Kuba Dabrowski, MODES e l’importanza di catturare l’ordinario
Il fotografo Kuba ci ha raccontato il backstage della campagna MODES Garments
01 Giugno 2022
Kuba Dabrowski è un fotografo di origini polacche che non disdegna le incombenze della vita di tutti i giorni e recentemente è stato chiamato da MODES Garments - network retail italiano con boutique nelle location più iconiche al mondo tra Italia, Svizzera e Francia - per scattare la campagna della nuova linea di t-shirt MODES Garments. 22 reti di boutique all’attivo connesse dalla sua esclusiva piattaforma digitale, l’accostamento di maison iconiche a marchi di nicchia avantgarde, uno sguardo rivolto anche al panorama del kidswear: MODES rappresenta la scoperta e il desiderio di offrire al cliente un’esperienza inimitabile nelle destinazioni più esclusive d’Europa. Il suo DNA dichiaratamente votato alla creatività e all’eclettismo ha trovato così una nuova dimensione espressiva nella presentazione della sua prima private label di t-shirt. Ne è nata MODES Garments, una linea d’abbigliamento unisex che ha saputo dare voce alle aspirazioni e all'inventiva di artisti internazionali.
«Ciò che mi spinge a fotografare non è il bisogno di dare voce alla mia immaginazione, ma è riuscire a immortalare il presente» ci spiega durante l’intervista Kuba. «Anche se lavoro su progetti in ambito moda o di advertising, come quello per Modes Garments, mantengo sempre un approccio documentaristico» continua il fotografo. Ha iniziato a scattare presto, «ma c’è voluto del tempo per capire quale fosse il mio tipo di narrazione. Ho sempre voluto che le mie foto riflettessero uno stato d’animo molto preciso, quello in cui la vita sembra trasformarsi in un film. E, per farlo, non ho dovuto fare altro che attingere alle cose di tutti i giorni. All’ordinario, ai libri, alle canzoni» mi dice con nonchalance Kuba. Ciò non ha impedito al fotografo specializzato in street style di poter lavorare nell’ambito della moda, «una seconda lingua che ho appreso sul campo fatto di reportage su reportage e tanto studio. Alla fine i vestiti, almeno dal mio punto di vista, sono secondari. È più una questione di documentare attitudini, interessi e personalità. In una campagna o in uno shooting lo styling è sicuramente essenziale, ma sono dell’idea che non sia necessario seguire uno script troppo rigido per calare i modelli in uno storytelling efficace e coinvolgente. Preferisco che il tutto avvenga nella maniera più naturale possibile».
Milano e MODES sono stati infatti terreno di esplorazione per il primo drop di MODES Garments, composto da t-shirt unisex in tre colori (bianco, nero e blu) interamente Made in Italy e realizzate in cotone biologico nel pieno rispetto della sostenibilità. Facendo a meno di pose plastiche e di post-produzioni improntate sul glamour, la campagna fotografica ha abbracciato un progetto ad ampio respiro incentrato principalmente sul catturare le molteplici forme legate all’espressione della propria autenticità. T-shirt come souvenir - l’artista Giacomo Fumagalli è stato l’artefice dei sei disegni impressi sul modello bianco raffiguranti ognuno una location in cui MODES è presente - tele bianche su cui i creativi come Kuba sono chiamati a lasciare un'impronta riconoscibile. «Sono andato per le strade di Milano - il suo asfalto, i suoi colori e la sua architettura rimangono inconfondibili - in skateboard, al fianco dei modelli cercando di creare qualcosa di altamente simbiotico».
L’impressione che si ha scorrendo le foto è proprio quella di un reportage fatto da uno degli skater perché «quando sei su uno skateboard, è come se ti trovassi costretto a dover realmente interagire con il mondo esterno. E, se aggiungi una fotocamera, vuol dire che sei totalmente immerso in qualcosa. Paradossalmente fotografi e skater sono più vicini di quanto si possa pensare: si trovano nella condizione di dover necessariamente reinterpretare l’esterno. Determinati colori, contesti o situazioni sono destinati a diventare semplicemente qualcos’altro. I ragazzi che vedete ripresi lungo le strade o i bar di Milano non si separano mai dal loro skate e dalla loro t-shirt, diventando tutt’uno con l’asfalto e il vibe della città. Se dovessi trasformare il progetto in una mostra, avrebbe sicuramente il titolo di una canzone o di una poesia italiana» conclude Kuba.