A Hermès non piace l’idea del resell
Anche se le Birkin usate costano più di quelle nuove
03 Agosto 2022
Che Hermès fosse un brand conservatore, almeno sul piano dell’operatività, si sapeva già da tempo. Non è dunque una sorpresa che il suo CEO, Axel Dumas, si sia detto contrario all’idea del resell durante l’ultima conferenza con gli analisti per discutere i risultati del primo semestre del 2022. Per essere esatti, Dumas ha detto che se Hermès investisse nel resell come ad esempio ha fatto Kering, «sarebbe a discapito del nostro cliente regolare che viene in negozio». È noto, infatti, che in misura anche maggiore alle altre case di moda, Hermès coltivi un rapporto molto stretto con i propri clienti privilegiati garantendo loro accessi in aree esclusive delle proprie boutique ma soprattutto permettendo loro di acquistare il range completo dei propri, desideratissimi prodotti. E anche se nel mercato secondhand le borse di Hermès costano spesso più di quanto non costino in negozio (di base, si paga per saltare la lista d’attesa), il brand non ha bisogno di espandersi in un mercato che ne pregiudicherebbe l’aura pressoché immacolata.
«Produciamo con una sola cosa in mente: la qualità», ha ribadito Dumas, aggiungendo che la sproporzione tra domanda e offerta è pienamente giustificabile se ciò significa mantenere la qualità dei prodotti. La leggendaria Birkin di Hermès, ad esempio, richiede 15 ore per essere assemblata manualmente – e il brand ha in programma di aprire cinque nuove officine artigianali in Francia che si attiveranno nel prossimo quinquennio aumentando la capacità produttiva del brand. La produzione della pelletteria di Hermès è cresciuta relativamente poco su base annuale, tra il 6 e il 7%, ma questo rientra nella strategia del brand che pone dei tetti produttivi per far sì che le proprie borse siano sempre disponibili in quantità limitate. Hermès, comunque, non è l’unico a dirsi contrario al resell: anche LVMH preferisce offrire servizi di riparazione per i propri prodotti piuttosto che rivenderli. Ma più che vedere la posizione di queste aziende come un’ostilità al resell, il loro interesse a rimanere ben saldi da questo lato del mercato, lasciando che il mercato secondhand proceda la sua corsa senza ingerenze esterne, fa in modo che nessuna delle due industrie si snaturi eccessivamente.