Balenciaga si è dovuta scusare per una sua campagna
Tra teorie del complotto e scelte di cattivo gusto
23 Novembre 2022
UPDATE 28/11/22: In una dichiarazione resa pubblica, Balenciaga si è nuovamente scusato per le controversie emerse nella scorsa settimana. In particolare ha sottolineato la propria colpa nel far figurare dei bambini con "pupazzi d'ispirazione BDMS" nella campagna Balenciaga Objects, assumendo la piena responsabilità del gesto. Per quanto riguarda la campagna Balenciaga x adidas e in particolare le "false carte processuali" - rivelatesi poi vere - presenti in secondo piano sulle scrivanie, il brand ha sottolineato di aver appaltato il set design ad una compagnia specializzata, ma si scusa della negligenza nel rendere pubbliche le immagine. In ogni caso Balenciaga ha affermato che le investigazione, interne ed esterne, sono ancora in corso e ha assicurato di star revisionando l'organizzazione e il metodo di lavoro, rinforzando i controlli attorno al processo creativo e dell'approvazione di ogni step. In conclusione, il brand afferma di aver iniziato a collaborare con associazioni specializzate nella protezione dei minori, rinnovando la propria volontà di imparare dagli errori e fare ammenda.
Sebbene Balenciaga abbia lasciato Twitter da giorni, la maison di lusso non può sfuggire alle teorie cospiratorie che hanno animato il web. Il 21 novembre, June Nicole Lapine, conosciuta anche come @shoe0nhead, si è rivolta a Twitter sostenendo che il brand stia cospirando per sfruttare i bambini. A scatenare la polemica sono state le foto della campagna “Balenciaga Objects”, scattate dal fotografo Gabriele Galimberti, che vedeva protagonisti dei bambini che stringevano borse a forma di orsacchiotto con imbracature BDSM, le stresse viste nell'ultimo show del brand. Lapine, collegando erroneamente le immagini della campagna promozionale della collaborazione tra Balenciaga e adidas, ha evidenziato un dato particolare: ingrandendo i documenti sparsi sul tavolo negli scatti di Joshua Bright che ritraggono la borsa Three Stripes, uno dei fogli risulta essere un commento di United States v. Williams , sentenza della Corte Suprema che ha confermato il PROTECT Act, la legge federale che criminalizza la pubblicità, la promozione, la presentazione o la distribuzione di materiale pedopornografico.
Una scelta bizzarra nel vestire il set, che ha subito dato il via alla polemica e che ha reso virali i tweet cospiratori di Lapine che, dopo il primo errore sulle due campagne, ha nuovamente sbagliato interpretando la mossa del brand di cancellare le immagini della campagna dal suo profilo Instagram come un'ammissione di colpa. In realtà il brand è solito ripulire il proprio feed Instagram tra una campagna e l'altra per fare spazio alle nuove release, in questo caso le immagini della sua collezione Garde-Robe primavera 2023. Nella giornata di ieri però Balenciaga, che aveva già disattivato i commenti sulla sua pagina Instagram, ha pubblicato una Story scusandosi per l'accaduto. «Le nostre borse di peluche non avrebbero dovuto essere presenti con i bambini in questa campagna - si legge nella dichiarazione - abbiamo immediatamente rimosso la campagna da tutte le piattaforme». Due ore dopo, il brand ha pubblicato un’ulteriore storia: «Stiamo intraprendendo un'azione legale contro le parti responsabili della creazione del set e dell'inclusione di articoli non approvati per il nostro servizio fotografico della campagna Spring 23. Siamo per la sicurezza e il benessere dei bambini».
Le due Stories sono servite a poco, anzi, hanno alimentato ulteriormente il fuoco della polemica. Sicuramente, sia nel caso la scelta del documento in secondo piano nella foto di campagna sia frutto del caso (difficile, ma possibile), sia che si tratti dell'ennesima provocazione di Balenciaga, - questa volta decisamente oltre i limiti del buonsenso - è difficile pensare che quella foto possa costituire la prova per un "traffico di pedofilia" perpetrato da un "brand che inneggia alla pedofilia", come i più estremi commentatori si sono spinti ad affermare. Nel caso del peluche bondage, protagonista della campagna SS23, la scelta di renderlo protagonista di una campagna con protagonisti dei bambini può risultare di cattivo gusto, ma sicuramente non offensivo, dal momento che i toys trasandati ricordano più degli orsacchiotti punk che il mondo del BDSM. In generale, se una cosa è disturbante, immorale o palesemente sbagliata, come sostiene qualcuno parlando della campagna, lo sdegno solitamente non aspetta più di una settimana dalla release per palesarsi, come è successo in questo caso.
In tutto questo, a fare da portavoce alla polemica ci sono però due personaggi a dir poco controversi come Candace Owens e Carlson Tucker, entrambi dichiaratamente pro-Trump e vicini all'ala repubblicana americana. Owens, che aveva preso parte allo show Yeezy di Parigi indossando l'ormai tristemente celebre maglia White Lives Matter, ha pubblicato un video sul suo profilo Instagram scagliandosi contro Balenciaga e Kim Kardashian, secondo lei complici di quella che ha definito "pedofilia". La stessa Owens non è nuova a dichiarazione del genere dopo che lo scorso aprile aveva mosso accuse simili alla Walt Disney & Co. Lo stesso si può dire di Tucker, volto di Fox News e definitivo in passato come "il portavoce di Donald Trump", non nuovo a simili prese di posizione. Il passato aveva elogiato la politica dell'Ungheria e del presidente Orban, dichiarando che gli Stati Uniti avrebbero dovuto prendere spunto dall'operato del Primo Ministro ungherese. La tesi portata avanti dai due, insieme a un nutrito gruppo di commentatori online, ricorda da vicino un'altra teoria del complotto, il Pizzagate, che nel 2016 convinse migliaia di utenti tra 4chan e Reddit che Hillary Clinton facesse parte di un gruppo di personaggi politici e dello spettacolo soliti ritrovarsi in una pizzeria di Washington D.C. per portare avanti il loro traffico di schiavi sessuali minorenni. Anche lì, come in questo caso, le prove arrivavano da teorie strampalate e messaggi dal significato travisato. Se in quel caso la teoria contribuì alla sconfitta elettorale di Clinton in favore di Trump, oggi è impossibile non pensare a questo nuovo caso come un moto di rivalsa della destra americana verso un brand che ai loro occhi ha abbandonato ingiustamente Kanye West, neo eletto simbolo di quella stessa ala politica da cui provengono buona parte delle accuse.