Come Bulldog Gin è diventato il protagonista della Milan Fashion Week
Dalla nightlife di Londra alle feste della moda milanese
24 Giugno 2022
Nicolò Rinaldi
La Milan Fashion Week Men’s SS23 appena conclusasi è stata come una vampata: un lampo di luce e calore conclusosi nel giro di appena tre, intensissimi giorni. E se spesso l’attenzione del pubblico rimane sempre rivolta agli show, gli insider del settore sanno che la parte migliore della fashion week sono gli after party. Non solo mezzo mondo cerca sempre di partecipare anche senza inviti o ingressi in lista, ma è proprio in occasioni del genere che giornalisti, modelli, insider del settore e soprattutto designer si mescolano e incontrano, ritrovandosi in un ambiente meno rigido di quello di sfilate e showroom e, per farla breve, divertendosi un po’ dopo molti mesi di duro lavoro. Proprio durante i due principali after party della fashion week, quello di Marcelo Burlon - County of Milan e quello di JW Anderson, è stato difficile non notare come tutti i cocktail serviti fossero fatti con lo stesso gin, il Bulldog Gin.
Adesso, questo tipo di partnership tra brand di moda e mondo del drinking non è propriamente rarissima, non di meno è significativo che lo stesso brand sia stato il protagonista continuativo di after-party e backstage facendo bere per due sere consecutive i circoli della moda milanese ed europea. In un mondo della moda che va alla continua ricerca di collaborazioni, intento ad assorbire o riflettere le vibes di altri brand dai campi più disparati, la presenza trasversale di Bulldog Gin nei vari eventi della Milan Fashion Week non ha avuto il sapore di una partnership occasionale quanto piuttosto il tono di un gemellaggio continuativo. La cosa ha senso pensando al fatto che Bulldog si sia sempre concentrato sul lifestyle che circonda i suoi prodotti curando tanto la qualità del proprio distillato quanto la cultura e la narrativa che lo circondano - doppia strategia che evidenzia come, a prescindere da cosa produca, un brand contemporaneo debba costruire una propria aura e una propria filosofia. Un approccio evidente anche sui social del brand, molto più focalizzato sugli individui che rappresentano il brand: produttori e DJ come Blinkie o Ellie Prohan, ma anche designer come Wanda Lephoto e imprenditori come Chris Jammer. Qui si è fatto un salto ulteriore: l'ambiziosa stregia del brand è stata quella di rendere Bulldog Gin il gin della moda.
La strategia narrativa, che espande l'universo del brand portandolo al di fuori dei confini del proprio ambito, ha qualcosa di rivoluzionario. Finora la collaborazione tra mondo del drinking e moda si era risolta in due possibili outcome: o il logo delle bottiglie veniva stampato su un abito o un designer decorava in maniera speciale un’edizione limitata delle bottiglie. Tranne che in alcuni casi, collaborazioni del genere sono una sorta di fanservice, il loro target è la community che entrambi i brand coinvolti possiedono già e la narrativa dei due brand non si espande. Una terza via di creare una partnership è quella che si è vista durante questa fashion week con Bulldog Gin, una tecnica che è basata sull’associazione tra i due brand e che allarga la community di entrambi. Tutto infatti cambia quando, al processo binario della collaborazione, si aggiunge il terzo elemento del clubbing. Nello spazio del club, l'estetica del brand di moda si esprime nel set-up, nella selezione degli invitati, nella musica; mentre quella del secondo brand, in questo caso Bulldog, si trova a dialogare con la moda su un terreno familiare, il dancefloor, dove la collaborazione si realizza in maniera attiva e in tempo reale perchè la collaborazione è la festa stessa.
Come una collaborazione ma meglio di una collaborazione: se a qualcuno dei presenti venisse chiesto qual è il drink più presente durante le notti della fashion week, potrebbe soltanto rispondere indicando la bottiglia nera del Bulldog. La narrativa della collaborazione l'hanno creata gli invitati stessi, semplicemente godendosi la serata. In un mondo dominato dal marketing, questo tipo di strategia risulta organico e, soprattutto, reale - una realtà che trova il suo riflesso nell'approccio e nel tipo di cura che il brand ha verso il proprio prodotto. Nel mondo del lusso del futuro, in cui tutti i brand diventano portatori dei propri codici culturali, non ci sono compartimenti stagni: la moda può dialogare con l’arte, così come con la musica, con il cinema e anche con la gastronomia e la mixology. Anzi, proprio la categoria del lifestyle, per sua natura vicina al pubblico, è quella su cui il mondo della moda sta iniziando a scommettere: chi cura cosa indossa, presterà il decuplo dell'attenzione a ciò che beve.
È chiaro che, perché tale associazione abbia luogo, anche i lifestyle brand che collaborano con la moda devono costruire un heritage e una cultura del design e della brand experience che crei un valore percepito e percepibile al di là della necessaria qualità del prodotto. In questo senso, se l’operazione di Bulldog Gin può considerarsi riuscita, è proprio perché il brand ha coltivato per molti anni la sua immagine al fianco del suo prodotto creando una solida reputazione tanto nel campo della mixology che in quello del lifestyle. Bulldog produce, insieme al gin, anche delle aspirazioni: la sua bottiglia viene riconosciuta da chi lo conosce già e incuriosisce chi non lo conosce. Tanto più che le sue note botaniche che mescolano loto e ginepro, l'aroma della cassia a quello della lavanda, del coriandolo e dell'angelica, è subito memorabile, complesso ma morbido - non lo si può scambiare per un altro gin. Un tipo di approccio che è visibile già a partire dal prodotto finale che include tanto il gin nella bottiglia che la bottiglia stessa – un patrimonio simbolico che usa i colori, le forme e la narrativa stessa del brand per creare un intero immaginario. Quello scelto da Bulldog Gin è l'immaginario dell'audacia e della notte - l'immaginario perfetto per le fashion week di Milano e di tutto il mondo.