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Perché Gucci ha creato un anello che monitora i vostri parametri vitali

Il mondo del lusso incontra quello delle health technologies

Perché Gucci ha creato un anello che monitora i vostri parametri vitali Il mondo del lusso incontra quello delle health technologies

Gli anelli di Gucci sono una presenza ormai classica nel mondo della moda – sono invece una novità gli anelli che monitorano la salute di chi li indossa, dai ritmi cardiaci ai cicli del sonno comunicandoli attraverso una app sul proprio smartphone. È proprio questa l’idea dietro la collaborazione tra Gucci e ŌURA che ha visto il brand di Alessandro Michele firmare una versione di lusso del nuovo device indossabile che da qualche anno a questa parte è diventata un fenomeno negli Stati Uniti e presumibilmente il simbolo più famoso della nuova wave di tecnologia indossabile dedicata alla salute che diventerà sempre più importante nei prossimi anni. Due mesi fa, ŌURA aveva annunciato la vendita del suo milionesimo anello, a poco più di un anno da un giro di finanziamenti da 100 milioni di dollari nel corso di quella che Fast Company ha definito come «l’impresa di diventare l’health wearable definitivo». Il fatto che Gucci abbia deciso di collaborare con l’azienda non è solo indice di come il brand abbia un occhio acuto nei confronti dei prodotti più innovativi (su Twitter diversi utenti raccontano con orgoglio come l’anello sia riuscito a segnalare infezioni da Covid-19 o ad aiutare con problemi legati alla fertilità femminile tracciando l’aumento della temperatura corporea) ma anche di come il concetto moderno di lusso stia mescolando l’idea di sofisticazione materiale delle tradizionali categorie di item di alta gamma con quella della sofisticazione tecnologica dei nuovi device indossabili.

Uno dei claim della campagna con cui Gucci ha presentato la collaborazione dice: «It’s about life as much as it’s about lifestyle», segnalando una specie di transizione da un lifestyle inteso come “sogno aspirazionale” promesso da un certo prodotto di lusso a un lifestyle inteso come effettivo insieme di abitudini salutari e responsabili che riguarda un benessere fisico, se vogliamo quasi clinico considerato come negli ultimi anni la tecnologia dello smart ring abbia espanso il range di parametri corporei misurabili nelle sue varie reiterazioni. Oltre al successo commerciale in quanto tale (la cosiddetta sleeping industry ha un valore di mercato di circa 70 miliardi  di dollari), l’anello ha trovato successo anche tra le celebrity – tra cui Kim Kardashian, Jennifer Aniston e Gwyneth Paltrow, oltre che a Jack Dorsey di Twitter, e sono già diffuse tra i circoli della Silicon Valley, appaiono di frequente sui social media mentre i vari utenti confrontano e condividono i propri punteggi e upgrade, mentre sia Apple che Google conducono i propri investimenti e acquisizioni nel campo della sleep tech. Le abitudini dei consumatori di lusso si stanno evolvendo: non si tratta soltanto più di che prodotto si indossa ma anche di come ci si prende cura di sé – e l’Oura Ring è un prodotto pop, piacevolmente futuristico e capace di attraversare il confine tra tech e moda trasformando un gioiello in uno strumento di monitoraggio delle funzioni corporee.

Se il principale brand di moda del mondo decide di entrare in contatto con l’universo dell’health tech non è solo perché il mercato è in rapida espansione, ma perché la cultura che lo riguarda lo è. Il consumatore del lusso ha iniziato a desiderare qualcosa in più del classico gadget tecnologico, specialmente quando il gadget in questione riguarda non qualcosa di slegato dall’idea di lifestyle come ad esempio la telefonia, ma di quel punto di sutura dove tecnologia e indossabilità si incontrano. Dopo che il principe Harry indossò l’anello l’anno scorso, il Tatler lo definì un «wellness status symbol» domandandosi se una sua versione dorata potesse effettivamente arrivare a trascendere il concetto di anello come decorazione e diventare qualcosa di più, forse il significante di un nuovo tipo di cultura a cui è bene farsi trovare aggiornati (classico caso del «Dove vai se l’Oura Ring non ce l’hai?»), forse il segno distintivo di una categoria di consumatori che può permettersi di prendersi cura di sé in maniera migliore del resto. Proprio come i cibi biologici che diventano significanti di status, ora anche il wearable tech può entrare in questo tipo di discorso facendolo avanzare e presentando un nuovo tipo di prodotto. Qualunque sia la rivoluzione in atto, Gucci è già in prima fila per esserne un protagonista.