I funghi potrebbero essere il futuro nello smaltimento dei rifiuti tessili?
Forse l’iniziativa più sostenibile non è utilizzare il micelio per creare nuovi prodotti, quanto piuttosto per distruggerli
17 Novembre 2022
Dai tessuti realizzati con bucce d’arancia all’iniziativa finanziata da Leonardo DiCaprio per creare un particolare tipo di pellame coltivato in laboratorio utilizzando solo poche cellule animali, la moda tenta da anni di trovare un’alternativa sostenibile alla pelle. Oggi, l'industria globale del lusso prospera grazie alla pelletteria, un mercato che rappresenta circa la metà dei 100 miliardi di dollari di fatturato dalle cinque maggiori aziende europee del fashion system, destinato a crescere del 63% entro il 2030. E tra le varie alternative sostenibili ai materiali canonici, i funghi rivestono un ruolo privilegiato. Diffusi nel settore casalingo, beauty e wellness, protagonisti di documentari come How to Change Your Mind, noti per i loro effetti psichedelici, terapeutici, nutritivi e talvolta nocivi, i funghi sono naturalmente abbondanti in natura, crescono velocemente e necessitano di molta meno acqua rispetto alla produzione tessile tradizionale.
In teoria, un prodotto fungino è anche completamente biodegradabile, può essere resistente, colorato e idrorepellente. Per tutti questi motivi, Stella McCartney ha scelto proprio il micelio per la sua nuova it-bag, Frayme Mylo™, mentre Balenciaga e Hermès seguiranno il suo esempio per introdurre borse, cappotti e scarpe realizzati nello stesso materiale, sebbene lo sforzo produttivo risulti ancora problematico e costoso. Ma forse l’iniziativa più sostenibile non è utilizzare il micelio per creare nuovi prodotti, quanto piuttosto per distruggerli.
Il marchio Esprit ha recentemente assoldato l'azienda sostenibile Pentatonic nel suo lavoro verso un futuro più eco-consapevole in cui lo smaltimento dei rifiuti, specialmente tessili, non è più un problema, sfruttando, ancora una volta, le proprietà del micelio. Non un fungo raccoglibile in sé per sé, quanto piuttosto una vasta rete sotterranea simile a una radice da cui i funghi spuntano. The Face riporta che, dopo alcuni esperimenti con protagonista il micelio, i due marchi hanno scoperto che i "funghi affamati" mangiavano meglio le fibre organiche come il cotone e la canapa e masticavano più velocemente gli oggetti non tinti. «Osservare il micelio mangiare i capi in così poco tempo è stato un promemoria di come questa prima esplorazione possa portare a una nuova serie di possibilità» ha riferito alla rivista britannica un portavoce di Pentatonic commentando un processo di smaltimento che sarà molto probabilmente disponibile dal 2024.
Le alternative tessili basate su funghi o batteri potrebbero essere ancora lontane dall'essere un modo per sconvolgere il sistema della moda nel suo complesso, ma appaiono oggi come una via percorribile in cui vale la pena investire. Ma mentre il consumo eccessivo e gli sprechi tossici dell'industria tessile tradizionale e della moda continuano, utilizzare il medesimo materiale per distruggere i capi piuttosto che crearli può essere visto anche come un atto di protesta ambientale, una riflessione sui vertiginosi ritmi di produzione che muovono l'industria.