No, il bomber di Loewe non è un plagio della Round Jacket di Yeezy Gap
C'entra uno stilista degli anni '30 e un sacco a pelo
12 Gennaio 2023
Che vi piaccia o no, il bomber di Loewe ideato da JW Anderson è il capo più in voga della stagione. Sfoggiato da it-girl del calibro di Kendall Jenner, Hailey Bieber, Taylor Russel e Lori Harvey, virale su TikTok come comune denominatore dei look leisure dei volti più noti, il capo è stato protagonista di un’irriducibile polemica che ne sottolinea il prezzo proibitivo (5.900 euro) e un’accentuata somiglianza con la Round Jacket di Yeezy Gap. Ma no, il nuovo capo di punta di maison Loewe non è di certo un plagio della ben più abbordabile giacca proposta da Kanye West, né tantomeno si può attribuire al rapper di Chicago l’intuizione di un capo che riproduca la lucentezza e la rotondità di un palloncino (o di un sacco della spazzatura). La genesi del modello risale a molto prima, agli anni ‘30, quando l’estro di un giovane stilista, i cui design sono stati definiti da Virginia Woolf "diabolici e geometricamente perfetti", ha posto le basi per una nuova concezione dell’out wear: Charles James.
Charles Wilson Brega James, stilista britannico naturalizzato statunitense, è noto universalmente come uno degli stilisti più influenti del XX secolo, tra le principali ispirazioni per designer del calibro di John Galliano, Rick Owens e Zac Posen. Espose la sua prima collezione a Parigi nel 1937 e per l’occasione descise di presentare anche una giacca trapuntata di raso bianco unica nel suo genere, descritta da Salvador Dalí come "la prima scultura morbida" mai esistita, ora esposta al Victoria and Albert Museum a Londra. Il design del primo puffer mai creato fece un significativo salto in avanti in termini di funzionalità grazie a Norma Kamali, negli anni ‘70. Si deve alla designer americana l’invenzione dell’iconico cappotto Sleeping Bag, una costante della moda del tempo, nonché tra i capi più venduti del brand, molto amato da André Leon Talley che era solito sfoggiarne un esemplare rosso fiammante per le strade di New York.
Disegnato originariamente nel 1973, utilizza il "metodo NASA" per la conservazione del calore: ogni cappotto è in realtà costituito da due cappotti cuciti insieme con tasche d'aria in mezzo, in modo che ci sia un ricambio tra il calore prodotto dal corpo e il freddo esterno. L'idea di realizzare una giacca tramite un materiale interamente sintetico, il poliestere, viene a Kamali in una strana circostanza, raccontata molti anni dopo in un'intervista al New York Times. Dopo la separazione dal marito, la designer, andò in campeggio nei boschi con un fidanzato: «Faceva freddo - ricorda - e mi alzavo sempre di notte per andare in bagno». In una sera particolarmente gelido, si infilò il sacco a pelo e corse verso il bosco: «Mentre correvo pensavo: "Devo metterci le maniche"». Il resto è storia.