Vedi tutti

Il nuovo album degli Arctic Monkeys e quel che resta dell'indie

Britrock, Indie Sleaze e una nuova identità artistica che sfugge ad ogni definizione

Il nuovo album degli Arctic Monkeys e quel che resta dell'indie Britrock, Indie Sleaze e una nuova identità artistica che sfugge ad ogni definizione

«Adoro quando gli artisti non si preoccupano di ciò che penserà la gente e fanno esattamente ciò che vogliono»: è il primo commento che compare sotto al video youtube del nuovo singolo degli Arctic Monkeys Body Paint dell’album The Car fuori oggi. Dopo ben 4 anni di attesa da Tranquillity Bates Hotel i ragazzini dello Yorkshire sono finalmente tornati, un po’ invecchiati forse, sicuramente cambiati, ma non meno attesi. Un’estetica nostalgica degli anni ‘60, i capelli lunghi di Turner acconciati alla Bob Dylan, immagini randomiche e sgranate che compaiono su vecchi schermi e un sound molto più vicino a Five Out of Five che a Fluorescent Adolescent.

Lo hanno fatto di nuovo, più chiediamo loro di tornare alle origini, all’anima Britrock del primo album, Beneath the Boardwalk, più loro si dedicano alla sperimentazione, ai virtuosismi, alle loro esigenze artistiche piuttosto che ai capricci del pubblico. Eppure, nonostante il loro radicale mutamento estetico e musicale negli anni, sia per i fan di vecchia data sia per la Gen Z che li scopre grazie alla viralità di TikTok (I want to be your vacuum cleaner è stato un audio virale per buona parte del 2022, mentre l'hashtag #arcticmonkeys conta più di 3 miliardi di views), gli Arctic rimangono l’epitome di un periodo in cui Skins era la serie tv più vista tra gli adolescenti, Alexa Chung era la it-girl per eccellenza e Tumblr era il social più amato.

La loro estetica si ispira al grunge degli anni '90-2000, un revivalismo mod, ma con un tocco trasandato e il blockcore delle maglie da calcio. Un look che si compone di parka, cappelli da pescatore, le gazzelle blu di adidas e le Dr. Martens bordeaux, i Levi's 504, le polo di Stone Island e Fred Perry, all’occorrenza un orecchino a cerchio per ricreare quell’aria trasandata, che, nonostante i flirt degli ultimi giorni con l'indie rock statunitense, è rimasto tipicamente britannico, molto meno impegnato e istrionico della scena degli States. Nasce con i fratelli Gallagher e i Blur, band come Pulp e Suede e si rinnova con Pete Doherty e Carl Barat dei Libertines - che a loro volta sono serviti come muse per Hedi Slimane - oltre ai successivi AM, The Killers, Franz Ferdinand e altri, riferimenti espliciti nell'influenza artistica degli Arctic Monkeys.

Un’epoca in cui lo stile fotografico di Terry Richardson, analogico e con flash abbaglianti, regnava supremo; in cui le t-shirt erano stampate con frasi ironiche, si indossavano skinny jeans e ballerine, il make-up era quello della sera prima, gli occhiali da sole Carrera e gli shutter shades di Kanye West e di Will.i.am erano incredibilmente cool. Pete Doherty e Kate Moss erano nel pieno della loro autodistruzione tra droghe e alcol, mentre Turner scriveva forse una delle più belle poesie d'amore su un tovagliolo alla fidanzata dei tempi Alexa Chung. I social iniziavano a nascere con i blog di MSN, le pagine di Myspace e Netlog fornivano un’infinita gallery di subculture. La Gen Z lo chiama Indie Sleaze, chi c’era li chiama Generazione NME.

Un’estetica che per gli Arctic finiva ufficialmente con il lancio di AM, quando Alex Turner ha creato un personaggio rockabilly, con i capelli gellati all’indietro alla Elvis Presley, total look in pelle nera, completi su misura, accessori vintage e calzoni altamente emotive. Nel 2018 la frase «Ho sempre voluto essere uno dei The Strokes», apriva di Tranquility Base Hotel. Uno degli unici frammenti che sono riusciti a trapelare durante il mese di lancio del disco, diventata il simbolo di un album forse troppo intellettuale per coloro abituati al sound duro di Teddy Picker, un'ulteriore fase artistica rispetto a Why'd you only call me when you are high?, che era stato bollato a sua volta come troppo pop.

Dall'eredità indie-rock dei Monkeys oggi rimangono i gruppi di Reddit, un sound diverso da quello che tutti si aspettano, la nostalgia e un culto di Alex Turner che al traguardo del sesto disco è diventato piuttosto un movimento creativo e culturale. La verità è che alla soglia dei quarant'anni gli Arctic possono essere qualcosa di diverso rispetto ai ragazzini di periferia che abbiamo conosciuto, ma li ricorderemo sempre così: con i vestiti scialbi e un carisma disarmante, giovani e spregiudicati come solo il rock sa essere.