare le radici della maison per costruire ambienti accoglienti, anche se con molta più fastosità come ad esempio con la collezione couture Spring Summer 2019, che è stata presentata in una casa di campagna chiamata Villa Chanel costruita come un gigantesco set cinematografico, evocando un ambiente familiare ma sempre molto esclusivo. Oltre il canale della Manica ci sono designer che giocano con immagini intime, anche se queste prendono una piega ben diversa dal look old-money dell’americano Ralph Lauren e della sciccherie architettoniche di Karl Lagerfeld. Le giocose silhouette di Molly Goddard sono state ammirate in questi ultimi anni in setting diversi, grazie al look un po’ bambino che rispolvera ricordi nostalgici in ognuno di noi. Le sfilate più amate sono state sicuramente la Spring 2020 Ready To Wear e la Fall Winter dello stesso anno. Nella prima, le file di spettatori erano talmente strette tra loro da lasciare poco spazio per il passaggio delle modelle, che erano obbligate a strusciare l’emblematico e voluminoso tulle contro le gambe degli invitati. Nella seconda, socialite e buyer della industry sono stati fatti sedere di fronte ad una tavola imbandita, con tanto di vino e pane. Due modi ben diversi tra loro di portare un po’ di divertimento e calore in contesti notoriamente snob.
Con il suo show, Mulier ha portato in passerella un’intimità nuova per il mondo della moda moderno, prendendo ispirazione dallo stesso Alaïa e dai primi couturier del 1900. La scelta di Mulier di ospitare lo show a casa propria è stata una mossa d’azzardo, che, tutto sommato, forse al genio di Alaïa sarebbe proprio piaciuta.