La sfilata di Parigi che ha rifatto il look di “American Psycho”
Dopo quelli di Laclos e Baudelaire, Louis-Gabriel Nouchi si è ispirato a Bret Easton Ellis
19 Gennaio 2023
LGN Louis-Gabriel Nouchi è un brand poco conosciuto al di fuori dei circoli della moda e poco frequentato dal pubblico più mainstream. Eppure così non dovrebbe essere: in un mondo di sfilate ispirate a periodi storici, cataloghi d’arte o anche a concetti filosofici più o meno astrusi, Nouchi si ispira al mondo della letteratura e ciascuna collezione rappresenta una “traduzione”, per così dire, della pagina scritta sulla passerella. Per le sue due scorse collezioni Nouchi aveva tratto ispirazione da Le Relazioni Pericolose di Pierre Choderlos de Laclos e da I Paradisi Artificiali di Baudelaire, mentre lo show con cui ieri è stata presentata la collezione FW23 del brand che porta il suo nome era interamente tratta da American Psycho. Il tema esplorato da Nouchi nello specifico è quello della mascolinità tossica, di cui il sociopatico Patrick Bateman è forse uno dei più famosi simboli – se questa mascolinità tossica si esprimeva nel libro e nel film attraverso l’ossessione per i completi firmati, lo sfoggio superficiale di lusso e ricchezza che diventava maniacale ed esaltato conformismo (ricordiamo, sia nel libro che nel film, come Bateman adorasse la canzone It’s hip to be square tanto da usarla come soundtrack per l’omicidio di Paul Allen), il lavoro di ripensamento fatto da Nouchi si è diretto proprio sulla sottile sovversione di questi codici sartoriali simbolici di codici etici.
Un altro look includeva guanti di pelle e borse di vari colori che contenevano armi letteralmente sigillate nel cuoio e rese inutilizzabili dalla loro stessa guaina, doppio riferimento al già citato omicidio di Paul Allen, ucciso proprio con l’ascia, il cui cadavere, sia nel libro che nel film, viene nascosto dentro un borsone di Jean Paul Gaultier. I drappeggi nel cellophane rappresentavano i teli di plastica in cui Bateman avvolgeva le sue vittime mentre altre due reference erano invece al livello degli abiti veri e propri: verso il finale alcuni look fatti di pelle trasparente potevano essere letti come l’impermeabile traslucido che Bateman indossa per i suoi omicidi, mentre gli omicidi stessi sono richiamati nelle camicie e nelle giacche le cui cuciture oblique creano l’effetto di tagli dati con un coltello.
La più arcana delle citazioni, invece, era quella del look 20, in cui, oltre alla già citata borsa nera, ci sono un trench blu e un’elegante camicia il cui colletto, però, è legato da una cravatta di latex, minuscolo dettaglio che però incapsula bene le tematiche toccate da American Psycho e la sua simbologia di una natura perversa e nascosta che emerge da un singolo dettaglio fuori posto. Altrove, il simbolismo correva più profondo, su un livello meno legato ai dettagli narrativi del libro e più alle tematiche generali. Essendo American Psycho una satira molto dark sulla cultura yuppie anni ’80, ad esempio, l’enfasi del lavoro sartoriale è ricaduta su spalle e abbigliamento da ufficio le cui proporzioni sono state esagerate. Intorno a loro, i look si strutturavano intorno a capi classici del guardaroba di quell’epoca come silhouette ispirate allo sportswear vintage mentre in altri look più slegati dall’immediata ispirazione decostruivano l’iconografia della mascolinità tossica attraverso la sovversione dei suoi stessi simboli. Forse Patrick Bateman avrebbe optato per vestirsi diversamente di così – ma siamo sicuri che avrebbe apprezzato l’essere così al centro dell’attenzione generale.