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I 10 momenti clou della New York Fashion Week

"Make America Great Again" direbbe qualcuno

I 10 momenti clou della New York Fashion Week Make America Great Again direbbe qualcuno

Dopo anni di programmazioni sottotono e di collezioni che non avevano nulla da invidiare al loro alter ego europeo, la New York Fashion Week ha finalmente superato le aspettative: “Make America Great Again” direbbe un uomo con il parrucchino biondo e la faccia arancione e, almeno per quanto riguarda la moda, ci sono riusciti. Da brand come Marni e Fendi, storicamente localizzati a Milano, partiti alla conquista del continente, sino alle nuove voci rappresentative di un sistema moda in continua evoluzione, passando per avvenimenti eccezionali come un defilé in chiesa e il ritorno in grande stile di vecchie glorie del passato che pensavamo perdute per sempre (sì, parlo di Linda Evangelista): la Grande Mela è davvero di nuovo grande. Ma prima che la FOMO vi colga in flagrante, ecco dieci momenti che hanno contribuito a rendere la NYFW il vero evento di stagione.

Marni al tramonto 

In un lugubre tunnel appena al di sotto del Manhattan Bridge, sulle note di Dev Hynes eseguito dall’Orchestra d’archi di Brooklyn (tra cui figurava Risso stesso al violoncello) e un'affollata prima fila che comprendeva Madonna, Kendall Jenner e Doja Cat, Marni è riuscito dove la natura stessa avrebbe fallito: far tramontare il sole in piena notte. «Il tramonto non è un fenomeno del sole - che si svolge all'orizzonte - ma un fenomeno del corpo - che incendia il cielo» commenta Risso. Abiti dai colori allucinogeni e luminosi, mohair DIY, cut out audaci e stampe psichedeliche, in una palette che riproduce fedelmente tutte le sfumature che la luce assume al calar del giorno si coniugano con un sapiente gioco di layering. Si sommano trasparenze, velluto e satin, mentre la maglieria che ha reso il Marni di Risso mainstream nel mondo assume una declinazione più edgy, tra strappi, orli vivi e accostamenti degradé. 

Il Churchcore di Mirror Palais 

Tra i talenti emergenti che hanno animato l’affollata scena newyorkese, Mirror Palais si è contraddistinta per aver scelto come setting della propria sfilata una location “celestiale”. Ambientato nella Chiesa dell'Ascensione e all’insegna dei contrasti (vedo non vedo, occultamento e rivelazione, sacro e profano), per la SS23 del brand i modelli si sono fatti strada lungo la navata in abiti avvolgenti, tessuti sheer, corsetti, minigonne, capelli raccolti in un copricapo che ricorda le cuffie delle suore. Marcelo Gaia esplora intenzionalmente i riferimenti religiosi del Vecchio Mondo, probabilmente in un retaggio della sua infanzia in Brasile, in chiave decisamente leziosa. Una riflessione che termina con un abito da sposa trasparenti con tanto di velo di seta e tanga a vista, indossato dall’eterea Wolfie Cindy

Il knitwear a due mani di Collina Strada e Vitelli

In un ex cimitero di Brooklyn, una location edenica ora adibita a riserva di farfalle monarca, Collina Strada ha presentato GOT MILKWEED?, un tripudio di colori vividi, pelle scoperta, accostamenti massimalisti e top che per un miracolo della gravità sembravano aggrapparsi ai capezzoli delle modelle come se fossero appendiabiti. Due cose contraddistinguono il marchio fondato da Hillary Taymoure e divenuto celebre sotto la direzione creativa di Charlie Engman: la scelta di un cast realmente inclusivo e l’attenzione alla sostenibilità lungo tutto il processo produttivo. Per tener fede a quest’ultimo proposito il brand si è rivolto ad un’eccellenza italiana, il brand di maglieria Vitelli, che ha infatti progettato per Collina Strada Lace e Warp, due tessuti “100% rigenerati” che hanno preso le sembianze di pizzi e macramè e che debutteranno anche a Milano nella collezione SS 23 di Vitelli, in programma il prossimo 23 settembre. Per non parlare delle jelly shoe realizzate con plastica di canna da zucchero del brand Melissa, gli stivali sostenibili Virón, l’upcycling del denim firmato Levi's.

I pirati di Peter Do

Se dovessimo riassumere la SS23 di Peter Do in una parola, probabilmente la scelta ricadrebbe su “decostruzione”: blazer cut out, camicia reverse, cappotti con impunture a contrasto, maglioni-poncho che cadono sciolti sulle spalle, canotte trasparenti, gonne e fusciacche, borse monumentali, delicati tie-dye, consistenze seriche, larghissimi pantaloni e stivali platform. Il look finale è la tenuta di un moderno corsaro delle Indie Orientali, indossato anche dall’idolo del k-pop Jeno e dall’influencer Brenda Hashtag, una rara eccezione dallo sdegno che  Peter Do riserva per la celebrità.

25 anni di Baguette 

Per festeggiare un quarto di secolo di una delle più iconiche it-bag di tutti i tempi, Kim Jones e il suo team hanno deciso di far sfilare dell'imponente location Hammerstein Ballroom le più disparate versioni della Baguette: mini size, collane, portachiavi, tracolle e cinture. L’item più rappresentativo del marchio è il protagonista indiscusso della sfilata resort SS23, rivisitato con la collaborazione di Tiffany & Co, Marc Jacobs, Porter, Sarah Jessica Parker (ricordate la celebre scena della rapina in cui Carrie Bradshaw cercò di convincere un rapinatore che la sua borsa fosse, per l’appunto, una baguette?). Davanti ad un front row fittissimo, comprendente celeb del calibro di Jocelyn Wildenstein e Kim Kardashian, il finale di sfilata ha reso omaggio ad un’altra pietra miliare della storia della moda: Linda Evangelista, dopo 15 anni di assenza dalle passerelle e le recenti rivelazioni su come la chirurgia estetica le avesse sfigurato il volto, è apparsa avvolta in un'enorme nuvola di chiffon turchese e da un applauso fragoroso.

Il trio che non ti aspetti: Andy Warhol, Richard Quinn e Tommy Hilfiger 

Tra le più grandi ispirazioni di Tommy Hilfiger c’è Andy Warhol, incontrato proprio a New York nella variopinta scena della Factory negli anni ‘80. Non è un caso dunque che il designer abbia deciso di celebrare proprio il re della pop art per un ritorno in grande stile nella sua città natale, dopo alcune stagioni in giro per il mondo. Sotto la pioggia hanno sfilato dolcevita in lana stile beatnik, pantaloncini corti, borsoni, cardigan pesanti, baby doll abbinati a stivali e tanto monogram, oltre alla fugace apparizione di un modello biondo con un taglio a scodella non dissimile dal marchio di fabbrica di Andy Warhol. A dare una svolta fetish ad un tripudio di pattern e fantasie, ci ha pensato il designer inglese Richard Quinn, scelto da Tommy in persona per apportare il proprio DNA stilistico alla SS23 del marchio.

Il Black Punk di No Sesso

Pierre Davis, la stilista dietro il marchio agender lanciato nel 2015, è ufficialmente la prima donna trans ad aver sfilato nel calendario ufficiale della New York Fashion Week. No Sesso sfida le convenzioni dell'industria della moda di lusso con una collezione di silhouette audaci, DIY e decostruite, tramite capi che trasmettono un’idea di moda in cui le linee di distinzione di genere si perdono e riporta l’attenzione alle comunità sottorappresentate "rendendo l'anticonformismo il più bello e inclusivo possibile". ​​La chiaman"Black Punk", un’estetica dominata da sfumature dark, abiti succinti, un trucco eccessivo, unghie finte, spiky hair e una passione per la lingerie, come il perizoma sopra gli shorts e una bralette a cascata di perle che svolazza in prossimità dei capezzoli.

Il femminismo di Elena Velez

IN GLASS, l’ultima collezione presentata della designer Elena Velez in una fabbrica abbandonata di Chelsea, è un inno alle donne e al loro corpo. In uno scenario post -Roe, la collezione rappresenta una "stridente manifestazione di isteria femminile: donne sull'orlo di un esaurimento nervoso, unite dalla paura e dal dolore.” Una visioni che si esprime in un’atmosfera lugubre e grunge, in corpetti dal taglio drastico, orli grezzi, top in stile bondage, abiti a cascata in garza di cotone ricoperte di lattice nero. Non è un caso che in front Row ci fosse anche Julia Fox intenta ad allattare il suo neonato di 6 mesi.

Il clubbing chic di Dion Lee

In un grattacielo affacciato direttamente sul New Yorker Hotel, la SS23 di Dion Lee ha lavorato sull’idea di uniforme sporcandola con un vibe marcatamente sexy prelevato nientemeno che dalla scena del clubbing newyorkese: cut out, micro-minigonne, miniabiti increspati, stivali alti fino al ginocchio e persino una muta nera in neoprene accostati a capi più chiari per sovvertire i confini fra il giorno e la notte. Dion Lee è un designer che plasmare silhouette ai limiti della precisione anatomica, dosando perfettamente layering, cut out e nudità. La sua idea di uniforme, pur sfiorando l’immaginario estetico del porn chic, è riuscita nell’impresa di creare un formal wear sfrontato ma adattabile a diversi contesti di riferimento. Il suo strutturalismo seducente ha trovato nello sperimentalismo dei materiali e nella manipolazione delle forme un ulteriore tassello narrativo: i tessuti imbottiti ripescati dall’estetica Motomami e quelli più industriali sono stati affiancati al motivo delle foglie monstera che si sono arrampicate su abiti, top, stivali e anche sulle borse.

Vogue World 2022

Per celebrare i 130 anni di storia, Vogue ha organizzato una sfilata per le strade di New York che ha risvegliato un entusiasmo generale intorno alla moda americana. Tutto è iniziato con una rivisitazione dell’archivio editoriale di Vogue: un’edicola con esposte le edizioni di Vogue di tutto il mondo ha accolto gli ospiti e le celebrities. Un gruppo di atleti, poi, ha aperto la strada alla sfilata con Serena Williams in un abito argento lungo fino a terra Balenciaga. Modelle, ballerini e celebrities come Gigi Hadid, Kendall Jenner, Linda Evangelista, Erykah Badu e Alton Mason hanno sfilato con pezzi iconici di altri designer - tra cui Gucci, Christopher John Rogers e Maison Margiela. L’entusiasmo generale ha poi trovato un ulteriore vibe in esibizioni corali - cheerleader, band e gruppo di danzatori indiani - che hanno dato vita a una serie di performance dal grande impatto estetico. Il glamour, presente in tutte le sue forme e da sempre radicato nell’immaginario estetico e narrativo di Vogue, ha fatto da sfondo all’obiettivo di creare una conversazione generale sul mondo della moda.