I brand sono il futuro delle scuole di moda?
Cosa ci dicono i nuovi Master di Gucci con UNIMORE e Polimoda
13 Giugno 2022
Alcune cose non cambieranno mai e una di queste è che a giugno, quando l’anno scolastico volge al termine, ci si comincia a interrogare sui progetti per settembre. Chi sta valutando l’ipotesi di intraprendere un percorso di studi nel settore della moda dovrebbe sapere che si tratta di un modello educativo in continua evoluzione. In questo contesto si inseriscono le recenti iniziative di Gucci, che negli ultimi giorni ha annunciato un Master dal titolo Retail and Omnichannel Fashion Management in collaborazione con il Polimoda e un accordo con l’UNIMORE (Università degli studi di Modena e Reggio Emilia) per il corso di laurea magistrale in Data Analysis for Economics and Management (ADEM). Non è la prima volta che il marchio Kering guidato da Marco Bizzarri contribuisce in modo attivo alla formazione dei giovani talenti – nel 2018 ha inaugurato il primo Master in Fashion Retail Management con la scuola situata nel cuore di Firenze. Consapevole dei continui cambiamenti che interessano l’industria del lusso, il brand si prepara a scrivere un nuovo capitolo dell’educazione specializzata, introducendo un modello didattico che potrebbe dimostrarsi più attinente con la formazione aziendale. Viene spontaneo, quindi chiedersi se i brand possano essere il futuro delle scuole di moda.
«Il Master in Retail and Omnichannel Fashion Management in partnership con Gucci mira a insegnare alle nuove generazioni l'industria della moda di lusso e i suoi attori, prodotti e servizi principali», sono queste le parole che, sul sito del Polimoda, introducono un percorso «unico e hands on [pratico]» da 80 crediti complessivi, compreso di esperienze sul campo, un progetto intermedio e un esame finale, per un totale di 700 ore a contatto con professionisti del settore. Da una parte, Gucci avrà modo di lavorare direttamente con gli studenti, contribuendo alla loro formazione, oltre ad avere la prima scelta per i propri stage; dall’altra, gli alunni potranno toccare con mano cosa significhi davvero lavorare per un grande marchio, preparandosi alla vita professionale in modo concreto. C’è poi da considerare che una delle principali richieste che vengono sottoposte alle scuole di moda (soprattutto a quelle private, per via delle rette elevate) è che garantiscano agli iscritti un posto nel mondo del lavoro, non solo a livello di competenze, ma anche indirizzandoli verso le posizioni lavorative migliori. Tenendo bene a mente che sarebbe meglio scegliere di investire nella propria istruzione per la formazione in sé e non solo per accedere ad aziende prestigiose tramite un canale preferenziale, è evidente che, basandosi su un sistema di scambio reciproco, un corso di formazione realizzato in collaborazione con un brand ha tutte le carte in regola per dimostrarsi un’opzione win-win.
Immaginando che le case di moda possano davvero prendere le redini di un degree specializzato, guidando i giovani talenti insieme a mentor e insegnanti – spesso nelle scuole di moda le lezioni procedono di pari passo con percorsi di mentorship con direttori creativi e altri nomi dell’industria, sorge spontaneo un dubbio: un corso del genere, a stretto contatto con un marchio di lusso, può davvero fornire un’istruzione open-minded e trasmettere agli studenti una linea di pensiero che non sia unicamente quella del brand in questione? Perché, come ha scritto Camila Abisambra su 1Granary nel 2018, «non c’è solo un modo per diventare un top brand». Al contrario, un buon leader nel settore del business è colui che riesce a pensare fuori dagli schemi, intercettando le esigenze dei consumatori, guardando il quadro completo e adottando un approccio più libero e talvolta affidandosi anche un po’ al proprio istinto. A tal proposito, le risposte arriveranno solo con il passare del tempo. Quel che è certo è che, oggi come in occasione del primo episodio di partnership tra Gucci e Polimoda, l’intervento di un così grande nome dell’industria della moda di lusso in sostegno dei giovani talenti ha lanciato un messaggio positivo. E non è passato inosservato.