C’è ancora spazio per l’eleganza nel menswear
Lontano dall’estetica Y2K e dai microtrend
01 Settembre 2022
Guardando alle collezioni FW22, viene da chiedersi quali siano le direzioni intraprese nel campo del menswear. Do clothes make the man? si chiede Rosalind McKever quando introduce il testo critico alla mostra Fashioning Masculinities: The Art of Menswear con la co-curatela di Claire Wilcox e Rosalind McKever e l’allestimento di JA Projects. Contrariamente a quanto si possa pensare, il corpo e l’abbigliamento maschili costituiscono tuttora la roccaforte inespugnabile di narrazioni e tradizioni su cui si accavallano nervi scoperti da secoli. Se con la collezione FW21 di Louis Vuitton, Virgil Abloh aveva provato a mettere in discussione il motto l’abito fa il monaco - il vagabondo, il venditore, l'artista, l'architetto e il gallerista sono solo alcune delle figure archetipiche che Abloh aveva inglobato nella sua contrapposizione tourist vs purist - oggi il concetto di eleganza continua a essere una delle tante strade percorse da diversi designer e brand.
Nello stesso tempo, il lockdown e l’ondata del revival Y2K hanno spalmato su feed e passerelle una generosa dose di sexiness che non si vedeva dai tempi di Tom Ford da Gucci. Eppure, pensare che sia possibile fare a meno dell’abito formale maschile, così come è sedimentato nella coscienza collettiva di tutti, è riduttivo. Le cravatte sono vive e vegete, il black suit fa sentire ancora tutta la sua voce e il formalwear ci appare profondamente rinnovato nelle sue proposte. C’è, in sostanza, una sorta di recupero di quell’immaginario estetico a cui il menswear ci ha abituati che non ha la benché minima intenzione di stravolgere nulla, ma anzi continua a indagare la funzionalità e le potenzialità dell’abbigliamento classico. Miuccia Prada e Raf Simons sono così ossessionati dalle molteplici combinazioni del classico da averne fatto un testamento creativo. «Molte cose apparentemente basiche sono in realtà una scelta concettuale: un cappotto, un jeans, un abito. Sembrano semplici ma sono il risultato di un processo, di una scelta: ci sono centinaia di cappotti, perché questo è quello giusto? È una combinazione di un lungo processo di progettazione e decisione, e poi di istinto. È una questione di stile» ha dichiarato Miuccia Prada dopo la presentazione della collezione SS23. Ha poi aggiunto Raf Simons: «I capi sono classici, ma il loro mix si contraddice, rendendoli eccitanti e nuovi. C'è la pelle contro il corpo, poi il cotone sopra: c'è una sorta di anti-logica nella combinazione degli abiti, una stranezza di fondo».
Cosa che era già stata ampiamente indagata durante la presentazione della collezione FW22 di Prada in un dura critica all’abbigliamento casual, proponendo vestiti che «facciano sentire le persone importanti». In mezzo a volumi votati a un empowerment e, allo stesso tempo, a un annullamento della silhouette maschile - vedi il focus sulle spalle e sulla vita - Prada ha riscritto la sua visione del classico. Scenario in parte condiviso da Dior Homme che, con la collezione FW22, ha ribadito mediante una delicata scala di grigi e tinte soft la sua ricerca di un abbigliamento formale accuratamente contemporaneo. Non che Silvia Venturini da Fendi non abbia fatto la stessa cosa: la FW22 ha giocato con tutti i classici del menswear, arrivando persino ad abbozzare la controfigura di un dandy in full look Fendi sul finire della collezione. Pier Paolo Piccioli ha persino mostrato che l’eleganza maschile passa anche da una strategia cromatica che include, anzi elogia, il rosa. Anche allontanandosi da designer e brand più vicini all’abbigliamento formale, l’eleganza reclama un suo piccolo spazio, una reference o, più concretamente, un look monocromatico o vagamente chic. Persino Rick Owens si è sentito in dovere di dire la sua sul concetto di eleganza attraverso una collezione che, per quanto spudorata e sporca, in alcuni look ha mostrato un'attitudine inaspettatamente chic. Sul fatto che i pantaloni a vita bassa ci accompagneranno ancora per un po’, non ci sono dubbi. Altrettanto, però, potrebbe dirsi sul concetto di eleganza: è ancora troppo presto per poterne tracciare un memento mori.