Balenciaga ha collaborato con la Royal Opera House a uno spettacolo su Kurt Cobain
Quel che resta del grunge
10 Ottobre 2022
Coincidenza o tempismo perfetto? Gli anni Novanta, con il drastico cambiamento sociale che portarono con sé, suscitarono l'esigenza di un’icona tanto problematica quanto la generazione che incarnava. Il compito ricadde sui Nirvana, ma ancor più su Kurt Cobain, complice una vita tormentata e una morte per suicidio tanto tragica quanto misteriosa. L’Enfant Prodige del grunge diventò un fenomeno mondiale, prima generazionale e poi eterno: la gente iniziò a vestirsi come lui, a suonare come lui, a voler essere lui, ponendo le basi per un’infinità di un mito e di un’infinità di adattamenti cinematografici a celebrarlo, da Kurt Cobain: About a Son, il documentario del 2006 di A.J. Schnack a Kurt & Courtney del 1998 di Nick Broomfield, passando per il film di Gus Van Sant, Last Days nel 2005. Proprio quest’ultimo omaggio, che ripercorre gli ultimi giorni del cantante, interpretato da Michael Pitt e isolato nella sua villa di Seattle, è l’ispirazione della nuova e omonima produzione della Royal Opera House di Londra, composta da Oliver Leith, diretta da Matt Copson e Anna Morrissey, libretto di Copson e l'ensemble di 12 persone diretto da Jack Sheen con gli artisti ospiti GBSR Duo. Una nuovo aspetto è emerso, fondamentale per la rappresentazione di un personaggio i cui look sono ancora oggi replicati da una schiera di giovanissimi con Chuck Taylor logore, occhiali bianchi tondeggianti e maglioni pelosi: come si vestirebbe Kurt Cobain oggi? La risposta è una sola, Balenciaga.
Sebbene Copson avesse lavorato con Balenciaga a un progetto precedente, il collegamento è avvenuto principalmente a causa della perfetta corrispondenza del marchio e i personaggi secondari dello show. Il direttore artistico Demna ha collaborato con lo stilista Patrick Welde e Copson in occasione della prima partnership tra un marchio e la Royal Opera House di Londra: otto costumi per otto membri del cast dell'ensemble nelle silhouette distintive di Balenciaga, inclusi capi in denim oversize e destrutturati, nuance funeree e hardware argento, un grunge più massimalista, chiassoso e moderno rispetto a come ce lo ricordavamo. «Balenciaga era la soluzione più ovvia: il lavoro di Demna coinvolge la messa in discussione e la distorsione degli archetipi, l'estetica dell'alternativà e l'eredità degli anni '90 in modo dirompente e poetico» ha affermato Copson per WWD.
Le maglie a righe e gli accessori che hanno definito lo stile di Cobain anni '90 - gli occhiali da sole, i cardigan in mohair, le stampe leopardate e i top a righe - con Copson e Welde diventano più eccentrici. Il look di Kurt comprende un cappellino da baseball rosa con logo, una camicia a quadretti con cappuccio e, soprattutto, un appariscente cappotto in mohair verde acido Grinch. Lavorando con lo stilista Patrick Welde, Copson ha scavato a fondo nei cataloghi arretrati di Balenciaga per vestire ogni personaggio, ma spesso ha scoperto che il look perfetto era più a portata di mano di quanto si aspettassero: «Abbiamo perlustrato gli archivi, ma è interessante notare che le cose migliori di solito provenivano dalle raccolte più recenti - afferma Copson a Vogue - Ha finito per funzionare davvero bene, perché non volevo che fosse un costume, volevo che fosse qualcosa che implicasse anche il presente».