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Chi è più nostalgico tra Millennial e Gen Z?

Il revival Y2K vissuto da entrambe le generazioni

Chi è più nostalgico tra Millennial e Gen Z? Il revival Y2K vissuto da entrambe le generazioni

Andare di pari passo con la moda vuol dire stare dietro a ritmi di velocità spesso cinicamente inimmaginabili. E, nel via vai di questi giri, il più delle volte tutto si riduce ad una storia improntata sulla celebrazione della cultura giovanile. Se prima erano i Millennial a guidare cool hunting e trend di ogni tipo, ora tutto gira intorno alla generazione più tenuta sotto controllo di sempre, la Gen Z. Anche perché, a dirla tutta, i più navigati tra i Millennial - quelli sopravvissuti a Myspace - hanno 40 anni ormai. 

Al di là della mera questione anagrafica - riuscire a indicare con precisione quale sia lo spartiacque fra le due generazioni è piuttosto complesso - emerge comunque una differenza nell’approccio alla moda. Baggy o skinny jeans, riga in mezzo o haircut decisamente più sperimentali, logomania o DIY? Nell'eterno dissing su quale fra le due generazioni ne capisca di più in fatto di moda, forse vale la pena pronunciarsi. Che la Gen Z sia quella promotrice di una campagna anti skinny jeans, dei volumi over e dell’estetica punk è indiscutibile. E che questo sia andato a sovrapporsi con l’immaginario di un brand testimone delle contraddizioni celate dietro ad una realtà non poi così lontana dal fake - sì, stiamo parlando proprio Balenciaga - lo riporta Lyst. Perché allora gli specchi della Gen Z e di Balenciaga sono finiti con l’allinearsi lungo la stessa linea d’onda? Dalle Crocs alle borse IKEA, dai sacchi della spazzatura agli iPhone sfasciati fino alla messa in scena del fetish in passerella, non c’è nulla che Demna non abbia reinterpretato in lusso. E non c’è prodotto che non sia stato trasformato in oggetto feticcio a metà tra effetto nostalgia degli anni 2000, futurismo e quotidianità. 

Anni 2000 che, se per i Millennial sono stati gli anni (da dimenticare) della vita bassa, dei glitter e delle sopracciglia ad ali di gabbiano, sono diventati l’ossessione di una generazione che ne ha un ricordo vago o li ha vissuti solo in piccola parte. Vita bassa, glitter e sexiness non solo sono tornati alla ribalta, ma hanno assunto un significato del tutto inaspettato. Gli anni 00 sono infatti stati la naturale prosecuzione di editoriali e campagne di moda particolarmente contraddittorie: da un lato il tormento disinvolto del toxic chic (vedi Kate Moss ritratta da Sorrenti) e dall’altro l’esaltazione del sesso promosso dal porn chic (leggi Tom Ford, Carine Roitfield e Mario Testino). Quello che però è stato tradotto in un’operazione di ricontestualizzazione da parte della Gen Z ha tutta l’aria di essere qualcosa di molto più politico e concettuale: andare a ripescare da un’epoca contraddittoria vuol dire fare i conti con delle questioni irrisolte, urgenti, reali.

@etantebellecose Quanto avrei voluto esserci! Mi consolerò andando alla mostra. Tu? #arteemoda #imparacontiktok #dietrolequinte IamU (Instrumental) - BLVKSHP

Perché, per quanto si tratti di una generazione sicuramente digitalizzata, la Z è l’unica ad aver dimostrato la forza di alzare la voce di fronte a questioni - da quelle ambientali a quelle economiche passando per quelle sessuali- che a una buona parte di millennial sono andate più che bene. Così come ad accostare il millennial pink (quello tenue un po’ vintage, un po’ naïfe) al rosa shocking tanto in voga ci si rende conto di come, laddove una sia stata una generazione più disimpegnata e sognatrice, l’altra abbia dovuto rinunciare alle tinte soft in nome di un pragmatismo carico di ansie e problemi da risolvere. Tutto l’ottimismo dei trend Y2K diffusi dai millennial e ora smistati dall’algoritmo di TikTok in un serbatoio di estetiche e subculture è semplicemente impensabile. E non per nostalgia, quanto per necessità di risposte.