Gucci rilancia una manifattura toscana sull'orlo della chiusura
Sarà anche grazie al brand Kering che il panno casentino continuerà a essere prodotto
27 Dicembre 2022
Quest’estate il mondo del Made in Italy aveva accolto una preoccupante notizia sul futuro dei uno dei suoi storici opifici, la Manifattura del Casentino di Soci di Bibbiena, unico produttrice del panno casentino, che rischiava di chiudere a causa di un garbuglio burocratico lasciando cento dipendenti senza lavoro. Il che sarebbe stato tragico sia perché l’azienda è l’ultima a produrre questo particolare tessuto insieme a due altre manifatture che invece ne facevano abiti per numerosi brand; sia perché in realtà commesse e ordinazioni non mancavano – specialmente da clienti di spicco come Re Carlo III che lo scorso settembre aveva richiesto un cappotto in quel tessuto spostando i riflettori della stampa sull’azienda in difficoltà. Poi era arrivata un’ancora di salvezza con la rilevazione del lanificio da parte di un suo storico cliente, Maurizio Bellandi, altro imprenditore tessile, e qualche giorno fa i giornali locali hanno parlato di un’ordinazione di 600 pezze da parte di Gucci che ha usato il tessuto toscano per produrre una nuova collezione di accessori nel colore verde british. E le ordinazioni sono in aumento con commesse per circa trenta chilometri di tessuto da consegnare entro l’anno.
La storia della produzione di panno casentino è quella di uno dei prodotti artigianali più antichi d’Italia, con documenti commerciali che testimoniano la sua produzione già nel Trecento – periodo in cui era già celebre la sua consistenza vaporosa dovuta ai riccioli di lana ottenuti tramite un tipo di pettinatura delle fibre nota come “rattinatura”. Il panno casentino è da secoli usato per cappotti e capispalla proprio perché questa tecnica rende il tessuto più caldo e soprattutto impermeabile. Dopo che nel Rinascimento il tessuto venne impiegato per le tonache dei frati della Verna e di Camaldoli, il panno divenne popolare tra i nobili italiani e inglesi per poi assumere la sua forma tradizionale (con i due classici colori arancione e verde) nell’Ottocento, epoca in cui iniziarono a essere prodotti i celebri cappotti a doppio petto.