Longchamp non è mai stato così cool
Per anni le borse della maison sono state sinonimo di uno stile classico e un po’ noioso. Oggi le cose iniziano a cambiare
27 Giugno 2022
Nel video diventato virale in cui raccontava la storia dietro alcuni dei suoi look più famosi, con una punta di orgoglio Bella Hadid rivelava di aver dovuto aspettare fino ai sedici anni per ricevere il suo primo paio di Louboutin. Mentre la clip veniva repostata su ogni piattaforma, insieme alle consuete polemiche, mi sono messa a pensare a quale fosse stato il mio primo acquisto "firmato". La risposta è stata semplice: una borsa Le Pliage di Longchamp.
Lo store in via della Spiga a Milano era insieme intimidatorio ed accogliente, soprattutto per una ragazzina di sedici anni in pantaloncini e T-shirt, e a colpirmi fu l'intera parete di borse finemente ripiegate, in un negozio altrettanto raffinato, un arcobaleno di sfumature che avrei voluto nel mio armadio ogni mattina. Quando invece qualche settimana fa mi è caduto l'occhio su una borsa della maison, in versione mini e decorata da un artwork, all'interno del pop up store di Highnosbiety all'aeroporto di Copenhagen, l'impatto è stato diverso. La presenza di Longchamp in quel contesto segnava un nuovo passo, e un nuovo pubblico di riferimento, per la maison francese. Se prima era la borsa simbolo della ragazza figlia di papà, iscritta magari ad una scuola privata, i cui look consistevano in camicie bianche bon ton, braccialetti di Tiffany &Co., e friulane prima che fossero cool, oggi Longchamp, pur mantenendo intatti i suoi codici visivi, punta allo streetwear, o a ciò che ne rimane oggi.
Storicamente l'aeroporto come luogo è stato centrale nell'evoluzione e nel successo di Longchamp, marchio fondato nel 1948 che produceva piccoli accessori di pelletteria come portapipe e portasigarette. Jean Cassegrain, fondatore del brand, decise infatti di aprire un negozio all'interno dell'aeroporto di Parigi Orly, dove vendere valigie e accessori da viaggio. La decisione andava di pari passo con i cambiamenti epocali che negli anni Cinquanta andavano a creare un inedito pubblico di viaggiatori e jet setter. Ad Orly Sud non transitava solo chi doveva prendere un aereo, ma anche tantissimi curiosi, desiderosi di guardare dalle terrazze i velivoli decollare, sperando di incrociare Audrey Hepburn o Greta Garbo. Come tante altre maison, vedi Louis Vuitton, l'elemento del viaggio è il punto di partenza per la costruzione di realtà ben più ampie.
Longchamp come brand di moda prende ufficialmente vita nel 1955, rappresentato da un logo che racchiude il legame profondo con Parigi. Il nome è infatti quello dell'ippodromo della capitale francese, dietro cui si nascondeva uno degli ultimi mulini della città, che Cassegrain osservava tutti i giorni viaggiando da casa verso il centro di Parigi. Ad esso il disegnatore Turenne Chevallereau aggiunse il profilo di un cavallo al galoppo, simbolo di eleganza e movimento, nonché riferimento al mondo della selleria, a cui le creazioni del brand sono state a lungo destinate.
La svolta più importante per Longchamp arriva nel 1961, con i primi prodotti proposti in nylon. Resistente, leggero, perfetto da impiegare su accessori da viaggio, il materiale amato anche da Prada incontra un successo senza eguali, sublimato solo dalla travolgente espansione della borsa simbolo della maison, Le Pliage. Introdotta nel 1993 e ispirata alla forma degli origami, la bag di culto è leggera, ripiegabile in formato tascabile, tanto sottile da entrare facilmente in valigia, ma abbastanza capiente da contenere tutto ciò che serve. Ad oggi ne sono stati venduti più di 30 milioni di esemplari ed ogni stagione viene proposta in dimensioni e colori diversi. I segreti dietro questo successo sono molteplici. Intanto il prezzo, che per le borse di questa linea varia dai 50€ ai 160€, rendendo Le Pliage una It Bag appetibile e accessibile ad una vasta fetta di pubblico, a differenza di tante altre. Poi le sue infinite varianti, di forme, colori, manici e personalizzazione - un elemento comune al mondo street - insieme alla qualità dei materiali, che la fanno entrare di diritto nel gruppo degli acquisti a lungo termine.
Le numerose declinazioni della borsa la rendono oggetto del desiderio di audience differenti. Mentre la versione in pelle mantiene intatto l'animo Old Money della maison, il modello in nylon, più sbarazzino e casual, ultimamente anche in materiali riciclati e formato mini, strizza l'occhio alle generazioni più giovani. Le infinite collaborazioni con artisti di vario tipo, ultima in ordine di tempo quella con l'artista di graffiti André Saraiva, ampliano le possibilità, gli usi e le destinazioni di una borsa dal design semplice, che si vede sempre di più anche tra gli scatti di street style o al braccio di celebrity come Kendall Jenner (in passato volto del brand) o Lily Collins nella serie Emily in Paris.
Il merito di Longchamp, dunque degli eredi del fondatore che ancora oggi dirigono la maison, nonostante vari tentativi da parte dei grandi gruppi del lusso di acquistare delle quote, è quello di essersi saputi evolvere, riuscendo a modernizzare e riadattare i propri stilemi per la contemporaneità. Rendendo popolare e accessibile un'idea di lusso ottimistico, come lo definisce il brand. Un'operazione direi riuscita, dato che a oltre dieci anni di distanza e un armadio pieno di sneaker dopo, una borsa Longchamp l'acquisterei ancora oggi.