Vent'anni di Hedi Slimane con lo show SS23 di Celine
Il designer torna al Palais de Tokyo a vent'anni dal suo primo rivoluzionario show di Dior Homme
27 Giugno 2022
Ieri, al Palais de Tokyo, si è tenuto il quindicesimo show di Celine nell’era di Hedi Slimane. È stato un ritorno agli show fisici per il brand, che da qualche anno si era affidato alle sfilate digitali, che ha segnato una serie di traguardi per la carriera del designer e per il suo brand. I fan di Slimane avranno riconosciuto infatti la tipica struttura della passerella della sfilata, con la parete di luci alle spalle dei modelli e il lampo che precede l’inizio dello show, ma anche il fatto che proprio la location del Palais de Tokyo era la stessa dove, vent’anni fa, proprio Slimane aveva debuttato con la sua mitologica prima collezione per Dior Homme nel 2002. Al di là delle varie ricorrenze, la serata di chiusura della Paris Fashion Week è stata coronata dalla presenza di Lisa delle Blackpink e da Kim Tae-hyung, star assolute del K-Pop che hanno attirato davanti il Palais de Tokyo un’enorme, adorante folla che, come riporta Miles Socha di WWD, è stata salutata dalla balconata dai due cantanti come se fossero a una parata regale. Insieme allo show di Louis Vuitton, quello di Celine è stato forse l’unico a Parigi ad attirare un tale assedio di pubblico – tanto da farlo sembrare un ritorno a quei monumentali show d’altri tempi per cui la folla si assiepava fuori dai cancelli. È il potere della rockstar attitude di Slimane, che ha affidato la colonna sonora di quest’anno alla band Gustaf definita dal brand «la più forte band emergente di New York, hanno attirato l'attenzione di luminari come Beck e Matt Shultz di Cage The Elephant, che gli ha aperto le porte di un party segreto in un loft in città».
Il nome dello show, invece, preso in prestito da una delle opere di Renata Petersen, altra artista contemporanea che decora ceramiche con frasi sarcastiche e taglienti, era Dysfunctional Bauhaus – nome che è una contraddizione in termini dato che proprio il Bauhaus era una corrente estetica per cui la forma dipendeva dalla funzione. Più che un richiamo al Bauhaus storico, dunque, si potrebbe pensare che la reference fosse alla band pionera del gothic rock Bauhaus – che aveva sperimentato con un gran numero di generi musicali come il glam rock, la psichedelia, il dub reggae in una maniera simile a come Slimane stesso, nella propria collezione, ha mescolato influenze rockabilly, grunge e glam. Anche se nelle show notes non c’è nemmeno una parola dedicata agli abiti, che erano prevedibilmente no-nonsense in pieno stile Slimane, è doveroso notare come, a vent’anni di distanza dal debutto, il linguaggio sviluppato dal designer è diventato così immediatamente netto e riconoscibile da potersi flettere e adattare a tempi ed epoche diverse senza per questo cambiare.
Più che in altre collezioni (e dunque ancora più che in Cosmic Cruiser) l’androginia e la genderlessness hanno trovato spazio in passerella con una serie di look che andavano largamente oltre la ri-edizione di un luogo comune: uno dei modelli indossava un top dalle spalle trasparenti che includeva un lunghissimo strascisco che faceva sembrare il look un singolo abito da sera, un altro invece indossava un crop top sotto il blazer ed era identico ai look che si vedono negli show femminili del brand, altri ancora indossavano lunghe bluse scintillanti mentre una t-shirt grafica recitava I am the boy that can enjoy possibility. Come se Hedi stesse alludendo al fatto che i suoi design e i suoi linguaggi non debbano fare acrobazie per adattarsi ai tempi e alle evoluzioni della società ma, anzi, che proprio la tradizione delle subculture a cui il designer si ispira contenga già tutti i semi di progresso sociale che gli altri brand si sforzano, ora di conquistare. Sono vent’anni che Slimane fa indossare la gonna ai suoi modelli (specialmente nelle collezioni FW04 e SS07 di Dior Homme) e sono sempre vent'anni che Slimane gioca con le idee di giovinezza, di fragilità, di ridiscussione degli archetipi culturali dominanti e proprio in questo show le citazioni al passato e agli show di Dior Homme dei primi 2000 sono apparse. Dopo tutto, Hedi è stato una delle voci più rivoluzionarie del menswear nei primi 2000 – e a distanza di vent’anni il suo linguaggio ha trasceso tre diversi brand per diventare un grande opus continuativo.
Nel tempo Hedi ha dovuto adattarsi ai tempi, chiaramente, e lo ha anche fatto con un certo agio. E se nel tempo a Pete Doherty si sono sostituiti i divi del K-Pop, se i suoi hipster tabagisti sono diventati tiktoker ricoperti di borchie scintillanti e se il suo intero mondo di reference parigine, londinesi e losangeline ha dovuto aprirsi a una nuova generazione di consumatori digitali ora che i suoi show sono tornati in real life Hedi ha riaffermato il suo ruolo di erede della grande tradizione di designer francesi capaci di portare all’interno del proprio mito un intero universo di reference, di immaginari e di discipline diverse, condensandole in una singola estetica. La moda, insomma, rimane moda - a prescindere che la si guardi da una rivista dei primi 2000 o da uno schermo di Instagram.